Chi prova a innovare in mezzo ad America e cina

    Il paese è in grado in grado di attrarre ogni anno quasi 40 milioni di turisti ed è un centro manifatturiero per produzioni a medio-basso costo, che oggi però non sono più in grado di reggere la concorrenza dei vicini: soprattutto Cambogia e Vietnam. “Dobbiamo uscire dalla nostra comfort zone”, dice al Foglio Innovazione Oranuch Lerdsuwankij, cofondatrice di Techsauce e tra i pionieri nell'ecosistema delle startup in Thailandia. Nentre nel paese dell'Asia sud-orientale prende sempre più consistenza lo spettro di rimanere imbrigliato in quella che gli economisti chiamano la “trappola del reddito medio”, il governo di Prayuth – salito al potere con un golpe nella primavera del 2014 e confermato primo ministro dopo le elezioni dello scorso marzo – vuole puntare su produzioni ad alto valore aggiunto, tecnologia e automazione, facendo diventare la Thailandia un centro per lo sviluppo di robotica, intelligenza artificiale e Internet of things (IoT). Il governo ha approntato un piano ventennale per trasformare l'antico regno del Siam in un'economia avanzata entro il 2036, ma anche per ridurre le diseguaglianze, promuovere sviluppo verde e inclusivo. Obiettivo ambizioso: oggi il reddito medio nel paese si ferma a 6.500 dollari, quasi il 40 percento della popolazione è impiegata in agricoltura e il paese è in cima alle classifiche globali per le diseguaglianze. Lo scetticismo che serpeggia tra gli osservatori è giustificato. Negli anni del governo militare, l'amministrazione di Prayuth Chan-o-cha non ha brillato nel rispettare le sue promesse, mentre diversi analisti notano che la Thailandia perde competitività nell'attrarre investimenti rispetto ai vicini. Inoltre, secondo l'ultimo Global Competitiveness Report curato dal World Economic Forum, la Thailandia è al 51esimo posto in termini di “capacità di innovazione”: superata tra i paesi Asean da Singapore e Malaysia. “In realtà – spiega al Foglio Innovazione un diplomatico europeo a Bangkok – il principale ostacolo alle ambizioni del governo è la carenza di specialisti con alte skill”. In effetti, la Chulalongkorn University, il più prestigioso ateneo del paese, arriva solo 247sima nella classifica mondiale delle migliori università. Mentre le esportazioni tradizioni dell'antico regno del Siam – soprattutto automobili ed elettronica – faticano a scalare le catene del valore globali, ora Bangkok punta su aviazione, sviluppo digitale, automotive di nuova generazione, apparecchiature mediche, food-tech: in totale dieci settori al centro del piano Thailand 4.0. “Per farlo – prosegue la fonte diplomatica – Bangkok vuole sfruttare la sua posizione al centro di una regione da oltre 3 miliardi di persone, tra le più dinamiche al mondo in termini di innovazione e con sorprendenti opportunità di business per le compagnie ICT (Information, Communication, Technology)”. Mentre nei paesi dell'Asean la penetrazione di internet è ancora inferiore al 60 percento e viene in larghissima parte da mobile, secondo l'ultimo rapporto “e-Conomy SEA” di Google e Temasek le stime di crescita dell'economia digitale della regione dovrebbero triplicare nei prossimi sette anni fino a raggiungere i 240 miliardi di dollari. “Anche grazie agli accordi di libero scambio che esistono tra i paesi Asean, la Thailandia può essere un buon punto di partenza per espandersi negli altri mercati della regione”, sostiene Poompong Tancharoenphol, Investment Manager di AddVentures by SCG. Mentre dalla Malaysia al Vietnam, da Singapore all'Indonesia è serrata la competizione tra le capitali del sud-est asiatico per attrarre investimenti in tecnologia e innovazione, negli ultimi tempi anche il governo di Bangkok ha mostrato di voler fare sul serio: