L a Libia, l'Iran, Trump, il caso Suleimani, il ruolo dell'Europa e poi le politiche economiche dell'esecutivo, l'Ilva, l'Alitalia, la prescrizione, le intercettazioni, la tenuta della maggioranza, la riforma dell'Irpef, le tasse e uno scenario europeo per il domani del governo. Abbiamo passato un'ora ieri a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, poco prima che il premier ricevesse il generale Khalifa Haftar e poco prima che andasse in fumo l'incontro programmato con tanto di picchetto d'onore con il premier libico Fayez al Serraj, in una giornata in cui il capo del governo ha cercato in qualche modo di affermare una centralità dell'esecutivo sul dossier libico. Con il presidente del Consiglio abbiamo provato a parlare a tutto campo, cercando di non perdere il filo del discorso in mezzo ai mille slalom del premier, ma la nostra conversazione non poteva che partire da qui e non poteva che partire da una domanda secca: ma l'Italia ha scelto o no da che parte stare in Libia? “Su questo dossier – dice Conte – vedo da troppo tempo delle rappresentazioni completamente sbagliate. L'Italia fa della coerenza il punto di forza della sua politica internazionale. E io come presidente del Consiglio ho il dovere di assicurare una piena coerenza d'azione anche e soprattutto in materia di politica internazionale. Abbiamo scelto sin dall'inizio di parteggiare per il benessere e la prosperità del popolo libico. Per giungere a questo risultato abbiamo appoggiato, in linea con l'Onu e con il riconoscimento dell'intera comunità internazionale, il governo di accordo nazionale presieduto da Serraj. Ciononostante abbiamo sempre mantenuto un approccio inclusivo, favorendo il dialogo con tutti gli attori libici, perseguendo questa linea anche in occasione della Conferenza di Palermo”. Ma l'Italia ha scelto o no da che parte stare in Libia? “Occorre considerare che lo scenario libico si è sempre mostrato molto complesso e, in particolare, tradizionalmente frammentato in molteplici fazioni, tribù, milizie. Al fine di favorire una soluzione politica che stabilizzasse definitivamente il paese e integrasse tutte le componenti anche della Cirenaica, abbiamo cercato di coltivare sempre anche un dialogo con il generale Haftar. Ed è per questa ragione che ieri pomeriggio, come già altre volte, ho incontrato quest'ultimo per cercare di convincerlo a desistere dall'iniziativa militare e ad abbracciare un percorso di negoziazione utile a indirizzare la Libia verso una definitiva pacificazione”. E' possibile però, insistiamo con Conte, scommettere sulla pacificazione in Libia senza scommettere su uno dei due attori in campo? “Io non scommetto, non sono un giocatore d'azzardo. Come ho dimostrato in queste ore, lavoriamo per trovare soluzioni politiche, nel confronto e nel dialogo, e cerchiamo, per quanto possibile, di fare il massimo per evitare che si consolidi un conflitto ‘per procura', con attori esterni che invece di contribuire al dialogo e a una soluzione politica, finiscano per alimentare il conflitto armato. Siamo convinti che l'unica soluzione plausibile e sostenibile sia porre fine a tale spirale bellica, promuovendo una dinamica negoziale che ponga al primo posto l'interesse del popolo libico a vivere in pace e in prosperità”.
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