Le ombre su Renzi e i sardi che vogliono unirsi alla Svizzera

Redazione
La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Wall Street Journal, Financial Times, El Pais e Die Zeit.

Regionali in Italia: vittoria con ombre per Matteo Renzi

Parigi, 3 giu - (Agenzia Nova) - Vincendo in cinque regioni, Matteo Renzi ha raggiunto l'obbiettivo che si era prefissato si ottenere almeno quattro presidenze sulle sette che erano in palio: ma si tratta di una vittoria a mezze tinte, tendente al grigio. Perché infatti non soltanto il suo Partito democratico (Pd) arretra praticamente ovunque, ben lontano dal 41 per cento ottenuto l'anno scorso alle europee che aveva contribuito all'immagine di vincente irresistibile di Renzi ("Noi siamo la sinistra che vince"); ma la Liguria, considerata un bastione progressista, ha svoltato a destra.

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Italia: le regionali sono una doccia fredda per Renzi

Berlino, 3 giu - (Agenzia Nova) - Alle elezioni regionali italiane dello scorso fine settimana i Socialdemocratici del premier italiano Matteo Renzi hanno registrato un risultato peggiore di quanto previsto dagli esperti. Il Partito democratico (Pd) ha sì vinto in regioni come la Toscana o nella città di Ancona, ma la Liguria è andata ai conservatori di Forza Italia. Gli euroscettici della Lega Nord hanno vinto in Veneto, nella loro roccaforte. Più di venti milioni di italiani erano chiamati alle urne, ma l'affluenza è calata ulteriormente rispetto alle precedenti elezioni. E' vero che queste elezioni non hanno un'influenza diretta sulla politica nazionale, ma il voto nelle sette delle venti regioni italiane rappresenta il più importante test dopo le elezioni europee di un anno fa, quando il Pd aveva conquistato il 41 per cento dei consensi.

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Italia: a Parma i problemi aumentano

Madrid, 3 giu - (Agenzia Nova) - E' difficile, secondo il quotidiano "El Pais", associare Parma alla parola crisi. La città della pianura padana non è solo una delle più belle e ricche del Nord Italia, ma nessuna come lei ospita così tanti prodotti universalmente noti associati al suo nome: il parmigiano, il prosciutto di Parma, la pasta Barilla e il gruppo Parmalat. Tuttavia, la città di 120 mila abitanti, non riesce a rialzare la testa. Nel 2003, il caso Parmalat, un enorme scandalo finanziario che ha quasi rischiato di mettere fine al colosso alimentare italiano, ha aperto una stagione di declino. In seguito il municipio ha visto l'intervento diretto del governo centrale a causa di alcuni casi di corruzione. La situazione ha lasciato un debito di 1 miliardo di euro e, infine, con il 60 per cento dei voti, si è insediato alla guida della città un esponente del Movimento 5 stelle Federico Pizzarotti, il quale ha cercato di ripristinare l'ordine e la legalità in città, ma ha finito per scontrarsi con il fondatore dell'antipolitica italiana e leader del partito che lo aveva portato alla guida del consiglio comunale, Beppe Grillo. Ma i problemi non finiscono qui: la città ha quasi rischiato di rimanere senza una squadra di calcio (e ancora potrebbe rischiare), dal momento che il Parma Fc sta attraversando una profonda crisi ed è praticamente sull'orlo del fallimento, in bancarotta per un debito di 70 milioni euro.

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Lo sguardo di Veltroni sull'Italia che cambia e che invecchia

Londra, 3 giu - (Agenzia Nova) - L'ex sindaco di Roma Walter Veltroni ha presentato il suo ultimo progetto, "I bambini sanno", un documentario dedicato alla generazione post 2000, nel quale ha intervistato 39 ragazzini di età compresa tra otto e tredici anni. Nell'insieme, secondo il "Financial Times", il film offre un'immagine di un paese in crisi economica e sociale, con i più giovani colpiti dalla riduzione del reddito delle loro famiglie.

