Il crowdfunding del libro non è democrazia diretta

    S e mi iscrivo a un corso di arrampicata (utile in questi tempi di epidemia, per scappare in eremitaggio più velocemente), ascolterò senza problemi tutti i consigli dell'istruttore. Se mi dice che devo spostare il peso, girare la testa, mangiare di meno o rafforzare i muscoli delle falangi, accetterò ogni suggerimento senza storie. Lui ne sa di più e io devo imparare a scalare. Se invece scrivo un libro, appena qualche revisore o editor mi dirà che le frasi sono involute, che uso troppi aggettivi o che dovrei allenare la mia capacità di sintesi, mi sentirò mortificato, quando non furibondo. Chi si crede di essere lui? Cos'ho io che non va? Io non voglio imparare a scrivere, voglio che il mondo conosca le mie storie! Questa suscettibilità degli aspiranti scrittori, combinata al fatto recente che con le nuove tecnologie è possibile autopubblicarsi un libro a prezzi stracciati, dovrebbe convincere chiunque a chiudere la sua casa editrice e ad aprire una palestra. Il lavoro delle case editrici è sempre stato più o meno questo: intercettare, aggiustare, stampare e distribuire libri buoni e vendibili. I lettori, fino a poco tempo fa, potevano leggere i libri solo se qualcuno li pubblicava e la credibilità di un libro si sovrapponeva in buona parte a quella della casa editrice.

    Il servizio Kindle direct publishing che propone Amazon, invece, permette di fare tutto quello che fa una casa editrice ma annullando i tempi di attesa, la mediazione e le fastidiose revisioni: scrivo il mio libro, aggiungo una copertina, lo metto in vendita su Amazon e cerco di venderlo. Se funziona, lo saprò direttamente dai miei lettori. Detta così sembra la soluzione perfetta: Amazon non ti giudica! Amazon realizza i tuoi sogni! Ma, soprattuto, Amazon non rischia niente. Delle due l'una, o lo strazio della revisione o l'illusione del direct publishing. Sembra che non ci sia una terza via. E invece forse c'è.

    Si chiama Bookabook ed è una casa editrice che usa il crowdfunding per combinare il meglio dell'editoria analogica con l'immediatezza del mondo digitale. Funziona così: gli aspiranti scrittori sottopongono le loro opere di prosa (per ora niente poesia), gli editor di Bookabook si impegnano a leggerle tutte, fanno una prima selezione e, per ogni opera considerata all'altezza, aprono una campagna di crowdfunding. A questo punto, la decisione passa nelle mani dei lettori, che potranno leggere un'anteprima dell'opera, interagire con l'autore e infine valutare se preordinarne una copia. Soltanto le opere che raggiungono l'obiettivo prefissato di copie vendute durante la campagna di crowdfunding vengono pubblicate in versione cartacea e distribuite nelle librerie. L'intuizione di Bookabook sembra quella di sfruttare la tecnologia per quello che sa fare meglio (connettere migliaia di persone) così da potersi concentrare su tutto il resto: selezione e rischio d'impresa. Se Amazon la fa tanto facile ma poi non rischia niente, Bookabook propone all'autore un patto più solido. La campagna di crowdfunding, infatti, non copre tutte le spese di produzione e distribuzione del libro, ma si ferma, a seconda del genere e dell'edizione, tra il 30 e il 60 per cento del costo totale. Perciò, la vera prova del successo del libro rimane il lancio sul mercato. Bookabook chiede, sì, ai suoi autori di superare la prova del crowdfunding, ma poi li sostiene caricandosi il rischio che il libro vada invenduto. Bookabook ti giudica! Ma lo fa per il tuo bene!

    Da notare che l'ultimo libro lanciato, “L'influenza del blu”, è il romanzo d'esordio di Gulio Ravizza, oggi responsabile marketing di Facebook, in passato di Amazon, nonché colui che ha lanciato Kindle in Italia. Ha scelto Bookabook con evidente cognizione di causa e ha accettato il rischio di non passare la doppia selezione degli editor e del crowdfunding. E' andata bene e ora è sul mercato. Da quando è nata, nel 2014, Bookabook ha raccolto 85.500 lettori, pubblicando 250 libri e vendendo più di 50mila copie nel solo 2019. E Tomaso Greco, cofondatore assieme a Emanuela Furiosi, ci tiene a sottolineare che alcuni degli autori di Bookabook sono poi approdati a case editrici di riconosciuto prestigio. Il che non suona tanto come reverenza, ma più come sano spirito di competizione.

    Edoardo D'Elia