Un intellettuale eclettico fra Schmitt e Girard

Il libro “Origins of Order” è l'ultimo passo di un percorso sui limiti del liberalismo e il ritorno del sacro

    N el suo ultimo libro, Origins of Order: Project and System in the American Legal Imagination, Paul W. Kahn si propone di riconcettualizzare l'intero immaginario legale della tradizione americana, per ancorarlo alla distinzione fra progetto e sistema, a suo dire più profonda ed efficace di quelle che sono state usate per spiegare la dialettica interna alla potenza che domina e sovrasta tutti gli immaginari dell'umanità. La vastità del programma che Kahn si propone quadra con il personaggio. Professore alla scuola di legge di Yale, dove insegna corsi di diritto costituzionale e dirige il centro per lo studio dei diritti umani, Kahn è un intellettuale multistrato che si è cimentato negli ambiti più diversi, dalla teologia politica allo stile dell'argomentazione nelle opinioni della Corte suprema, dalle teorie costituzionali alla guerra dei droni, sempre cercando di cogliere qualcosa di essenziale e fondativo. I suoi studi sul sacrificio come fondamento della legge e del vivere comune delle società umane, fatto che limita fatalmente le capacità dell'idea liberale di spiegare il mondo, hanno suggerito accostamenti con le opere di Giorgio Agamben e René Girard.

    Per spiegare alle giovani generazioni la pertinenza dell'indagine filosofica per l'oggi, ha scritto anni fa un libro in cui spiega i fondamenti filosofici su cui poggiano alcuni film che hanno contribuito a modificare l'immaginario sociale occidentale negli ultimi anni. Ha scritto della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, il capostipite di tutti gli eventi dolorosi, e attraverso questa ha affrontato in modo originale il problema del male. In Putting Liberalism in its Place, del 2005, ha messo in luce l'impossibilità concettuale del liberalismo di comprendere adeguatamente le relazioni sociali, che vanno inquadrate nella dimensione del sacrifico. Una delle sue massime più note è: “Sappiamo chi siamo quando conosciamo ciò per cui siamo disposti a sacrificarci”. Nello stesso filone sacrificale si colloca anche Sacred Violence: Torture, Terror, and Sovereignty, del 2008, dove l'autore legge la guerra obliqua del terrorismo e la reazione dopo l'11 settembre alla luce delle precedenti elaborazioni, concludendo che la legge di per sé non potrà mai rendere adeguatamente ragione della violenza politica. Il suo senso va ricercato piuttosto nella teologia politica, sostiene Kahn, seguendo un filone schmidtiano che lui andava sviluppando prima che tornasse di moda, se di moda si può parlare.