ha annunciato incentivi per l'attrazione di capitali stranieri, fatto sforzi burocratici per semplificare il quadro normativo – scalando in un anno venti posizioni nelle classifiche di Doing Business della World Bank – e inaugurato un visto speciale di quattro anni per investitori, executive, incubatori e acceleratori di startup. Se nel sud-est asiatico sono già più di una decina le aziende valutate oltre un miliardo di dollari – tra queste anche Grab, l'onnipresente servizio di ride-hailing con sede a Singapore e oggi sempre più vicino a trasformarsi in una super-app, ma anche le indonesiane Traveloka, Go-Jek, Tokopedia o la vietnamita VNG specializzata in contenuti digitali – la Thailandia deve ancora arrivare a sviluppare il suo unicorno. “Qui ci sono diverse aziende che hanno il potenziale per crescere: soprattutto in logistica, ecommerce e food-tech”, aggiunge Poompong. “Per questo sono importanti gli investimenti da Cina, Stati Uniti e dallo stesso sud-est asiatico”. Mentre la competizione tra Pechino e Washington corre lungo la frontiera delle tecnologie – intelligenza artificiale, reti 5G e tecnologia quantistica applicata ai sistemi di trasmissione dati – l'Asia sud-orientale spera di non dover scegliere tra gli investimenti cinesi e americani. “Siamo pronti ad accogliere tutti”, dice al Foglio Innovazione Thanasorn Jaidee, presidente del True Digital Park. “La guerra tecnologica tra Cina e Stati Uniti? Il sud-est asiatico potrà forse trarne dei benefici, ma è per questo che dobbiamo essere pronti”.

    Sneaker ai piedi e t-shirt nera come i guru della Silicon Valley, è questo cinquantenne ad animare il True Digital Park, il cuore del nuovo Bangkok CyberTech District, aperto da una manciata di mesi alla periferia orientale della capitale thai. Lontana dal santuario dello shopping di Siam e da quel ghetto per turisti e backpackers che è Khaosan Road, fino a non molto tempo fa la zona di Soi Punnawithi era poco più di una dimenticata stazione dello skytrain che dalla fine degli anni '90 corre sopra al traffico delle strade più congestionate di Bangkok. Ora però la scommessa del governo di Prayuth è quella di trasformare l'area di Punnawithi per rendere la capitale della Thailandia più aderente ai canoni della nuova Asia. “Il Bangkok CyberTech District unirà capitali, conoscenze e talenti per aiutare le aziende a crescere e a competere a livello mondiale”, dice Thanasorn. “Siamo certi che quest'area cambierà radicalmente l'economia della Thailandia e diventerà un centro mondiale per l'innovazione tecnologica e digitale”. Dietro alla trasformazione di Punnawithi da zona residenziale per famiglie a “ecosistema per le startup nel cuore del sud-est asiatico” c'è la collaborazione tra il governo di Bangkok e la True Corporation: il numero due tra gli operatori di telefonia mobile nel paese e controllata dal Charoen Pokphand Group (CP Group), il più grande conglomerato della Thailandia che da decenni coltiva estesi legami con Pechino (nelle scorse settimane il presidente del gruppo ha acquistato alcune pagine sui giornali di Hong Kong per chiedere la fine delle proteste nell'ex-colonia britannica). Qui sta sorgendo un'area di 200mila metri quadrati che unirà laboratori, spazi per eventi e co-working, ma anche shopping mall, appartamenti di lusso e persino spazi per gli sport estremi. “One roof, all possibilities” si legge un po' ovunque aggirandosi per il True Digital Park. “Tutto sotto lo stesso tetto”, conferma Thanasorn. “Nel nostro ecosistema interconnesso coesistono startup, società di tecnologia, investitori, incubatori, accademie e agenzie del governo: il parco sarà un motore fondamentale per lo sviluppo di startup e di un ecosistema di innovazione in Thailandia”. In una struttura di