Lapo viva. Ecco il leader
D iciamoci la verità. Fintantoché non si sarà chiarito se Beppi Conte è il nuovo Craxi, o almeno un nuovo Forlani. Fintantoché non si sarà capito se Giggino possiede o meno la stazza internazionale di un nuovo Alfano. Fintantoché non sapremo se Matteo Renzi riuscirà o no a uscire dal cul de sac (per usare un eufemismo) del quattro per cento dove per ora si è ficcato. Fintantoché, insomma, va preso atto che l'unico leader carismatico, di carattere e preparazione, e che si sia spinto oltre Chiasso (ha avuto “il privilegio di lavorare per due anni come assistente di Henry Kissinger”, altro che farsi fotografare con Mr Mifsud) in grado di contrastare e battere Salvini è lui: Lapo Elkann. Che vero talento naturale della famiglia lo sia sempre stato, questo si sa. Solo che si è sempre occupato d'altro. Ma quando la situazione è disperata e il dovere chiama, eccolo qui. E' andato a Palermo a firmare un accordo con la sua Fondazione Laps e la Croce rossa, e ha deciso che era il momento: “Sono a favore delle ong che danno aiuto alle persone in mare. Trovo inoltre abbastanza vergognoso che nessuna delle istituzioni fosse presente a Lampedusa per la tragedia di migranti che si è consumata: da italiano mi intristisce”. Il bersaglio era fin troppo chiaro: “Non mi piace la parola migranti, mi sembra denigratoria e non rispettosa. Mi piace la parola nuovi italiani. Non mi piace Salvini, non mi piace il suo comportamento sul tema dei migranti perché lo reputo dissolutivo e non costruttivo”. Trovarlo, uno de sinistra che sia mai stato così efficace contro il Capitano. Poi ha smussato, Lapo, perché è timido, e si sa. Ma ha lavorato con Kissinger, lui, mica alla Leopolda, mica pizza e Link. E non può più tirarsi indietro. Vi dico la verità, lo voto.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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