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I secessionisti sardi chiedono di aderire alla Confederazione svizzera

New York, 3 giu - (Agenzia Nova) - Il “Wall Street Journal” dedica un articolo a quella che definisce la causa secessionistica “più aleatoria degli ultimi tempi”: quella dei sostenitori del “Canton Marittimo”, che vorrebbero fare dell'isola italiana di Sardegna uno Stato confederato della Svizzera. L'idea dei secessionisti capitanati da Andrea Caruso è semplice: la Sardegna si unirebbe alla Svizzera, concedendole uno strategico accesso al mare e vaste potenzialità turistiche; in cambio, la Svizzera investirebbe quanto necessario per consentire all'Isola di sfruttare appieno le proprie doti naturali. La Sardegna, un'isola di 1,5 milioni di abitanti dalla forte identità culturale e linguistica, ospita una decina di movimenti che chiedono al secessione dall'Italia. Sinora, però, questi movimenti si sono rivelati un flop, accomunati da poco o nulla se non l'odio per lo Stato italiano.

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Panorama internazionale

Migranti afghani sbarcano sull'isola greca di Kos (foto LaPresse)


Immigrazione: Fabrice Leggeri, "C'è uno spostamento verso la Grecia del flusso di profughi"

Parigi, 3 giu - (Agenzia Nova) - All'indemani di una nuova ondata di migranti con l'arrivo di 5 mila persone nel sud dell'Italia nello scorso fine settimana, il direttore esecutivo dell'Agenzia europea di sorveglianza delle frontiere (Frontex), Fabrice Leggeri, in un'intervista al corrispondente da Roma del quotidiano francese "Les Echos", Pierre De Gasquet, spiega i nuovi obbiettivi dell'operazione Triton. Dopo aver confermato l'installazione di una base operativa di Frontex in Sicilia, Leggeri si è dichiarato pronto a cooperare strettamente con le autorità italiane, con Europol e con il Sistema comune europeo per i richiedenti asilo (Easo) sull'identificazione dei migranti. Secondo il direttore di Frontex (140 milioni di euro di budget per il 2015), un intervento militare sulle coste della Libia potrebbe provocare uno spostamento verso est delle rotte migratorie. Il flusso verso le isole greche proveniente dalla Turchia nel 2015 aveva già sopravanzato quello dalla Libia verso l'Italia, escludendo l'ultima massiccia ondata dello scorso fine settimana: 40 mila arrivi irregolari contro 37 mila. E' per questo che le operazioni di Frontex hanno visto triplicare il loro budget per l'insieme del Mediterraneo (Triton in Italia e Poseidon in Grecia): bisogna essere flessibili.

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Crisi Grecia: adesso è il turno di Tsipras

Berlino, 3 giu - (Agenzia Nova) - Il premier greco Alexis Tsipras ha un appuntamento importante: oggi a Bruxelles incontrerà il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Secondo quanto comunicato dal governo di Atene, è stato proprio Juncker ad invitare Tsipras, per risolvere una volta per tutte la crisi finanziaria che oppone il paese ellenico ai suoi creditori. Al centro dei colloqui ci saranno le proposte di riforma avanzate da Atene e le aspettative dei creditori sui prossimi interventi nella crisi finanziaria greca. Senza riforme e altre misure di austerità, Atene non può sperare in altri aiuti finanziari. Il governo greco non ha molto tempo: questo mese dovrà ripagare al Fondo Monetario Internazionale (Fmi) 1,6 miliardi di euro. Lunedì il cancelliere tedesco Angela Merkel ha stretto un'alleanza tra creditori, un incontro dal quale però Tsipras è stato escluso.

