
Gli chef, i Windsor e le sorprese di avere troppo da sfogliare, come manco netflix
I nstallato e aperto, ci si trova subito con un design molto semplice. In primo piano mi consiglia Chi, Hola, Playboy. Se è un'intelligenza artificiale è migliorabile, se è a cazzo, ok. Partendo dal glorioso settimanale diretto da Alfonso Signorini, che qui sberluccica nel suo rosso Ferrari, ecco in copertina “Cristina Chiabotto che corona il suo sogno d'amore con Marco”. Dopo un anno, spiega l'articolo di apertura, la showgirl ha “chiuso la storia con Fabio Fulco per sposare Marco Roscio”. Si ignora chi siano questi due giovanotti, però “Marco ha saputo aspettarmi e rispettarmi”, dice lei. Che non è poco. Marco Roscio oltre ad essere rispettoso ha un bel ciuffo biondo e lancia in aria una damigella. Le testimoni per qualche strano motivo hanno tutte lo stesso vestito, una specie di toga viola, sembra una laurea a Harvard più che un matrimonio a Torino. E' molto culinario come evento, comunque, come vuole la moda: “Lo chef Scabin ha curato il menu”, avverte un titolo. “La torta era del maestro Biasetto”, precisa una didascalia (“l'evento è stato progettato dalla Eva Presutti della Wedding Solution”, insiste un trafiletto). C'è anche una foto di una specie di pergamena distribuita agli sposi. “Mangiare la fassona impanata al camino con le mani come fosse un panino/potendo così apprezzare la tenerezza della carne”, c'è scritto. Non è un haiku (nonostante la rima camino/panino) ma un foglietto con “i consigli dello chef Davide Scabin”. Che prosegue: “Accompagnare la carne con la maionese wasabi e la purè di patate ratte” (“la purè” colpisce, perché o scrivi puré o in francese purista la “purée” ma si sa che con gli accenti acuti la cucina italiana soffre, come con sauté, la parola che non si può trovare scritta giusta nei ristoranti italiani). Le patate ratte non so cosa siano, forse è un errore di stampa. Però il foglietto illustrativo dello chef stellato diventerà un classico dei matrimoni abbienti, me lo sento. Su Esquire Italia diretto da Tim Small la copertina è dedicata al film di Tarantino ma dentro c'è soprattutto una seminale intervista a René Redzepi, cioè lo chef danese celebre che ha chiuso il suo ristorante leggendario Noma. Fotografato con un enorme fungo Maitake, che paiono quelli che colpivano i mobili di cantine molto umide, ma oggi troneggiano in cima alla piramide della prelibatezza, il cuoco oggi come impone la nuova moda stellare si rifugia nei boschi e alla periferia di Copenhagen si dedica a “foraging, fermentazioni, stagionalità, piatti trompe l'oeil”, che “sono una cosa ma sembrano un'altra”. Ma è come nell'antica Roma! Scorro l'elenco delle riviste e scopro infatti il bimestrale “Civiltà romana”, che in un lungo articolo svela come la cucina latina “tendeva all'opposto di oggi non a esaltare i sapori, ma a mascherarli” (del resto il pepe arrivò a Roma nel 100 aC, patate e pomodoro molto più tardi, diciamo, quindi non doveva essere particolarmente gustosa). Meglio altri svaghi, all'epoca: così ecco un articolo su “Priapo dio scostumato”, – “era figlio di Afrodite e Dioniso o forse Afrodite e Zeus, in quest'ultima versione la dimensione dei genitali viene ricondotta alla gelosia di Era, che volle trasformare il figlio dell'ennesimo tradimento del marito in un essere mostruoso e ridicolo”. “Il mito racconta che perfino l'asino, animale da sempre associato alla lussuria, ragliò contro Priapo. Per questo ogni anno, il dio richiedeva il sacrificio di un asino, divenuto il suo animale sacro”.
Più in basso, su “Torte della nonna”, si punta sul citizen journalism o giornalismo partecipato (questa app spiega molto anche del settore e della sua crisi): “Vuoi vedere le tue ricette pubblicate?”, avverte una pagina pubblicitaria: “bastano pochi semplici passaggi: realizza un piatto, fotografa tutti i passaggi, poi carica le foto sul nostro sito”. “Le più belle saranno selezionate per essere pubblicate sui nostri giornali”. Più giù, “App Journal”, dedicato al software, titola a tutta pagina: “E' arrivato il 5G! Ecco gli smartphone per sfruttare la rete superveloce”. Accanto, “Il mio giardino”, in un ideale controcanto, vista la nuova mitologia che vede un complotto tecnologico contro gli alberi, decimati per lasciar passare meglio le onde dei nuovi telefoni. Vicino, su Quattrozampe, un intenso editoriale del direttore pone a tutti una fatidica tematica: “come è possibile che ancor oggi un cane non possa entrare nei musei?”. Giriamo la questione a Franceschini.
Apro Vogue America nel numero di settembre che di carta pesa come si sa come un bagaglio da stiva, e in copertina c'è Clare Foy, e in copertina Clare Foy che fa la regina Elisabetta in “The Crown” e qui recita però all'Old Vic in una pièce teatrale chiamata “Lungs” (polmoni) insieme al suo marito reale Matt Smith che nella serie fa Filippo di Edimburgo (qui però niente valletti ma più noiose questioni ambientali). Su Hello, nessun membro della famiglia reale vera viene invece risparmiato: prima William e Kate che varano una nave molto fantozzianamente (che faccio, duchessa, ri-rivaro?); poi le nozze di Beatrice col conte italiano (!) Edoardo Mapelli Mozzi, molto strombazzata forse per coprire le avventure del di lei papà; poi Carlo in tenuta mimetica che prende parte a delle esercitazioni. Infine l'esclusiva: il reportage dalla visita di Stato di Meghan e Harry in Sudafrica. C'è anche il momento luttuoso di Harry che calpesta un campo minato per ricordare direttamente le imprese umanitarie di sua madre. Si capisce il peso della famiglia reale per il settore dei rotocalchi. Meghan e Harry stanno infatti su tutti i rotocalchi di gossip. Anche su Chi, dove ampio spazio è dedicato alle nozze romane di Misha Nonoo, che sarebbe, dice il giornale, la “migliore amica di Meghan Markle”, “celebrate a Roma a villa Aurelia, presenti anche Ivanka Trump e il marito Jared Kushner”. Ove mai il Regno Unito diventasse repubblica le conseguenze sarebbero editoriali soprattutto, e globali, è chiaro. E se il modello di business di Readly prevede che una parte dei ricavi vada agli editori (che in cambio avranno accesso anche alle preferenze dei lettori), è chiaro che una bella fetta, se non è ancora stato fatto, dovrebbero girarla subito ai Windsor.
Michele Masneri


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