vetrocemento ha già aperto la Google Academy – la prima dell'Asia, la seconda al mondo dopo quella di Londra – che punta a fornire ai thai preparazione e competenze digitali. “Mancano programmatori, ingegneri del software e sviluppatori”, dice Thanasorn. Anche il colosso delle telecomunicazioni Huawei ha lanciato qui un suo laboratorio. “Siamo pronti ad accogliere tutti”, ripete. E qui c'è anche la Wise AI (“piattaforma specializzata nello studio dei dati biometrici nei paesi Asean”) che in Thailandia vuole sfruttare le potenzialità della tecnologia del riconoscimento facciale per facilitare le transazioni finanziarie online e aumentarne la sicurezza. Diverse banche e istituzioni finanziarie thai – come la Krungthai Bank e UOB – guardano al True Digital Park per lo sviluppo di soluzioni fintech, e-banking, ma anche nel promettente settore dei pagamenti da mobile e delle transazioni cashless. Secondo il Global Digital Report, la Thailandia è già il primo paese al mondo per numero di utenti che accede ai servizi bancari da uno smartphone ed è in cima alla lista di Digital Nomad delle migliori destinazioni in Asia per costo della vita e affidabilità delle connessioni internet. Anche WeWork ha aperto nel Bangkok CyberTech District il suo terzo spazio di co-working in città.

    Cosa combina chi lavora qui? “Contenuti digitali, ecommerce, social media e intelligenza artificiale”, risponde Thanasorn con alle spalle le grandi vetrate che danno sulla Sukhumvit. Sarà questa grande arteria su cui affaccia il True Digital Park la porta d'ingresso all'Eastern Economic Corridor (EEC). E' questo l'hardware della strategia Thailand 4.0: un piano che ha già attratto investimenti per oltre 50 miliardi di dollari destinati alla realizzazione di progetti infrastrutturali – dalla trasformazione dell'aeroporto militare di U-Taopao in scalo civile internazionale fino all'estensione dei porti di Laem Chabang e di Map Ta Phut, per arrivare alla costruzione di strade e ferrovie ad alta velocità – attraverso cui le autorità thai sperano di creare nelle tre province a est della capitale una zona economica speciale in grado di attrarre capitali e multinazionali straniere specializzate in ricerca e sviluppo, tecnologia e innovazione. “Il governo spera di ripetere qui il successo della Eastern Seaboard Industrialization che all'inizio degli anni '80 portò nel paese capitali giapponesi ed europei contribuendo a trasformare la Thailandia in un esportatore di auto e di elettronica”, nota una fonte diplomatica. Lo scorso anno le proposte di investimento nello Eastern Economic Corridor ricevute dal Board of Investment di Bangkok per accedere agli incentivi fiscali sono lievitate fino a 684 miliardi di bath – oltre 22 miliardi di dollari – mentre nel 2017 erano stati di 288 miliardi. Se da decenni la Thailandia è uno degli alleati dell'America nella regione e destinazione di massicci investimenti giapponesi, è ora la Cina a guardare con sempre maggiore attenzione alle possibili connessioni tra lo Eastern Economic Corridor e la Belt and Road, l'iniziativa al centro della politica estera di Pechino. In questi anni interesse nella creazione di centri di logistica nell'EEC è stato espresso dai colossi dell'ecommerce cinese Alibaba e JD.com: secondo il Digital Report 2019 curato da Hootsuite e WeAreSocial, la Thailandia è il quinto paese al mondo per acquisti online e terzo per quelli fatti attraverso mobile. Nonostante le pressioni di Washington sulle autorità di Bangkok, una manciata di mesi fa Huawei ha lanciato nella provincia di Chonburi il primo testbed nel sud-est asiatico del suo 5G, ma qui anche Nokia ed Ericsson hanno aperto i loro laboratori. “Siamo pronti ad accogliere tutti”, ripete Thanasorn Jaidee.

    Francesco Radicioni