Twitter non ama più la primavera araba
Le primavere arabe, tra il 2011 e il 2012, sono state probabilmente il momento di massimo riconoscimento pubblico per i social network americani. Twitter e Facebook, ma soprattutto Twitter, al tempo furono osannati in tutto il mondo come piattaforme portatrici di libertà, che consentivano a chi manifestava contro governi corrotti e autoritari di organizzarsi e di esprimere la propria opinione, e aiutavano i giornalisti a capire cosa succedeva di momento in momento, nelle piazze tunisine ed egiziane dove i media tradizionali non avevano accesso, o erano censurati. Negli anni successivi il mito dei social si è sgonfiato, anche perché Twitter e Facebook (e YouTube) hanno assunto il ruolo meno lusinghiero di megafono della propaganda antisistema nel mondo.
Le cose sono cambiate a tal punto che quando, lo scorso settembre, si sono levate sparute proteste contro il dittatore egiziano Abdel Fattah al Sisi, Twitter ha sospeso o cancellato alcune decine di account che inviavano messaggi di sostegno alle manifestazioni. Lo ha rivelato a BuzzFeed Wael Eskandar, un ricercatore che ha lavorato su un campione di alcune decine di account, ma che ha raccolto testimonianze di centinaia di casi: vignettisti, egiziani residenti all'estero, menifestanti, tutti si sono trovati con l'account sospeso guarda caso durante i giorni delle proteste. Twitter sostiene che si è trattato di un errore.


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