La contesa con la Francia per la cima del Monte Bianco

Redazione
La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Daily Telegraph, Independent, Spiegel e Financial Times

    Francia-Italia: la controversia del Monte Bianco

    Londra, 29 giu - (Agenzia Nova) - Tra Francia e Italia non è scontro solo sui migranti; i due paesi, riferisce il quotidiano britannico "The Independent", si contendono anche la cima più alta del Monte Bianco. La polemica si è riaccesa con l'intervento del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, in una delle località contese per l'inaugurazione di una nuova funivia, evento snobbato dalle autorità francesi.

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    Il sindaco di Roma Marino sotto pressione affinché si dimetta

    Londra, 29 giu - (Agenzia Nova) - Quando fu eletto sindaco di Roma, Ignazio Marino, chirurgo specializzato nei trapianti di fegato che ha trascorso metà della sua vita negli Stati Uniti, fu definito "il marziano" per la sua condizione di outsider atterrato sulla capitale italiana con la missione di ripulirla, ricorda il "Financial Times". A due anni di distanza, la città, che si prepara ad accogliere i pellegrini del Giubileo e a competere per l'assegnazione della sede delle Olimpiadi del 2024, è alle prese con un grave scandalo di corruzione. Marino, benché non implicato, è sempre più sotto pressione affinché si dimetta, avendo perso la fiducia del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

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    Italia: chi ostacola veramente la legge sulle coppie gay?

    Berlino, 29 giu - (Agenzia Nova) - America, Irlanda e presto anche Italia? Entro la pausa estiva, tra un mese, la legge che regola giuridicamente lo status delle coppie gay e lesbiche dovrebbe passare per il Senato italiano. E' quanto richiesto non solo dalla senatrice Monica Cirinnà del Partito democratico (Pd) che ha presentato questo disegno di legge: una copia esatta del diritto tedesco sulle unioni registrate. Anche il premier Matteo Renzi vuole mantenere la promessa fatta l'anno scorso: inoltre, Renzi si augura che nonostante la maggioranza risicata, la legge venga approvata al Senato all'unanimità affinché alla Camera dei deputati, dove il Partito democratico conta su una solida maggioranza, l'approvazione diventi una pura formalità. Ma lo scoglio più grande è la Chiesa cattolica che ha già mobilitato migliaia di persone a manifestare contro le coppie gay e per la famiglia tradizionale.

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    Corruzione a Roma: immondizia fino al ginocchio

    Berlino, 29 giu - (Agenzia Nova) - Roma sta sprofondando nell'immondizia, una delle conseguenze più immediatamente constatabili dello scandalo che ha già portato in galera diversi politici locali. Ma il disastro romano sta diventando pericoloso anche per il premier Renzi. La situazione dell'immondizia è catastrofica, nonostante la nettezza urbana e l'azienda dei trasporti assumano sempre più personale: insieme, le due aziende hanno più di 30 mila dipendenti, ma la maggior parte non fa nulla e se ne sta in panciolle. E nemmeno la decisione di assumere altre 25 mila dipendenti per la pianificazione e il controllo servirà a molto: il Comune di Roma è in una situazione di prostrazione, anche e soprattutto in termini di bilancio. Lo stesso premier Matteo Renzi, nonostante sia di Firenze, soffre la situazione della capitale: in questi giorni è crollato nei sondaggi elettorali al 39 per cento: un calo di 30 punti percentuali rispetto ad un anno fa. E al suo Partito democratico va ancora peggio: si aggira ora sul 32 per cento, nonostante 12 mesi fa fosse al 45 per cento.

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    L'Italia contro l'Ue: il latte in polvere nella mozzarella è un attacco all'eredità culturale

    Londra, 29 giu - (Agenzia Nova) - È battaglia tra l'Italia e la Commissione europea sulla produzione casearia. La patria del parmigiano, della mozzarella e del gorgonzola, riferiscono i quotidiani britannici "The Times" e "The Telegraph", vieta l'uso di latte in polvere e latte ricostituito, con una legge del 1974 che secondo Bruxelles costituisce un limite al mercato. "Siamo di fronte all'ultimo diktat da parte di un'Europa che temporeggia sulle emergenze storiche come l'immigrazione, ma è pronta a sostenere le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard di qualità per i nostri prodotti alimentari", ha commentato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. Rimanendo nel settore, il "Financial Times" segnala la quotazione di Masi Agricola, azienda toscana familiare che produce vino da sette generazioni.

