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Addio Forestale

Maurizio Stefanini
Il 17 marzo è stato annunciato il progetto di riforma della Pubblica Amministrazione che dovrebbe, se rettificato, il Corpo Forestale dello Stato dopo 193 anni. Storia cinematografica della quinta forza di polizia, da "Pane amore e fantasia" al ritiro in Nepal di Pietro Thiene (Terence Hill)  di "Un passo dal cielo".

Addio, Forestale! Il 16 marzo Pietro Thiene, il comandante di squadra del Corpo forestale di San Candido interpretato da Terence Hill, se ne parte per il Nepal. Era l’ultimo episodio di “Un passo dal cielo”, la prima serie tv sulla quinta polizia d’Italia. Una conclusione quasi profetica se si considera che il 17 marzo è stato annunciato il progetto di riforma della Pubblica Amministrazione che dovrebbe, se rettificato, il Corpo Forestale dello Stato dopo 193 anni. Per ragioni di bilancio, da un po’ si stava dibattendo di far confluire tutti in una polizia sola. Le resistenze sono state molte. E così alla fine la semplificazione si farà solo ai danni della Forestale. E così dei 105.000 carabinieri, 96.000 poliziotti, 60.000 guardie di finanza, 38.000 membri della Polizia Penitenziaria e 8500 Forestali saranno tagliati solo gli ultimi.

 

I Forestali nell’immaginario collettivo sono d’altra parte sempre stati i meno carismatici: lo si vede sia nel piccolo e nel grande schermo. “A te ti ha salvato la Forestale!”, diceva la domestica Caramella (Tina Pica) al maresciallo dei Carabinieri Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica), in “Pane, amore e fantasia”. Il maresciallo si era innamorato della levatrice Annarella Mirziano (Marisa Merlini) che però era madre nubile. E a un sottufficiale dell’Arma per i regolamenti degli anni ’50 un matrimonio del genere era vietatissimo, tant’è che in “Pane, amore e gelosia” vediamo poi Carotenuto dettare la sua lettera di dimissioni. E’ a questo punto che entra in scena, introdotto dal prete, il maresciallo della Guardia Forestale, padre del piccolo Ottavio, il figlio di Annarella, che si offre per il matrimonio riparatore. Carotenuto salva così il grado e la divisa, ma perde l’amore. Il carabiniere si sacrifica,  il forestale fa il dongiovanni irresponsabile.

 

 

Pochi anni prima l’immagine della Forestale rubacuori era stata già proposta anche da Dino Olivieri, Gino Redi e Nisa nella hit del 1947 “Eulalia Torricelli”.

 

 

Triste storia in cui “si parla di una tale / che baciar una sera si fe' / da una guardia forestale / il cui nome è De Rossi Giosuè”, ma il cui progetto di matrimonio alla fine “si ingarbuglia e sapete perché?/ Con il treno che va in Puglia/ è partito De Rossi Giosuè”. Comunque sempre più rassicurante, questa immagine di playboy, che non l’altro ritratto della Guardia Forestale golpista e pasticciona che, sulle cronache del presunto golpe Borghese, Mario Monicelli presentava nel 1973 in “Vogliamo i colonnelli”.

 

 

Lì il forestale cinematografico è il colonnello Quintiliano Turzilli: immaginario comandante di un Centro Addestramento Guardaboschi di Vitorchiano che con l’Operazione Ippogrifo dirige i suoi uomini in motocicletta nell’occupare lo Stadio Flaminio, dove in stile cileno raccogliere i prigionieri, e finisce invece per fare a botte col guardiano.

 

Rare dunque le comparsate della Forestale nell’immaginario filmico, nonostante i 193 anni di vita. Cinematografia a parte l’opposizione allo scioglimento sta unendo la destra, in nome della tradizione, a ambientalisti e 5 Stelle, in nome della difesa della natura. In realtà, gli 8500 forestali non verranno smobilitati, ma dovranno confluire in parte nei Carabinieri, in parte nella Polizia. D’altronde, già Pietro Thiene a San Candido con i suoi uomini è ospite nella caserma del Commissario di Polizia Vincenzo Nappi, che in continuazione discute con lui delle rispettive competenze.

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