
Scongiurato il bullismo di governo. Poi vedremo
Il presidente del Partito popolare europeo pare lo corteggi, ampiamente ricambiato anche se con le dovute cautele. L'euro è irreversibile, ha confidato il senatore ai giornali, anche se poi si è spaventato delle sue parole (anche lui mente sapendo di smentire?).
Non si vuole capire una cosa assai semplice. Salvini era in una posizione pericolosa, per la Costituzione materiale della Repubblica e per sé stesso. Indossava divise militari, faceva il ministro dell'Interno in guerra con le organizzazioni umanitarie, voleva censire i Rom, occhieggiava di qua e di là armi per così dire alla mano, incontrava i capi delle tifoserie ultras, fino allo sballo totale del Papeete, fino alle derive ultime di un linguaggio da trivio. Era qualcosa di inconcepibile in una democrazia liberale: uno che gestiva in modo politicamente irresponsabile, e come complemento di una campagna elettorale permanente, il luogo della legge e dell'ordine. Ora è fuori e da fuori deve costruire una coalizione di partiti e di blocco elettorale credibile, una politica europea che conti su interlocutori meno inaffidabili dei mammozzoni ospitati a Piazza Duomo prima delle recenti elezioni di Strasburgo, insomma un sistema di alleanze nell'Europa com'è e come dovrebbe essere e non nell'incubo sovranista, deve recuperare tutto il leghismo di amministrazione e di governo che per anni, grazie a Berlusconi, si era fatto le ossa, con alti e bassi, nella parte più ricca e produttiva del paese e tutto questo è diverso dall'avere occupato un ministero della forza, con un colpo “contrattuale” alle spese dei grillozzi, per farne un uso ideologico e demagogico.
L'euro non si sa, certo il senatore Salvini è reversibile e prima di affidargli un'oncia di credibilità politica bisogna che ne faccia di strada, partendo dalla riviera adriatica. Ma tutta la scena è cambiata con la crisi di agosto. Chi sognava e sogna un governo di bellurie a Cinque stelle, di capacità decisionali e di prefigurazione, una nuova alleanza strategica, è responsabile dei suoi sogni, e se li tenga. Giuseppi e i suoi fratelli possono dare quel che possono dare, pochino. E per adesso hanno funzionato solo e precisamente nel senso di sbarrare il passo a un energumeno, quello che viene dopo è ancora tutto da scoprire, e le avvisaglie sono piuttosto controverse. La defenestrazione del Viminale ha interrotto una spirale che era obiettivamente pericolosa. Ora con l'Emilia e la Toscana, dopo la passeggiata su Terni, viene un'altra prova: quelle sono regioni di apparati, welfariste, dove alle élite cosiddette si possono attribuire molti difetti ma sarà difficile disconoscere la loro caratura amministrativa di fornitori di servizi e organizzatori di un ordine sociale che ha avuto una tenuta robusta. Con un poco di faccia tosta, e un po' di coraggio, al senatore Salvini si opporrà, come è successo a Milano anche nel pienone nazipop (nazionalpopulista), un territorio non facilissimo da battere e sfigurare. Alla fine è possibile e forse probabile che la famosa maggioranza di centrodestra si configuri come un destino inevitabile, ma dovremo sempre congratularci con noi stessi per il ritardo benigno con cui ci si sarà arrivati, e per i modi meno bruschi, meno bulli.


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