Yeaaah! uuuh! buuuh! E' la democrazia parlamentare, bellezza

    Parlano con lo speaker, che li garantisce e li staffila. Parlano in lode dello staff, che sacrifica il weekend dopo 37 anni per un supersabato parlamentare da cui dipende molto del futuro: il weekend alle ortiche, sacrifici ultrachurchilliani, lacrime sudore sangue e famiglie afflitte dagli straordinari, bambini delusi (ma in una solare ottobrata mattinale londinese tra Hide e Regent's Park). Parlano con il turbante, se lo vogliono, altro che laïcité.

    Il premier risponde a tutti. Si siede si rialza in piedi ogni volta, come alla messa cattolica (Bercow: primeministeeeer!). Dà a Corbyn di semimarxista, un vero insulto nell'understatement. Vanta l'accordo, in cui nessuno credeva. Dice che il cuore del paese è diviso, sia tra chi era per o chi era contro la Brexit: tutti europei e tutti britannici. Ora bisogna riunirlo, e c'è un testo legislativo da votare per farlo, e per andare avanti. Gli amici europei e il business, e i cittadini, non aspettano altro, dice, mentre si radunano le masse incongruamente e generosamente riunite per l'appello al people's vote, che c'è già stato tre anni e mezzo fa, per essere veritieri. Il fattore fatigue, il fattore noia, è sfruttato a piene mani, a piena gola. Ma fino all'ultimo c'è eccitazione. Il teatro è nelle vene del popolo e dei suoi rappresentanti. Tutti sanno che l'opera non è finita finché la cantante grassa non ha cantato, till the fat lady sings. Tutto è incerto, voto per voto. La dissimulazione regna sovrana e si mescola con candore e sincerità. E' la politica allo stato puro, ma politica applicata, non gassosa, politica con un oggetto, tutto è revocabile tranne il perseguimento di una decisione o di una deliberazione che continua a sfuggire e dipende dai numeri. Sui diritti doganali un parlamento fu sciolto e dopo una guerra civile un re fu decapitato. Ora le teste si contano.

    Post scriptum pomeriggio di sabato. Le teste si sono contate e come avete visto hanno scelto il rinvio, una tipica disposizione della democrazia parlamentare, un incubo che ci ha sempre fatto sognare.