“Ilva dimostra che all'Italia serve una Iri 2.0, e al M5s più maturità”, dice il grillino Zennaro

Valerio Valentini

    Roma. Partiamo dalle basi. “No, lo scudo fiscale non andava tolto: cedere è stato un errore”. Antonio Zennaro parte da questa ammissione, come volendosi sgravare subito la cattiva coscienza di grillino. “Detto questo – prosegue il deputato abruzzese del M5s – se riduciamo tutto a questo, perdiamo di vista il vero problema”. E qual è? “La totale mancanza di politica industriale: all'Italia manca programmazione, manca strategia nei settori fondamentali. Dalla siderurgia all'aerospazio, dall'innovazione alla cybersecurity. Insomma, guardando al disastro dell'Ilva mi convinco che serve una Iri 2.0”.

    Un ritorno al passato. “Non rimpiango lo stato che fa i panettoni, né la lottizzazione dei partiti. Ma una leva pubblica per gli investimenti strategici, aggiornata alle esigenze dell'oggi, è necessaria. Certo, so già che l'accusa di statalismo scatterà immediata, ora”. Appunto: l'Ilva in mano statale sembra il preludio a una nuova Alitalia. “Ma anche altri paesi europei hanno strumenti simili, banche di investimenti pubblici con grandi poteri. Ce l'ha la Francia, ce l'ha la Germania. L'Italia ha Cdp, ma la cassa non riesce ad assolvere appieno a questo suo compito. Ma se non ci attrezziamo, continueremo a restare terreno di conquista di paesi stranieri, soprattutto dell'Est, che arrivano da noi coi loro fondi sovrani a rubarci le migliori competenze. Come M5s avevamo imboccato la strada dello ‘stato innovatore', poi ci siamo fermati. Manca un organismo deputato all'elaborazione di una strategia: e speriamo che questo nuovo ‘team dei facilitatori' di cui parla Di Maio possa servire”.

    Ma nel M5s non è che manca una riflessione sulla politica industriale: il punto è che c'è una dilagante cultura anti-industriale. C'è gente che vuole fare un parco giochi, a Taranto. “Certo, dobbiamo affrancarci da queste posizioni ideologiche. Anche questo Green new deal, ad esempio. Bello, ma cos'è? Se è solo un mix di piccoli incentivi e tasse sulla plastica, non serve a granché. Servono miliardi d'investimento sulla transizione industriale, ma l'Ue deve consentire che quei soldi vengano dissociati dal patto di stabilità”.

    Prima d'invocare flessibilità a Bruxelles, si potrebbe evitare di spendere soldi in misure improduttive come reddito di cittadinanza e quota 100. “Il reddito di cittadinanza lo difendo. Su quota 100, invece, credo anche io che vada fatta una profonda riflessione, per utilizzare meglio quei soldi. Non in questa legge di bilancio, che ormai è impostata, ma di sicuro l'anno prossimo andrà rivista”.

    Valerio Valentini