
Perché Renzi e Tsipras sono amici solo in apparenza
POLITICA
Renzi e Tsipras: amici solo in apparenza
Berlino, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - La priorità del leader di Syriza Alexis Tsipras, dopo la sua elezione a premier greco, è stata quella di cercare alleati in Europa: prima di tutto ha guardato all'Italia, contando sui problemi di bilancio e di sostenibilità del debito di cui soffre anche quel paese. Anche a Roma, con Matteo Renzi, governava un premier giovane, proveniente da un partito di sinistra. E anche Renzi aveva criticato l'austerità tedesca e chiesto una politica economica impostata sul paradigma della crescita: il premier italiano pareva l'alleato ideale. Tuttavia, sin dalla sua prima visita a Roma, Tsipras ha dovuto constatare che l'appoggio del premier italiano si sarebbe limitato al regalo di una cravatta: Renzi non ha mai avuto la benché minima intenzione di sostenere la causa greca, tanto più che l'Italia ha superato, almeno nelle condizioni attuali, la crisi di fiducia sui mercati. Da quel momento in poi Renzi si è dimostrato più che altro un fedele alleato della cancelliera Angela Merkel. L'Italia rischia però di essere sommersa per prima dall'ondata del contagio che verrebbe innescato nel caso di un'uscita della Grecia dall'euro.
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L'ascesa di Tsipras rafforza l'estrema destra italiana
Londra, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - Beppe grillo, leader del Movimento 5 Stelle, è stato in Grecia a sostenere il "no" nel referendum sul piano di salvataggio. La sua presenza, osserva il quotidiano britannico "The Times", è indicativa della polarizzazione della politica italiana: da una parte c'è chi, come il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, teme gli effetti dell'eventuale Grexit; dall'altra, spesso in una surreale convergenza tra sinistra e destra, da Nichi Vendola di Sel a Matteo Salvini della Lega Nord, c'è chi tifa per la campagna anti-asuterità di Atene.
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L'Italia approva la riforma della scuola
Londra, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - Una significativa riforma del sistema italiano dell'istruzione è stata approvata ieri, un'altra vittoria per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. L'obiettivo della legge, riferisce il "Financial Times", è modernizzare una scuola fortemente sindacalizzata, che resiste al cambiamento e scarseggia di finanziamenti. L'idea centrale è collegare la retribuzione degli insegnanti al merito invece che all'anzianità; gli istituti, inoltre, avranno più autonomia nella gestione e nell'offerta didattica, con maggiori responsabilità per i presidi.
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Berlusconi (ancora) condannato
Parigi, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - L'ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha incassato la sua ennesima condanna ma questa volta per una infrazione che potrebbe aver cambiato la storia politica dell'Italia nell'ultimo decennio. Berlusconi infatti si è visto infliggere tre anni di carcere e cinque anni di ineleggibilità dal tribunale di Napoli per aver versato tre milioni di euro tra il 2006 ed il 2008 ad un senatore, Sergio De Gregorio, per convincerlo ad abbandonare a coalizione governativa di allora e far cadere il governo di Romano Prodi. L'ex primo ministro tuttavia non sconterà la condanna perché il reato sarà prescritto il 6 novembre prossimo, prima che inizio il processo d'appello. Berlusconi ha reagito nei suoi termini abituali, affermando di essere vittima di una "persecuzione giudiziaria" il cui obbiettivo è di ledere la sua "immagine di protagonista della politica".
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ECONOMIA
L'Fmi riduce le previsioni di crescita ma ridimensiona il rischio Grecia
Londra, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - Nel suo outlook semestrale il Fondo monetario internazionale (Fmi), riferisce il "Financial Times", ha lasciato invariate, al 3,8 per cento, le previsioni sulla crescita globale dell'anno prossimo, nonostante le incertezze riguardanti la Grecia, mentre ha corretto al ribasso, dal 3,5 al 3,3 per cento, quelle per quest'anno, dopo un deludente primo trimestre, soprattutto negli Stati Uniti. La Spagna e l'Italia dovrebbero registrare un'accelerazione sia nel 2015 che nel 2016. L'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha avvertito, tuttavia, che il tempo stringe per agire contro la disoccupazione giovanile, che rischia di diventare
Leggi l’articolo del Financial Times
Quanta austerità ha sopportato davvero l'Europa?
