Le regole dei social per i politici cattivi

    In quest'epoca di discorso pubblico brutalmente degradato, i social media hanno un problema esiziale. Tutti, Facebook Twitter e YouTube, hanno regole piuttosto serie sull'hate speech, cioè su quei contenuti che veicolano odio, discriminazione razziale o sessuale e così via. Se un utente qualunque pubblica un post, un tweet o un video che incita all'odio, quello viene immediatamente cancellato. Ma se lo fa Donald Trump? Il presidente americano, come moltissimi altri capi di stato e politici del mondo, utilizza i social come strumento di comunicazione semiufficiale. I suoi messaggi hanno valore politico, giornalistico e perfino storico, cancellarli è un problema – e questo senza contare che se cancelli un post del presidente americano, e di un presidente quale è Donald Trump, i problemi si moltiplicano rapidamente. Così i social hanno dovuto approntare politiche ad hoc.

    Nick Clegg, responsabile degli affari globali di Facebook, ha detto a una conferenza che il social network non cancellerà i post dei politici per nessuna ragione al mondo, con un'unica eccezione nel caso in cui questi incitino a violenza anche nel mondo fisico. Di fianco al post potrebbe però apparire un messaggio che dice che è in violazione delle regole. Twitter a giugno aveva applicato una politica simile: gli account con più di 100 mila follower e dotati di spunta blu saranno trattati magnanimamente se pubblicano qualcosa che viola le linee guida comportamentali. I loro tweet saranno nascosti ma non cancellati. YouTube invece è pronto a rimuovere i contenuti dei politici, a meno che non ci sia contesto sufficiente per comprendere polemiche e intenzioni.