
Il telefono spento di Renzi
Il peso psicologico di questo ragazzo che non sente più “ogni minuto, lo squillo del cellulare”
In queste giornate di difficoltà Matteo Renzi fa tante telefonate. Aveva ragione Ernesto Galli della Loggia quando, sul Corriere della Sera, descriveva il peso psicologico di questo ragazzo che non sente più “ogni minuto, lo squillo del cellulare”. Non può che essere una coazione per reagire, allora, chiamare; proprio come fa, ultimamente, cercando editorialisti che si sono rivelati ostili per proporre un sé che è altro da sé e capovolgere la narrazione: Matteo il buono. Ma la canzone non perdona: piange il telefono. Neppure Massimo Franco, a via Solferino, avrà pietà.


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