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    Panorama internazionale

    Il premier francese Manuel Valls ieri ha parlato apertamente di "guerra di civiltà" riferendosi all'attentato terroristico in Isère (foto LaPresse)


    Migrazioni, terrorismo islamico, Grexit e Brexit: una tempesta perfetta di crisi sull'Ue

    Londra, 29 giu - (Agenzia Nova) - Crisi greca in primo piano anche sulla stampa britannica. I commentatori si dividono nelle valutazioni, anche sugli stessi giornali. Un editoriale non firmato del "Financial Times", attribuibile alla direzione, afferma che il primo ministro della Grecia, Alexis Tsipas, sta portando il paese sull'orlo del precipizio e che la conduzione dei negoziati all'insegna del reciproco scambio di accuse non fa sperare in una via d'uscita. L'editorialista Wolfgang Munchau riconosce le ragioni di Tsipras, ma non si spiega perché abbia indetto un referendum sul salvataggio dopo aver rifiutato un'offerta sulla restituzione del debito al Fondo monetario internazionale e alla Banca centrale europea. Per Tony Barber, invece, la Grecia deve essere salvata dal collasso politico, economico e sociale o sarà il primo vero arretramento nell'integrazione europea. Per Lorenzo Bini Smaghi, visiting scholar all'Harvard Weatherhead Center for International Affairs ed ex membro del consiglio esecutivo della Banca centrale europea, la Bce ha mandato un messaggio chiaro ai mercati: continuerà a difendere l'integrità dell'unione monetaria anche in caso di uscita di uno dei paesi membri. Diversi commenti, da "The Guardian" a "The Observer", sottolineano il momento epocale per l'Unione Europea, nel mezzo di "una tempesta perfetta di crisi". Per l'editoriale di "The Times" la Grecia ha sofferto molto per l'appartenenza all'eurozona, ma i suoi leader stanno aggravando la crisi con una temeraria parodia della democrazia. L'altro foglio conservatore, "The Telegraph", tuttavia, sottolinea che l'umiliazione di Atene dovrebbe essere motivo di preoccupazione per tutti. Per Sean O'Grady, commentatore di "The Independent" la lezione che si può trarre dalla crisi greca è che è tempo di abbandonare un esperimento monetario fallimentare: l'euro, a suo parere, non ha fatto niente per aiutare i paesi dell'Ue nella corsa globale ai mercati.

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    I destini dell'euro

    Berlino, 29 giu - (Agenzia Nova) - Silvio Berlusconi in Italia, Giorgios Papandreou in Grecia, José Luis Rodriguez Zapatero in Spagna: questi sono i nomi di tre dei numeri capi di governo che nel giro di sette anni, a causa della crisi del debito, hanno dovuto rimettere l'incarico. La maggior parte di loro non è stata più rieletta, gli altri sono stati costretti alle dimissioni. Berlusconi in Italia e Papandreou in Grecia sono caduti nel 2011 dopo che con la loro politica avevano messo l'unione monetaria in così grande difficoltà che gli altri capi di Stato e di governo non hanno fatto nulla per difendere i colleghi, ed hanno anzi premuto per una successione. E adesso il premier greco Alexis Tsipras si è messo nella stessa situazione. Se la prossima domenica dovesse perdere al referendum, non potrà più sperare sul sostegno politico dei colleghi europei.

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    Crisi migratoria: l'Europa ha dato un pessima immagine di sé

    New York, 29 giu 09:45 - (Agenzia Nova) - La risposta dei paesi europei alla crisi migratoria segna un tradimento dei valori fondanti dell'Unione Europea, nata per “prevenire i crimini del passato e aiutare chi ha bisogno di aiuto”. A sostenerlo, sulle pagine del “New York Times”, è Nils Muiznieks, commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa. La regressione del legame di solidarietà europea, scrive il funzionario, “si osserva da tempo in diversi paesi”: in Spagna, dove è stato adottato “un emendamento legislativo che consente alle autorità di confine di respingere senza un giusto processo gli immigranti che arrivano a Ceuta e Melilla”. In Ungheria, dove il governo “ha lanciato una campagna razzistica contro i migranti e i richiedenti asilo”. In Francia, dove un sistema di accoglienza dei rifugiati “cronicamente a corto di fondi” obbliga molti profughi a “vivere nelle strade”. In Austria, dove il governo ha sospeso l'accoglimento delle domande di asilo, e in Danimarca, dove “un partito populista anti-immigrazione è l'ago della bilancia dell'equilibrio politico nazionale”. Neanche la morte di migliaia id migranti nel Mediterraneo, accusa Muiznieks, ha convinto i paesi europei a cambiare la loro posizione di chiusura, ed anzi, al netto della retorica, l'ha addirittura aggravata, tanto che “mentre l'Italia salvava da sola delle vite, Germania e Regno Unito l'accusavano (…) di fare da magnete per i migranti”. L'unico elemento che accomuna i paesi europei è quello di “guardare all'immigrazione come a un problema di sicurezza, adottando talvolta un inadeguato linguaggio militarista”. Quel che è ancor più preoccupante, secondo il commissario, è che “l'Unione Europea prosegue la pratica di 'esternalizzare' il controllo dei confini tramite pagamenti a paesi poco o per nulla democratici”. Muiznieks accusa i paesi europei, “che contano 740 milioni di cittadini e sono tra i più ricchi al mondo”, di aver “perso ogni senso della proporzione”, “fingendo che l'ammissione di 600 mila richiedenti asilo l'anno possa essere una minaccia”. La risposta alla crisi migratoria, per l'avveduto funzionario europeo, è semplice: accogliere più migranti, possibilmente con una missione “Mare Nostrum europea”, e “sviluppare politiche nei paesi d'origine dei rifugiati”, anche se Muiznieks non specifica quali né con quali finanziamenti. Su tutti però – conclude l'esemplare rappresentante dell'establishment comunitaria - “va gestita l'ansia pubblica nei confronti del fenomeno migratorio”, iniettando negli evidentemente suggestionabili popoli europei “i valori della tolleranza, dell'accoglienza e della solidarietà che definiscono il progetto europeo”.

