Il j'accuse di Ghosn

    L e autorità giapponesi sostengono che il loro sistema giudiziario assicuri alle imprese un buon funzionamento e che salvaguardi i diritti dei sospettati e degli imputati. Ma la mia esperienza, cominciata con l'arresto del novembre 2018, dimostra che tutto ciò è falso”. Comincia così la lettera inviata al Financial Times da Carlos Ghosn, ex amministratore delegato dei gruppi Nissan, Renault e Mitsubishi, sfuggito in modo insospettabile dal Giappone, dov'era in libertà vigilata, per trovare riparo in Libano. 

    “Sono stato strappato alla mia famiglia, ai miei amici e alle compagnie che guidavo, e detenuto sotto le pressioni dei procuratori che mi chiedevano di confessare una serie di accuse false che mi avrebbero destituito dal mio ruolo e ridotto l'influenza di Renault su Nissan”, continua Ghosn.  Il manager ha passato in rassegna quelle che, secondo lui, sarebbero le prove di una campagna di disinformazione condotta sulla sua pelle dai procuratori giapponesi. “Come diretta conseguenza del caos e delle lotte incaute di potere che hanno fatto seguito alla mia incarcerazione, il prezzo delle azioni della compagnia è sceso del 30 per cento, mentre il Msci World Auto Index nel frattempo è cresciuto del 7 per cento. Il valore di mercato di Nissan è sceso sotto quota 10 miliardi di dollari, i profitti sono crollati del 95 per cento e sono stati annunciati 12.500 licenziamenti. Il mio successore, Hiroto Saikawa, ha ammesso di aver ricevuto pagamenti accessori. Eppure rimane al suo posto. E' un doppio peso radicato nel vero e proprio bias”.

    La difesa di Ghosn passa poi all'elencazione dei motivi per cui il Giappone non sarebbe all'altezza degli standard occidentali in materia di giustizia. “Il ministro Mori mi ha incoraggiato a ‘provare la mia innocenza' in tribunale. Ciò significa ignorare la presunzione di innocenza e l'onere della prova di colpevolezza che sono fondamentali per ogni corretto e moderno sistema giudiziario – scrive l'ex ad brasiliano –. Credo sia una violazione dell'indipendenza giudiziaria, un principio fondamentale della rule of law”.

    Le inefficienze del sistema giudiziario giapponese, ricorda ancora Ghosn, non sono una novità. Per esempio i membri della commissione delle Nazioni Unite contro la tortura avevano denunciato le violazioni dei diritti umani già nel 2013. Mentre oltre un migliaio di avvocati aveva firmato una lettera in cui si chiedeva di eliminare il “sistema di ostaggi” creato dalle autorità di Tokyo.

    “Ho rispetto per la popolazione giapponese e la loro cultura. Secondo me, il paese merita di meglio dai suoi leader, inclusi il ministro Mori e i responsabili dei danni causati a Nissan e all'alleanza con Renault e Mitsubishi”, ha concluso Ghosn.