L a sfortuna, anche di figure pittoresche (ma generose) non è mai cosa che fa esultare. Certi sorrisi che vedo dipingersi per un personaggio e una persona come Vittorio Cecchi Gori in disgrazia, fanno male, molto male”. Lo ha scritto al Corriere Marco Tullio Giordana, suggerendo a chi di dovere “che al produttore, malato gravemente e non ‘diplomaticamente', sia concesso di scontare ai domiciliari la pena di 8 anni e 5 mesi e 26 giorni”. “Caro Vittorio, ho avvertito la necessità di scriverti per dirti pubblicamente e in modo incondizionato la nostra vicinanza in queste ore difficili della tua vicenda umana” è invece la lettera aperta di Pupi Avati, firmata anche da Giuseppe Tornatore, Matteo Garrone, Marco Bellocchio, Stefania Sandrelli. Per chiedere, in sostanza, la stessa cosa. Cioè che un uomo di 77 anni, in cattiva salute, possa accedere a forme differenti dal carcere per scontare la sua pena. Sarebbe il minimo della decenza. Perché, come scrive Giordana, “l'età e i malanni dovrebbero suggerire provvedimenti restrittivi che non si risolvano in una condanna capitale”. Tocca alla magistratura decidere, e toccherebbe al ministro della Giustizia magari esprimere un'opinione, possibilmente non tratta dalle massime di Robespierre. Posto che lo vogliano capire. Siamo il paese del governo di improvvisatori hellzapoppin' che è in grado di decretare i domiciliari a tutti i cittadini over 65 anni, anche quelli sani. Domiciliari per tutti, ma non per Cecchi Gori. Che vergogna.
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