
Quanta innovazione ci vuole per creare la mela perfetta?
Se, dopo la parola “Innovazione”, mettete “Mela”, anzi “Apple”, ecco che viene subito in mente Steve Jobs, Cupertino, gli iPhone, gli iPad, i Macintosh (che poi con la grafia “McIntosh Red” è una varietà di mela canadese). E' una specie di monopolio mentale, che impedisce di associare “Apple” a “Innovazione” e pensare ad esempio all'etichetta discografica dei Beatles. Figuriamoci poi associarlo al frutto eponimo. E invece.
Il mondo delle mele, intese come segmento merceologico del reparto frutta e verdura nei supermercati, questo dicembre sta per essere rivoluzionato, perlomeno negli Stati Uniti. Che la frutta venisse selezionata per avere varietà più “comode” e che piacciono di più è cosa risaputa e praticata da secoli – in realtà da circa 15 mila anni, dato che l'agricoltura nasce come incrocio, selezione e coltivazione di piante selvatiche – ma non è sempre chiaro a tutti sino a che punto siamo arrivati e il ruolo che l'innovazione sta giocando.
Ce lo spiegano gli americani, che hanno creato da zero un nuovo tipo di mela: Cosmic Crisp. E si sono messi d'impegno nella nuova impresa: coltivata con tanto di brevetto, trademark e copyright (sì, “diritto di riproduzione”, nel senso letterale) solo da contadini autorizzati nello stato di Washington per i prossimi dieci anni, la Cosmic Crisp è stata studiata e raffinata negli ultimi venti anni dalla Washington State University. Ci sono già 12 milioni di meli capaci di produrre le Cosmic Crisp e questo Natale sugli scaffali dei verdurai americani ne arriveranno 450mila cassette, per poi aumentare la quota di produzione a 2 milioni di cassette nel 2020 e 20 milioni nel 2021.
I meleti sono molto diversi da quelli che fanno parte dell'inconscio collettivo: gli alberi sono in realtà piante nane, ingegnerizzate per essere più facilmente inserite in parcelle di terreno a sfruttamento intensivo e per facilitare la raccolta. I frutti hanno una colorazione spettacolare, rossa screziata, che un anonimo partecipante a uno degli innumerevoli focus group fatti per arrivare al prodotto perfetto per la sua “audience”, ha definito come “un pezzetto di cielo notturno punteggiato di stelle”. Una complessione da record che dura per dodici mesi dal momento in cui la mela viene raccolta: l'ideale per lo stoccaggio, il trasporto e la messa a scaffale senza rischio di veder calare la qualità del frutto (ed è ottimo per l'esportazione, che è già pianificata in 60 paesi). Il gusto della mela Cosmic Crisp è perfetto: succoso, abbondante, un po' dolce ma anche un po' amaro. E la polpa non è farinosa ma gradevole alla lingua oltre che al palato.
La Cosmic Crisp, costata di marketing appena qualche decina di milioni di dollari, è la punta di diamante di un settore industriale che soltanto nello stato di Washington vale 2,5 miliardi di dollari all'anno. Il Northwest americano produce circa il 60 per cento delle mele consumate nel paese, cioè 140 milioni di cassette. A guidare il settore è il best seller, la mela Gala (23 per cento del totale), seguita dalla Red Delicious (20 per cento) e dalla Fuij (13 per cento). Il lancio di una nuova mela è insomma un affare importante, che muove un sacco di soldi e può potenzialmente cambiare la vita in meglio o in peggio a più di 1.500 aziende che coltivano mele e ai 50mila raccoglitori che staccano ogni anno 12 milioni di mele dagli alberi.
Una giostra di numeri per ricordaci che poi alla fine anche il frutto della conoscenza, così semplice, salubre e peccaminoso al tempo stesso (ci siamo giocati il Paradiso per un morso di mela, dopotutto), è diventato un prodotto e come tale suscettibile di innovazione. E il suo lancio un affare internazionale. Ricordatevelo la prossima volta che morderete una mela sempre rossa e sempre gustosa, in qualsiasi momento dell'anno o a qualsiasi latitudine.
Antonio Dini


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