Nel '93 facevo trash tv con Mozart. Non era antipolitica

    Io facevo trash tv, e uscivo grottesco da un secchio della spazzatura, ma cantando Mozart, l'aria iniziale di Leporello. Vabbè. Lo storico ricorda il secchio e trascura il canto che lo spiegava e assurdizzava, vabbè. Poi esagera. “Antipolitica” è il suo bollo, e assimila, come dicevo, una trasmissione in totale controtendenza, che era cornice del tramonto doloroso e facinoroso della Prima Repubblica e dei partiti, che era una specie di confessionale triste, e a volte surreale, per i suoi capi trascinati nelle inchieste, colpiti da accuse infamanti. Vennero tutti: Misasi, che piangeva; Andreotti, che si difendeva dalle insinuazioni sulla mafia; Cossiga irridente; Craxi, la sera delle monetine, sfuggendo alle monetine per arrivare in studio, scortato da un centinaio di Carabinieri, con il titolo greve di Repubblica (“DA FERRARA L'ULTIMA SFIDA AL PAESE”). Ospite quasi fisso era don Gianni Baget Bozzo, che Pannella chiamava “il cappellano della Prima Repubblica”. Altro che antipolitica. Insomma, uno storico deve documentarsi e evitare svarioni così sconclusionati.

    Non che la faccenda sia così importante, al di là del caso personale e della mia stizza. Ma è anche, per i risvolti pubblici, la dimostrazione della debolezza del mezzo televisivo, e dei media in generale. Uno passa i migliori anni della sua vita a difendere i malandrini politici, per distinguerli dai malandrini e basta, e per distinguersi dalle persone perbene tutte forche, fax e gogne e cappi in parlamento, eppoi arriva lo storico che imbroglia tutto e consegna agli archivi la documentazione irrisoria della sua memoria. Era già successo con un altro storico si-fa-per-dire, lo strennista inesausto Bruno Vespa, che senza parere, quando mi era capitato di raccontare qui e altrove, anche in tv da Lerner, la storia anticipata del minicolpo di D'Alema per diventare presidente del Consiglio al posto di Prodi, precorrendo tutto ora per ora, giorno per giorno, fino alla sera fatale in cui annunciai il governo D'Alema del giorno dopo, stravolse tutto attribuendo il colpo ai suoi amici democristiani Franceschini e Marini, con una cronaca infedele e arbitraria, che solo Francesco Verderami nel Corriere ebbe poi il coraggio di rivedere e smentire. Storici veri e si-fa-per-dire galoppano nella prateria dell'ambiguo, senza scrupoli talvolta. E il mondo mediatizzato, malamente mediatizzato, premia le loro castronerie, i loro veli e veline. Il che mi fa ovviamente incazzare. Formigli ammia!