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Germania: Al Sisi, un ospite controverso ma benvenuto

Berlino, 3 giu - (Agenzia Nova) - L'Egitto è di fronte a grandi sfide: il paese vive una dura crisi economica. Negli ultimi mesi la bancarotta dello Stato è stata evitata solo grazie agli aiuti finanziari delle monarchie alleate come l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait. Risorse importanti come l'acqua e i terreni vengono messi a rischio dalla crescita della popolazione così come dall'urbanizzazione. La conseguenza è un continuo peggioramento delle condizioni di vita di ampie porzioni della popolazione e gravi problemi ambientali. A ciò si aggiunge una preoccupante situazione della sicurezza così come la vicinanza geografica a numerose situazioni di crisi. In questo contesto, oggi il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi verrà accolto a Berlino dal cancelliere tedesco Angela Merkel: il suo invito al leader egiziano rappresenta un importante passo avanti verso una normalizzazione dei rapporti tra i due paesi.

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Regno Unito: cresce il sostegno all'Europa

Londra, 3 giu - (Agenzia Nova) - Il sostegno dell'opinione pubblica del Regno Unito per l'Unione Europea è aumentato negli ultimi due anni. Da un'indagine effettuata dal Pew Research Center in sei paesi membri, riferita dal "Financial Times", risulta che il 55 per cento dei britannici è favorevole a restare nell'Ue, contro il 36 per cento dei contrari. La Gran Bretagna resta piuttosto euroscettica – solo il 51 per cento ha una visione complessivamente positiva dell'Unione – ma rispetto al 2013 la percentuale è salita di otto punti. Intanto, sul fronte politico, in vista del referendum sull'appartenenza promesso dal primo ministro, David Cameron, il candidato favorito alla guida del Labour, Andy Burnham, ha avanzato l'ipotesi di una campagna europeista autonoma, dopo il precedente del voto sulla secessione della Scozia: a suo parere, infatti, il partito è stato danneggiato dalla partecipazione alla battaglia unionista al fianco dei conservatori.

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Usa: i progressisti studiano nuove tattiche per affondare i trattati di libero scambio del presidente Obama

Washington, 3 giu - (Agenzia Nova) - Il Senato federale degli Stati Uniti ha già concesso al presidente Barack Obama poteri speciali di rapida messa in vigore degli accordi commerciali trans-oceanici negoziati da anni con l'Unione Europea e coi paesi del Pacifico, ma alla Camera la Partnership trans-Pacifico (Tpp) potrebbe affrontare una sfida assai più ardua: se la “Fast track authority” presidenziale dovesse affondare alla Camera, rischierebbe di trascinare con sé l'intero trattato commerciale, scrive Greg Sargent sulla “Washington Post”. L'ala progressista dei Democratici, principale oppositrice dell'apertura commerciale del paese, ne è consapevole, e sta approntando una strategia che punta a coalizzare contro il Tpp gli arcinemici repubblicani. Per farlo, i progressisti puntano su una clausola che il presidente ha concesso proprio su richiesta della sinistra democratica: un meccanismo di compensazione economica per i lavoratori statunitensi che verranno colpiti dagli effetti del libero scambio commerciale con le economie del Pacifico, battezzato Trade Adjustmen Assistance (Taa). 61 Democratici della Camera hanno inviato una lettera al presidente repubblicano della Camera, John Boehner, e alla presidente della minoranza democratica, Nancy Pelosi, chiedendo un ulteriore aumento dei fondi destinati al Taa. A causa dei tortuosi meccanismi procedurali della Camera, i 61 democratici potrebbero riuscire con la loro richiesta a far naufragare l'intera procedura di approvazione della Fast track authority: anche i democratici “moderati” e favorevoli ai trattati potrebbero accettare di votare preventivamente l'aumento dei fondi al Taa, indigesto ai Repubblicani; questi ultimi sono favorevoli ai trattati di libero scambio, ma hanno bisogno di una truppa di almeno 20 democratici che compensino i voti degli ultraconservatori, pregiudizialmente contrari a ogni misura avanzata dall'amministrazione Obama. Se il piano dei progressisti avesse successo e si giungesse a uno stallo, il Taa potrebbe divenire il grimaldello in grado di scardinare l'intera politica commerciale della Casa Bianca.

Continua a leggere l'articolo del Washington Post

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