Già in vista l'alleanza strategica. Un po' troppo

    Il carro davanti ai buoi. Un'esagerazione. Una fuga in avanti. L'alleanza strategica tra Pd e grillini annunciata come proposta in tv da Nicola Zingaretti la vedo con scetticismo. Ero per un monocolore grillino con appoggio esterno del Pd. Vabbè, hanno scelto la convivenza in uno stesso governo. L'importante era restituire il senatore Salvini ai talk-show, dove esercita quasi indisturbato i suoi pieni poteri. E allora uno fa buon viso. Ma ora gran fretta, sospetta: si dovrebbe aspettare il frutto di un'evoluzione identitaria possibile tra i Cinque stelle, lo stesso Pd dovrebbe sistemare le proprie idee anche a prescindere dall'appello antitrucista, c'è da verificare l'andamento di una nuova maggioranza trasformista che non fa più scandalo di quella trasformista precedente, in termini di Realpolitik, c'è da far funzionare una manovra necessariamente fragile, ricostruire un rapporto efficace e non solo di convergenza con Bruxelles, c'è da rielaborare una politica estera e di sicurezza in emergenza, ristrutturare il potere e in particolare quello della comunicazione pubblica o di servizio pubblico, c'è da farsi venire coraggio anche etico, con quanto succede di tragico in medio oriente, c'è da vedere come va nel novembre del 2020 negli Stati Uniti.