Il Monte di stato se la cava col trading di Btp
Plusvalenza straordinaria grazie alla vendita di 1,5 miliardi di titoli pubblici
Il Monte dei Paschi di Siena sta facendo di tutto per rimettere a posto i bilanci, comprese operazioni di trading su titoli di stato italiani, che grazie alla drastica riduzione dello spread sovrano sono risultate particolarmente vantaggiose per la banca amministrata da Marco Morelli e controllata dal Tesoro. Dai conti del terzo trimestre di quest'anno, presentati mercoledì alla comunità finanziaria, emerge una plusvalenza straordinaria di circa 90 milioni di euro realizzata dal Monte grazie alla vendita di 1,5 miliardi di euro di Btp. Non si sa esattamente quando la cessione sia avvenuta, ma trattandosi del terzo trimestre è probabile che la banca abbia approfittato della finestra di mercato che si è aperta a metà agosto con la crisi del governo gialloverde e l'insediamento del Conte Bis. Insomma, la banca ha acquistato Btp quando il differenziale dei rendimenti con i bund tedeschi era alle stelle e li ha rivenduti con lo spread in picchiata e i premi sul rischio fortemente ridotti. Quando si dice cogliere l'attimo. Nulla di male, s'intende, anche perché Mps non sarà stata certo l'unica banca italiana o straniera a beneficiare del venir meno degli effetti negativi provocati dall'allargamento dello spread. Il caso colpisce per un'altra ragione. Il guadagno da trading fatto dalla banca pubblica mette ancora più in luce gli scarsi risultati realizzati con il core business. Gli analisti di Equita osservano che i risultati di Mps nel terzo trimestre “sono sopra le attese solo grazie al trading” mentre si registra una forte contrazione del Nii (Net interest income), che rappresenta il margine che deriva dall'attività tipica della banca. “Il significativo calo del Nii è legato a una combinazione di fattori che non scompariranno in futuro e riducono strutturalmente la redditività”, Una considerazione che dovrebbe indurre a riflettere sul fatto che la scissione di 12-14 miliardi di crediti deteriorati a favore della società Amco (la ex Sga) che il Mef sta trattando con l'Unione europea potrebbe non essere sufficiente a rendere appetibile la banca agli occhi degli investitori privati quando arriverà il momento per lo stato di farsi da parte.


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