I fotogrammi della splendida sconfitta registrata da Matteo Salvini in Emilia-Romagna, in quella regione di cui l'ex ministro dell'Interno chiese in mutande i pieni poteri da una famosa spiaggia del litorale romagnolo, possono essere messi a fuoco con precisione solo se inseriti all'interno di una pellicola ben più complessa e molto più ambiziosa la cui trama riguarda non una semplice elezione regionale ma una decisa e progressiva ribellione di un pezzo d'Italia contro la grammatica estremista veicolata dalla cultura populista. Le elezioni in Emilia-Romagna hanno assunto un significato importante dal punto di vista simbolico non solo per la posta in gioco più importante – il tentativo di conquistare una delle storiche roccaforti della sinistra italiana e il tentativo di Salvini di trasformare un voto regionale in un referendum nazionale, tentativo magnificamente fallito – ma anche perché in Emilia-Romagna la Lega di Salvini ha provato a conquistare l'egemonia puntando forte su tre simboli politici divenuti quasi iconici: il Papeete di Milano Marittima, da cui venne trasmesso in eurovisione il delirio di onnipotenza di un ex ministro che sconta ancora oggi le conseguenze dei suoi peccati di hybris; la Bibbiano dei figli strappati di mano ai genitori a causa della sinistra, immagine utilizzata da Salvini per riattivare nella testa degli elettori un derivato dell'immagine dei comunisti che si mangiano i bambini; il Pilastro di Bologna, il quartiere diventato famoso grazie alla scelta fatta da Salvini di citofonare a reti unificate a una famiglia tunisina sospettata di essere non si sa bene su quali basi il principale veicolo di spaccio del quartiere. I dati delle regionali di ieri – e anche in Calabria, dove la Lega ha vinto, lo ha fatto perdendo dieci punti rispetto alle europee di maggio – ci dicono non solo che Salvini ha perso una regione che tutti i leghisti erano certi di vincere a mani basse (è finita 51 a 43). Ma ci dice anche che nei tre luoghi simbolo dell'attivazione della bestia salvinana l'estremismo di Salvini è stato respinto al mittente. Nella terra del Papeete, ovvero nelle 29 sezioni di Cervia, Bonaccini ha conquistato il 48,8 per cento delle preferenze contro il 46,1 dell'avversaria (il look da tronista potrebbe essere stato d'aiuto al governatore uscente ed entrante). A Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, Bonaccini ha vinto con il 56,7 per cento dei voti. Al Pilastro, a Bologna, il Pd ha guadagnato consenso rispetto alle europee, la Lega ha perso tre punti e Bonaccini ha ottenuto 19 punti in più rispetto alla rivale della Lega. Il film relativo alle molte sberle ricevute negli ultimi mesi da Salvini è però un film che parte da lontano e si può dire senza paura di essere smentiti che la politica dell'estremismo è da mesi che si ritrova schiaffeggiata in ogni sua dimensione. E' stata schiaffeggiata a maggio, quando l'Europa ha messo in minoranza il nazionalismo in versione salviniana. E' stata schiaffeggiata ad agosto, quando il Parlamento sovrano ha messo in minoranza il populismo sovranista. E' stata schiaffeggiata a dicembre, quando il nuovo ministro dell'Interno ha dimostrato che per governare l'immigrazione non occorre inseguire follower ma occorre ottenere risultati. E' stata schiaffeggiata a dicembre, quando centinaia di migliaia di ragazzi in tutta Italia hanno strappato da sotto il naso di Salvini il monopolio mediatico della piazza. E' stata ancora schiaffeggiata a dicembre quando la Lega ha cercato di far rivivere i suoi istinti antieuropeisti attaccando in modo furioso una riforma del Fondo salva stati i cui dettagli erano stati negoziati proprio dal governo guidato dalla Lega.
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