Parte dal Veneto (ma per parlare a tutti) il “manifesto dei sindaci”
Roma. Un “manifesto dei sindaci” che parte dal Veneto, terra negli ultimi anni leghista e a vocazione autonomista, per parlare a tutti, e prima di tutto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in vista dell'assemblea nazionale dell'Associazione dei comuni italiani che si terrà ad Arezzo dal 19 al 21 novembre. Lo ha presentato ieri sul Corriere del Veneto Maria Rosa Pavanello, presidente dell'Anci locale e già sindaco pd di Mirano, sottolineando però il trasversalismo dell'iniziativa. Non si tratta di un passo verso un altro partito dei sindaci (uno c'è già, l'Italia in Comune dell'ex Cinque stelle Federico Pizzarotti). E però il sindaco in sé, figura ibrida, sospesa e protesa tra istituzione e cittadino, da almeno vent'anni è diventato simbolo di eccellenza e degrado a seconda della città e del momento (basti pensare oggi ai casi opposti della Roma di Virginia Raggi e della Milano di Beppe Sala). Dal ruolo di sindaco sono passate alcune delle carriere politiche nazionali (prima e dopo Matteo Renzi); e dall'elezione del sindaco sono passate sperimentazioni di sistemi elettorali anche auspicati per passate e future elezioni politiche. “I sindaci hanno sempre fatto squadra, i problemi su cui ci confrontiamo non hanno colore”, ha detto Pavanello: “I cittadini sono convinti che il sindaco possa risolvere qualunque problema e se ciò non accade, anche se è materialmente impossibile, si ricorre a insulti in rete e sui social”. C'è infatti, sullo sfondo, anche la fatica di fare il sindaco (sottinteso: tra intoppi burocratici e difficoltà per le imprese che vogliono investire in una città). Ed è al pragmatismo dei sindaci, sempre più spesso, che gli analisti politici si rivolgono in cerca di soluzioni per il futuro del paese in bilico tra populismo e inconcludenza.
Ma che cosa chiedono i primi cittadini dal Veneto alle istituzioni, alle forze produttive e alle parti sociali nel loro “manifesto-appello” in dieci punti “per restituire ai sindaci la dignità che la Costituzione riconosce loro”, visto che sono loro “il livello di governo più vicino ai cittadini, al centro del dibattito pubblico”? L'idea è di sensibilizzare il governo Conte bis e il Parlamento perché rimuovano gli ostacoli che impediscono a chi amministra un comune di dare ai cittadini le risposte che chiedono, dalla burocrazia ai limiti imposti a spese e personale. In vista della riunione di Arezzo, dove i sindaci di tutta Italia vedranno anche il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, degli Affari regionali Francesco Boccia, delle Infrastrutture Paola De Micheli, della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone e il presidente della Camera Roberto Fico, l'Anci punta su tre chiavi: “Ascoltare, decidere, migliorare”. Tra le richieste: il riconoscimento delle risorse necessarie per adempiere alle funzioni che sono state assegnate ai primi cittadini, una maggiore autonomia decisionale, lo sblocco delle assunzioni, meno burocrazia, un ruolo di peso nella riforma federalista, maggiori tutele dai rischi penali e contabili in cui incorrono nell'esercizio delle loro funzioni e maggiore protezione dalle intimidazioni sul web e fuori dal web. “Siamo il tessuto connettivo del paese e delle comunità, come dice il presidente Mattarella”, ha sottolineato Maria Rosa Pavanello nel presentare il documento: “Un ruolo che vogliamo svolgere fino in fondo e per questo sentiamo l'esigenza di costruire e favorire un dibattito e un percorso per dare dignità al ruolo di sindaco. E per essere messi nella condizioni di poter svolgere le nostre funzioni… Questo manifesto guarda al futuro perché di una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che si dà a una tua domanda”.
Marianna Rizzini


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