Caccia a Mifsud
Roma. L'ultimo avvistamento risale al 21 maggio 2018, ormai un anno e mezzo fa, presso lo studio dei suoi avvocati a Zurigo, in Svizzera. Di quella foto, scattata da un iPhone, dell'uomo chiave del Russiagate scomparso nel nulla aveva parlato l'Associated Press, senza però pubblicarla. Ora il Foglio è in grado di pubblicare in esclusiva l'immagine di Joseph Mifsud, il “Professore” – secondo la definizione del procuratore speciale Robert Mueller – da cui è partita l'inchiesta sul Russiagate, ovvero sulle interferenze dei russi nella campagna elettorale americana.
Il nome del professore maltese, a lungo docente alla Link Campus di Roma – l'università dell'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti e fucina della classe dirigente del M5s – torna al centro del caso internazionale: secondo quanto riportato dal New York Times e dal Washington Post, venerdì 27 settembre il Procuratore generale americano William Barr è stato spedito dal presidente Donald Trump in missione a Roma per parlare con funzionari del governo italiano.
L'Amministrazione Trump è impegnata a “indagare gli investigatori”, ovvero a raccogliere informazioni sull'origine dell'inchiesta di Mueller, per screditare il lavoro del procuratore. Trump avrebbe fatto pressioni di questo tipo sul premier australiano Scott Morrison, probabilmente per verificare il coinvolgimento dell'ambasciatore australiano Alexander Downer (il primo ad avvisare l'intelligence statunitense delle manovre russe contro la Clinton), e adesso starebbe chiedendo collaborazione alle autorità italiane.
L'idea nel fronte trumpiano è che il Russiagate sia stato un “complotto” dei servizi segreti occidentali, in accordo con il “deep state” statunitense (la Cia e l'Fbi), per creare prima delle elezioni presidenziali del 2016 uno scandalo (le connessioni con i russi) in grado di far dimettere Trump nel caso fosse poi stato eletto presidente, come poi è accaduto. La teoria cospirazionista, portata avanti da George Papadopoulos, l'ex collaboratore della campagna elettorale di Trump condannato per aver mentito all'Fbi sui suoi contatti con i russi, è stata fatta propria e portata avanti dall'Amministrazione.
Non a caso secondo il Washington Post il procuratore Barr era in Italia con John Durham, attorney del Connecticut, che per conto del dipartimento di Giustizia sta indagando sulle attività dell'intelligence statunitense durante la campagna elettorale del 2016 per verificare se siano state “lecite e appropriate”.
E cosa c'entra l'Italia? Come detto, l'inchiesta sul Russiagate parte da qui. Secondo quanto appurato dall'indagine di Mueller è Joseph Mifsud, l'ex docente della Link Campus, colui che ha riferito all'allora consigliere della campagna elettorale di Trump, George Papadopoulos, che i russi erano in possesso di “migliaia di e-mail” imbarazzanti (“dirt”) su Hillary Clinton (e questo prima che i democratici venissero a sapere dell'hackeraggio dei propri sistemi informatici). Successivamente Papadopoulos si lasciò sfuggire la vicenda delle mail della Clinton rubate dai russi in un'enoteca londinese parlando con l'ambasciatore australiano che, successivamente, quando Wikileaks iniziò a diffondere le mail del Partito democratico e della Clinton, avvertì le autorità statunitensi della conversazione avuta con Papadopoulos, facendo così partire l'inchiesta sulle interferenze dei russi.
Mifsud e Papadopoulos si incontrano per la prima volta, il 14 marzo 2016, proprio a Roma alla Link Campus. Poi i due si sono visti di nuovo in un incontro a Londra, dove Mifsud era accompagnato da una studentessa russa della Link Campus presentata come “la nipote di Putin” (pur non essendolo). Oltre alle informazioni sulle mail della Clinton, Mifsud è anche il personaggio che ha messo in contatto Papadopoulos con figure nell'orbita di Vladimir Putin come Ivan Timofeev, esponente del Russian International Affairs Council, un think tank fondato dal Cremlino. L'ultima apparizione pubblica del professore risale al 31 ottobre 2017, quando le carte dell'inchiesta americana rivelano il suo coinvolgimento. Mifsud si trovava proprio alla Link Campus – dove coordinava attività e rapporti con l'Università Lomonosov di Mosca – ma dal giorno successivo sparisce nel nulla.
Come appurato da un'inchiesta del Foglio (18 aprile 2019), in questi anni di clandestinità, mentre era ricercato dalle autorità di mezzo mondo, Mifsud viveva nascosto a Roma in un appartamento pagato proprio dalla Link Campus attraverso una società controllata (la Link International) di cui Mifsud è socio al 35 per cento. Da quando è scaduto il contratto di affitto, al luglio-agosto 2018, non si hanno altre informazioni sul professore.
“In difesa degli interessi del nostro cliente, abbiamo discusso con interlocutori chiave della Link University del fatto che si debbano fare avanti e testimoniare davanti agli investigatori americani”, dice al Foglio Stephan Roh, che è l'avvocato del docente maltese nonché socio della Link Campus (possiede il 5 per cento delle azioni). Ma dov'è adesso il professore? “Sfortunatamente, il prof. Mifsud non contatta il nostro studio legale per motivi sconosciuti. Siamo stati informati che è in Italia, almeno fino a poco tempo fa”.
Luciano Capone


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