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    Francia, islamismo: Manuel Valls riconosce che è in corso una "guerra di civiltà"

    Parigi, 29 giu - (Agenzia Nova) - Un sasso nello stagno: il primo ministro francese, Manuel Valls, per la prima volta domenica ha utilizzato il termine "guerra di civiltà" in riferimento alla minaccia terroristica che aleggia sulla Franca ed allo Stato islamico in Iraq e in Siria. "Non possiamo perdere questa guerra, perché in fondo è una guerra di civiltà" ha detto Valls in un'intervista televisiva, riprendendo l'espressione cara ai neo-conservatori statunitensi e utilizzata dall'ex presidente Us George Bush per giustificare l'invasione dell'Iraq. Il premier francese tuttavia ha specificato che, a suo parere, quella in corso non sarebbe una guerra tra l'Occidente ed il mondo musulmano: perché lo scontro di civiltà è in corso all'interno stesso dell'Islam, ha detto, "tra gli islamici con valori umanistici e gli islamisti oscurantisti". Ciononostante le sue parole hanno suscitato ironie a destra: "Dopo aver insultato per anni Nicolas Sarkozy che lo diceva, Valls finalmente riconosce che siamo in presenza di una guerra di civiltà" ha commentato il portavoce dei Repubblicani, Sébastien Huyghe. Pescando il termine nel lessico della destra politico-culturale, Valls ha però suscitato vive critiche a sinistra, così come era successo al presidente Francois Hollande quando aveva evocato la "guerra di civiltà" dopo gli attentati di gennaio a Parigi: "Bisogna fare attenzione ai corto-circuiti ideologici" ha ricordato il vice-presidente socialista del consiglio regionale dell'Île-de-France, Julien Dray. Da parte sua il segretario organizzativo del Partito socialista, Jean-Christophe Cambadélis, in un tweet ha offerto appoggio alle parole del primo ministro; ma ne ha anche corretto il tiro: a suo parere sono "i fanatici islamici che vogliono la guerra di civiltà"; al contrario, ha aggiunto, "noi vogliamo la coesistenza pacifica delle civiltà".

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    Burundi, giorno di elezioni in un clima molto teso

    Parigi, 29 giu - (Agenzia Nova) - Al termine di settimane di una campagna elettorale scandita dalle violenze, il Burundi oggi si appresta a votare per il Parlamento ed i consigli comunali, in un clima estremamente teso. E' la prima tappa di un processo elettorale assai controverso, che il governo burundese ha rifiutato di rinviare nonostante le pressioni internazionali; un processo che dovrebbe concludersi con le elezioni presidenziali a cui il presidente in carica Pierre Nkurunziza si presenta per un terzo mandato: una decisione giudicata incostituzionale dai suoi oppositori, che manifestano contro la sua candidatura praticamente ogni giorno dalla metà del mese di aprile, nonostante la violenta repressione. Prima dell'apertura delle urne diverse sezioni elettorali sono state attaccate la notte scorsa nella capitale Bujumbura ed in provincia; ma gli assalitori, secondo quanto ha dichiarato stamattina la polizia, non sono riusciti a danneggiare il materiale elettorale. I partiti di opposizione hanno annunciato che non prenderanno parte a questa "farsa elettorale" ed hanno fatto appello al boicottaggio del voto, ritenendo che il clima politico e la precaria situazione dell'ordine pubblico non permettano elezioni libere e trasparenti. Un punto sul quale gli danno ragione l'Onu, l’Unione Africana ed i paesi vicini: tutti ritengono che non ci siano le condizioni per la tenuta di elezioni credibili. La comunità internazionale in particolare denuncia il clima di intimidazione e di paura instaurato dall'organizzazione giovanile del partito al potere, i cosiddetti "Imbonerakure" che secondo le Nazioni Unite sono una vera e propria milizia di partito; ed il silenzio imposto dalle autorità ai media indipendenti: le radio private sono state distrutte dopo il fallito colpo di stato militare del maggio scorso e molti giornalisti di opposizione sono fuggiti dal paese affermando di essere stati minacciati.

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