La soave bestemmia

Umberto Silva
Chi ha bestemmiato al Grande Fratello? Nientemeno che una ragazza! Ma cos’è davvero una bestemmia, a chi è rivolta e quale effetto si prefigge? Niente è più dolce che offendere Dio passando una notte di tormenti chiedendogli perdono.

    Chi ha bestemmiato al Grande Fratello? Nientemeno che una ragazza! Mediaset ha sguinzagliato torme di detective a caccia della reproba, come ai tempi delle streghe la maggior indiziata è la più bella, il pubblico è in fibrillazione, sulla bocca di un carrettiere la bestemmia fa schifo ma su quella di un’indossatrice fa sesso. Lunga storia quella della bestemmia, gli antichi romani facevano spallucce finché Giustiniano decretò “la più orribile delle morti per il più orribile dei peccati”, e nei secoli molti furono scannati per una bestemmia sfuggita dalle labbra. Il Levitico in tempi lontani precettava: “Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte”, la bestemmia era il più ardito dei martirii. Le punizioni ancora vigono, brutali nei paesi orientali, soft se non nulle in quelli occidentali. Ma cos’è davvero una bestemmia, a chi è rivolta e quale effetto si prefigge? Per il più colto e raffinato tra i cardinali, monsignor Ravasi, la bestemmia è la preghiera dell’ateo. Concordo e rilancio, l’ateo che bestemmia Dio attende con desiderio che succeda qualcosa; se niente accade ci riproverà, aumentando la dose Lo sfiderà ad apparire. Quanto è ingenuo, come tutto l’ateismo d’altronde. Sciocco, non sai che Dio è la bestemmia? Hai presente quel Dio che si fece uomo e che per noi morì, in extremis bestemmiando contro Se Stesso: “Dio, perché mi hai abbandonato?”. La bestemmia solitaria e disperata è dall’Onnipotente accolta, solo quando pubblica ed esibizionista la bestemmia va castigata o, peggio ancora, snobbata. Peraltro, solo un imbecille può pensare che Dio possa venire offeso da una bestemmia o da qualsiasi altra cosa. Attenti, Dio punisce chi Lo pensa un cretino. Dannati, Dio chiama i Suoi adulatori, preferisce chi Lo considera un mascalzone.

     

    Dio aiuta il questuante silenzioso, si annoia se tessiamo lodi di qualsiasi tipo, ad esse predilige la bestemmia. Ho bestemmiato solo una volta ma non vale, era una falsa bestemmia calcolata per fini loschi, volevo spaventare una ragazza, che capisse che diavolo fossi. Ben altro è la vera bestemmia, quella che a Dio ci avvicina nella nostra inesausta ricerca di Padre. Ho tentato di bestemmiare Dio in solitudine, ma ancora non ci sono riuscito, qualcosa me lo impedisce e blocca i miei migliori sentimenti. Viltà? Un antico rispetto? O la paura? Dio ride quando Lo bestemmiamo. Ma anche le bestemmie più corpose. Lo divertono le bestemmiucce dei bambini e carezza loro i capelli, però non devono sputare; parimenti, le bestemmie delle donne, piuttosto rare, sono da Lui molto apprezzate. Certe bestemmie Dio in persona le inventa e le suggerisce, si chiamano “le bestemmie di Dio”, Dio stesso bestemmia molto volentieri, tutto il Vecchio Testamento ne fa fede, e un po’ anche il Nuovo.

     

    E’ un modo simpatico d’interloquire, una specie di paradiso purgatoriale: “Un minimo d’aggressività rianima la fede – scrive Cioran – Dio non presta attenzione ai richiami teneri; vuole essere interpellato, scosso, desidera tra lui e i suoi quei malintesi che la chiesa si sforza di appianare. Sorvegliando lo “stile” dei fedeli, essa li separa dal Cielo, che reagisce soltanto alle imprecazioni, alle bestemmie, agli accenti viscerali, alle espressioni che sfidano la censura della teologia o del buon gusto, che sfidano persino quella della ragione”. Le bestemmie a Dio dedicate paiono sempre uguali, quando invece ciascuna ha una tonalità che va colta al volo. Ho passato ore ad ascoltare bestemmiatori di ogni parte del mondo e sempre sentivo Dio accanto a me, anch’Egli in ascolto di struggenti lontananze: al colmo di una lunga notte lo psicoanalista Sàndor Ferenczi disse a Dio che la bestemmia è una traccia mnestica. Ah, l’infanzia sui pini! Detto questo, se qualcuno pensa che la mia teologia sia una pura provocazione o altre bassezze del genere, lo invito a ricredersi. Il mio peccato è un altro: fondo la teologia della bestemmia ma temo di bestemmiare, sono davvero miserabile. Cosa di più dolce del bestemmiare Dio per poi passare una deliziosa notte di tormenti a chiederGli perdono? Sono peccatore perché non oso bestemmiare Lui, che invitante mi guarda. Stanotte ci provo, ma per quanti sforzi fin da ora io faccia, so che non riuscirò. Andrò all’inferno per non avere bestemmiato Dio.