New York, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - Una delle tipiche argomentazioni che hanno accompagnato lo snervante braccio di ferro tra Atene e i suoi interlocutori, negli ultimi mesi, è stata quella secondo cui la Grecia, al contrario di gran parte degli altri paesi europei periferici, ha rifiutato di ingoiare l'amara pillola dell'austerità pretendendo al contempo il sostegno finanziario dei suoi vicini. “Bloomberg” presenta una serie di grafici e dati per analizzare quanto tale affermazione trovi effettivo riscontro nei fatti. L'”austerità” di bilancio è solitamente definita dalla combinazione di tagli alla spesa e aumenti della pressione fiscale in un periodo di decrescita economica. Quantificare l'austerità e la sua efficacia è difficile, ma uno dei modi più semplici e diretti per ottenere una visione d'insieme consiste nel valutare l'andamento del deficit strutturale di bilancio dei paesi in esame. “Bloomberg” procede in questo senso con una serie di grafici intuitivi che paragonano l'andamento dei deficit strutturali di Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e Irlanda. Dal grafico emerge che in realtà, la Grecia ha sopportato un'austerità assai maggiore di quella degli altri paesi europei colpiti dalla crisi del debito: nel 2009 il deficit strutturale dello Stato greco era pari al 18 per cento del pil, mentre oggi il bilancio è in attivo del 2 per cento: una differenza di ben 20 punti percentuali. A incidere meno sul disavanzo pubblico è stata l'Italia, con una differenza netta inferiore ai quattro punti percentuali. E' vero però che l'austerità ha pesato in maniera drammatica su tutti i paesi soprattutto dal punto di vista socio-economico, come provano i dati relativi all'andamento della disoccupazione nei paesi presi in esame. Non sorprende – conclude “Bloomberg” - che in paesi dove un quarto della popolazione attiva è ancora alla ricerca di un impiego non sia molto popolare l'idea di continuare a finanziare la Grecia senza prospettive di saldo del debito né di contropartite in termini di sostenibilità dei conti pubblici di quel paese.
Leggi l’articolo del Bloomberg Business Week
L'Italia alla ricerca della crescita
Berlino, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - Quando l'Italia entrò nell'euro, scrive l'opinionista Tobias Piller sul quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung", promise di ridurre il suo debito al 100 per cento del suo Pil entro il 2003: la crisi finanziaria e successivamente la crisi del debito hanno invece fatto schizzare il rapporto debito-pil al 123 per cento. Nel 2011 le istituzioni italiane hanno pagato il 4,9 per cento del Pil in interessi sul debito, un pò di più del 2010 ma meno del 2008. Il debito, i cui costi di rifinanziamento sono calati, e il sistema bancario per il momento non costituiscono una minaccia per il paese. Il problema del Belpaese è piuttosto l'assenza di competitività e di crescita: i dati della produzione industriale, crollata dal 25 per cento durante la crisi, restano drammatici, e un rilancio è impensabile senza una spinta sul fronte della pressione fiscale e della deregolamentazione
Leggi l’articolo del Frankfurter Allgemeine Zeitung
SOCIETA’
Tra rabbia e solidarietà Ventimiglia affronta l'arrivo massicco di clandestini
Parigi, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - Il quotidiano francese "Le Figaro" dedica spazio alla vicenda degli immigrati clandestini ancora bloccati a Ventimiglia, alla frontiera tra l'Italia e la Francia, con due reportage realizzati sui due versanti del confine ed un articolo che dà conto di un sondaggio sull'atteggiamento dei cittadini dei vari paesi europei rispetto al trattato di Schengen alla luce degli ultimi flussi migratori.
Leggi l’articolo del Figaro
Rottura della pace sociale all'Ikea in Italia
Parigi, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - I dipendenti di Ikea Italia hanno dissotterrato l'ascia di guerra: per la prima volta in 26 anni di "pace sociale" esemplare i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) hanno chiamato i 6 mila lavoratori del gigante svedese nella Penisola ad uno sciopero per l'11 luglio. Motivo della rivolta: la decisione "unilaterale" della direzione di Ikea Italia di denunciare il "contratto integrativo aziendale" in vista di una notevole revisione della politica dei premi e delle condizioni di remunerazione per il lavoro domenicale e per le ferie.
Leggi l’articolo dell’Echos
Il bottino confiscato alla mafia, un problema imprevisto per le autorità italiane
Londra, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - La lotta contro la mafia ha causato un problema collaterale allo Stato italiano: la gestione di un vasto portafoglio di beni sequestrati. Sotto il controllo delle autorità, riferisce il quotidiano britannico "The Guardian", ci sono attualmente circa tremila aziende, dodicimila immobili e depositi bancari per due miliardi di euro. "È più difficile gestire le proprietà sequestrate alla mafia che confiscarle", commenta il procuratore di Catania Michelangelo Patanè.
Leggi l’articolo del Guardian
PANORAMA INTERNAZIONALE
Crisi migratoria: Europa ancora divisa sull'accoglienza dei rifugiati
Washington, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - Anche l'incontro tra i ministri dell'Interno dell'Unione Europea ospitato ieri dal Lussemburgo si è concluso con un nulla di fatto sul fronte dell'equa distribuzione dei rifugiati che attraversano il Mediterraneo. “Il dibattito di oggi è stato difficile. Si tratta di una questione delicata”, ha vacuamente commentato il ministro degli Esteri lussemburghese, Jean Asselborn. L'ennesimo stallo è giunto un giorno dopo la diffusione degli ultimi dati dell'Agenzia dei rifugiati Onu, che evidenziano nel primo semestre dell'anno una vera e propria esplosione del fenomeno migratorio, con un incremento degli arrivi in Italia, Grecia, Spagna e a Malta dell'83 per cento (137 mila persone in tutto) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I ministri sono riusciti a concordare la distribuzione di 20 mila migranti attualmente assistiti in campi profughi dell'Onu fuori dai confini europei, mentre regna ancora il dissenso in merito al trasferimento di 40 mila rifugiati tra quello che sbarcheranno in Italia e in Grecia nei prossimi due anni, un obiettivo che pure appare estremamente modesto rispetto all'entità del problema. E proprio mentre ieri si consumava l'ennesima esibizione di frammentazione politica dell'Ue, l'Austria annunciava il trasferimento concordato di 500 richiedenti asilo in Slovacchia, giustificando la decisione con l'eccessiva pressione sulle strutture di accoglienza della capitale Vienna.
