Perché adesso vogliono tutti Bertolaso
Dimenticato il linciaggio degli anni scorsi, ora si invoca il suo ritorno
Lo sconcerto di fronte al nemico-virus impalpabile e implacabile, l'incredulità, il panico o – al contrario – il menefreghismo e la strafottenza. Le Regioni in subbuglio, la gente che scappa di notte dalla zona neo-rossa, le bozze di decreto, il decreto, i medici stremati, i detenuti in rivolta, gli adolescenti (e non solo) renitenti al divieto di assembramento, la confusione, la speranza e la paura. Di fronte alla scena di sabato notte, con la Stazione centrale di Milano presa d'assalto da orde di “expat” che cercavano di tornare di corsa verso Sud, da più parti (Matteo Renzi in testa, fino al centrodestra) si solleva il nome del possibile supercommissario che faccia parlare il governo con una voce sola: Guido Bertolaso, medico, ex capo della Protezione civile, ex sottosegretario e deus ex machina durante le grandi emergenze terremoto e rifiuti. E però, mentre l'idea di un Bertolaso super partes si diffonde, anche in prospettiva di eventuali altre decisioni restrittive, non si può non ricordare le campagne feroci (populismo mediatico ante litteram?) contro Bertolaso stesso, dipinto a tratti come uomo nero per via delle inchieste sui rifiuti, sul terremoto all'Aquila o sugli appalti del G8, tutte accuse da cui è stato assolto, ma non prima di essere stato per anni sottoposto a fuoco incrociato e character assassination. E' stato anche criticato per eccessivo “centralismo”, Bertolaso, nel post terremoto all'Aquila, ma proprio un maggiore grado di centralismo, oltre a un alto grado di competenza, è quello che si invoca oggi, nel momento in cui il governo a più voci, con fuga di notizie notturne e conseguenti conferenze stampa ancora più notturne, non sembra poter continuare a gestire, senza un superiore grado di coordinamento, l'emergenza medica, prima di tutto, e poi i ricaschi economici, sociali e psicologici della crisi epidemiologica.


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