E' stato respinto con gravità e leggerezza un usurpatore, l'uomo del citofono che per la seconda volta avanzava la sfida dei pieni poteri personali, un tipo alla Enrico VI che voleva semplicemente to set the aspiring Catalina to school, far scuola all'ambizioso Catilina. Respinto al Pilastro, al Papeete e a Bibbiano, luoghi simbolo del suo modo sedizioso di concepire la politica democratica, il famoso “populismo”. Respinto da un popolo che non ha voluto “sentire” i suoi baci alla salama, le sue intemerate vittimiste, il suo scartare la povera candidata in favore del macho aggressivo onnipossente e trucibaldo che da ex ministro dell'Interno si traveste da lattaio e suona alla porta di casa, non ha voluto sentire e ha preferito “pensare”, giudicare, bocciare con agio e nettezza elettorale in una giornata di arrembaggio alle urne. E' stato annegato in un mare di sardine, gente normale, semplice, antiretorica, stanca di bellurie da trivio e un po' malandra, fine di tatto e di fioretto, alla quale le più belle menti del sociologismo politico da quattro soldi avevano predetto che erano lì per rafforzarlo, che erano dei pariolini del portico bolognese, minoranze Dams irrilevanti quando entra in scena la Bestia. E' stato battuto da un fustaccio con la faccia bonaria e intelligente, uno che aveva raccolto un sistema di consenso e di potere in pezzi per governare bene una regione ricca e riformista, allegra e disincantata. Uno che in televisione non andava quasi mai, un non frequentatore di bordelli minori, quel che si dice un amministratore con il buon gusto iscritto nella bandiera.
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