Leggi l’articolo del Washington Post
La crisi greca dimostra che l'Unione Europea è sempre stata una pessima idea
Washington, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - L'opinionista della “Washington Post” George F. Will rivolge un durissimo attacco a 360 gradi contro i protagonisti della crisi greca, e in particolare contro il progetto dell'Europa Unita. Il premier greco Alexis Tsipras, nella sua peculiare figura di “mendicante insolente”, rappresenta secondo Will la prova vivente dei gravissimi danni causati dalla delega dell'autorità decisionale a un potere sovranazionale. Col suo improbabile referendum, Tsipras “ha stabilito che la dignità greca è incompatibile con le condizioni che accompagnano i prestiti elargiti al paese”, ma che quella stessa dignità “possa convivere tranquillamente con la perpetua dipendenza dall'indulgenza e dalla produttività altrui”. Il partito del premier greco, Sayriza, ha adottato secondo Will “una visione peculiare del concetto di divisione del lavoro di Carl Marx”, secondo cui “i greci devono vivere meglio di quanto lo consenta la loro produttività, e la più produttiva Europa debba pagare la differenza”. Nel frattempo, le sinistre di paesi come Portogallo, Spagna e Italia “osservano con attenzione con l'auspicio che la Grecia riesca a trasformare la debolezza, anzi, la prostrazione, nella forza del ricatto: 'salvatemi, o collasserò in un contagioso disastro'”. L'attacco di Will, però, non si ferma alla Grecia. Al contrario: secondo Will, la crisi del paese ellenico rappresenta oggi la conseguenza diretta del progetto dell'euro e dell'Europa Unita. L'euro, accusa Will, “non è, come sostengono in molti, la cattiva espressione di una splendida idea. L'euro è una cattiva idea che rappresenta la logica applicazione di un'idea ancor peggiore, quella di Unione Europea”. L'opinionista prende a prestito una nota citazione della “lady di ferro” Margaret Tatcher, che nel 1988 si scagliò contro l'integrazione del Regno Unito nell'Ue con queste parole: “Non abbiamo respinto con successo le frontiere dello stato nel Regno Unito, per vederle reimposte a livello Europeo da un super-stato che esercita il suo dominio da Bruxelles”. Secondo Will, la natura fondamentale del progetto politico europeo è proprio questa: “Obbligare le nazioni ad affidare la loro sovranità a burocrazie non elette e per questo libere di non rispondere del loro operato”. L'Ue – attacca l'opinionista, ricollegandosi così all'esibizione di irresponsabilità del governo greco - “esiste per drenare ai parlamenti nazionali i poteri che hanno conquistato in secoli di conquiste democratiche”. Sotto il paternalistico abbraccio dell'Ue, “i governi nazionali (…) sono regrediti a una condizione di adolescenza, come esemplificato dal referendum di Syriza: una farsa mascherata da governance”. In Grecia, conclude polemicamente l'opinionista statunitense, i cittadini hanno festeggiato la vittoria del “no” al referendum danzando “sulle rovine causate da cinque anni di negoziati coi creditori e fuga dalla realtà”.
Leggi l’articolo del Washington Post
L'uscita della Grecia dall'euro sarebbe una sconfitta per tutti
New York, 10 lug 08:28 - (Agenzia Nova) - Senza un piano di riforme credibili che non sia un mero aumento della pressione fiscale ai danni di un'economia moribonda, la Grecia è destinata ad uscire dall'eurozona con effetti disastrosi per la sua popolazione e per l'intera impalcatura europea. A scriverlo, sulle pagine del “Wall Street Journal”, è Alberto Gallo, direttore di macro-credit research presso Royal Bank of Scotland. Gallo spiega per quale ragione una svalutazione della moneta non bosterebbe a spingere l'economia del paese ellenico, che manca di un vero settore produttivo orientato all'export, che più beneficerebbe di queste dinamiche. Ad essere danneggiati sarebbero anche i creditori. Il costo diretto di una Grexit, in termini di debito pubblico e privato, si aggirerebbe attorno ai 227 miliardi di euro: debiti che probabilmente i creditori non vedranno mai saldati in ogni caso, ma che secondo Galli non tengono conto dei “costi collaterali”, ad esempio quelli dati dal fatto che “l'euro non verrebbe più considerato irreversibile”. Un programma id ristrutturazione del debito greco, conclude Galli, sarebbe meno oneroso per tutti, a patto che Atene si decida ad adottare vere riforme e che i creditori “usino l'azzardo morale come una scusa per ignorare il problema”.
Leggi l’articolo del Wall Street Journal


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