C'è un giudice in Australia
Dubbi sulla condanna del cardinale Pell, l'Alta corte accoglie l'appello
Non aveva tutti i torti il giudice d'appello Mark Weinberg che votò contro la condanna di George Pell a sei anni di carcere per abusi su minori. Scrisse, nella sua opinione contraria rispetto all'orientamento degli altri due togati, che la testimonianza dell'unica vittima superstite non era attendibile e che – soprattutto – condannare il cardinale con quello che era emerso nel dibattimento avrebbe significato sovvertire il principio secondo il quale non si può giudicare nessuno colpevole senza aver dimostrato (da parte dell'accusa) la colpevolezza ogni oltre ragionevole dubbio. Il mainstream dominante, i giornali e le televisioni locali, avevano invece esultato per la condanna, con tanto di foto di Pell ammanettato sbattute in prima pagina. Ecco il capro espiatorio che si voleva in Australia per santificare la caccia al prete molestatore. I legali del cardinale avevano da subito annunciato ricorso all'Alta corte, ma più d'un osservatore aveva notato che difficilmente l'istanza sarebbe stata accolta: la più alta magistratura, infatti, raramente accetta i ricorsi. Per farlo devono sussistere fondati dubbi sulla sentenza del grado inferiore. Ed ecco il colpo di scena: i dubbi ci sono eccome e il processo va rivisto. L'udienza si terrà probabilmente nei primi mesi del 2020. La Santa Sede “prende atto della decisione dell'Alta corte di accogliere la richiesta d'appello”, ricordando che Pell si è sempre proclamato innocente. La storia del processo è nota, comprese le note boccaccesche di violenze in sacrestia esercitate da Pell ancora vestito con i paramenti sacri, con la porta aperta e senza che alcuno delle centinaia di presenti s'accorgesse di nulla. Il clima da caccia alle streghe esigeva lo scalpo di un alto rappresentante delle gerarchie australiane. Il primo tentativo fu con il vescovo di Adelaide, condannato per aver coperto preti pedofili, costretto alle dimissioni e poi riconosciuto innocente. C'è un limite a tutto, anche alla gogna.


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