Il ritorno necessario ai valori cristiani. Oltre il liberalismo europeo
Il cattolicesimo sta vivendo un drammatico declino. Senza riscoprire l'origine dei suoi princìpi, l'Europa è destinata al peggio Scrive Standpoint (18/9)
La cristianità in Europa è in drammatico declino. Nel 1948, 2 mila francesi vennero ordinati preti. Ora i nuovi sacerdoti crescono in meno di cento unità alla volta. Puoi essere certo che di quei 100, 95 hanno in testa idee che un cattolico di cinquant'anni fa avrebbe dubitato a considerare cristiane. Un mero 4,5 per cento dei francesi va in chiesa di frequente. Questa tendenza si registra anche in tutta quella che una volta era considerata come l'Europa cattolica. Anche in paesi dove la fede è ancora intrecciata con una coscienza nazionalista, ad esempio la Polonia, il numero di ordinazioni si è dimezzato a partire dall'anno 2000; e in Irlanda il declino è accelerato più che altrove, a causa degli scandali degli abusi sui minori da parte del clero e dell'accordo del Venerdì Santo, che sconfessa l'ideale nazionalista irlandese”, scrive A. N. Wilson.
Nell'Europa protestante la situazione è ancora peggiore. Certo l'anglicanesimo prospera in alcune aree, ma il quadro generale è deprimente. Così come la società secolarizzata ha cancellato le radici cristiane dell'Europa, in certe zone del continente il cristianesimo potrebbe scomparire già nei prossimi decenni. Tra cento anni la maggioranza dei cristiani si troverà in Asia, Africa e forse Sud America e Stati Uniti, mentre l'Europa è condannata a ospitare solo una piccola minoranza. Sarebbe difficile immaginare che il libro di Christopher Dawson “The Making of Europe” (1932) possa essere ancora studiato nelle scuole. Le tesi di Dawson sulle radici cristiane dell'Europa risulterebbe indigesta alla maggioranza secolarizzata.
Al giorno d'oggi, sembra un paradosso, sono i musulmani a tenere vivi i valori cristiani di un tempo – virtù familiare e terrore dell'usura. Mentre solo occasionalmente, in alcune encicliche, il cristianesimo viene presentato come forza rinnovatrice capace di plasmare leggi e virtù del continente. Nel suo nuovo libro ‘“Is Europe Christian?” Oliver Roy offre un piccolo conforto a chi spera ancora nella riscossa del cristianesimo. “La decristianizzazione non ha mai fatto un passo indietro”, scrive Roy.
Più di cinquant'anni fa i giovani hanno iniziato a criticare i valori fondamentali legati alla famiglia tradizionale. Poi sono arrivati gli hippy, e la ribellione studentesca, che hanno contribuito a plasmare nuove leggi, più secolarizzate. Infine i concetti di omosessualità, aborto è divorzio sono diventati moralmente accettabili per buona parte della popolazione occidentale. Il cristianesimo, minato alle sue fondamenta, è andato in crisi. La risposta dei protestanti è stata quella di inglobare i nuovi valori: i legittimi dubbi su temi quali controllo delle nascite e sesso prematrimoniale sono stati bollati di oscurantismo.
Gli unici cristiani che continuano a dubitare sono gli anglicani conservatori e i cattolici. “Roy giustamente vede nella pubblicazione dell'enciclica Humanae vitae del 1968, che condannava l'uso della pillola contraccettiva, un momento centrale. Quell'enciclica fu l'ultimo coraggioso tentativo di opporsi al declino morale, e ricordò al mondo che la cristianità e i valori di senso comune sono quasi sempre discordanti con il pensiero dominante. Roy osserva che per molti cattolici, a seguito del Concilio Vaticano II, ci fu un rapido avvicinamento ai valori secolarizzati. Anche se lui si concentra più sulla morale sessuale che sulla questione generale di come sarebbe possibile tornare a una società cristiana”, scrive Wilson.
All'inizio del suo libro Roy spiega che sebbene tre dei quattro padri fondatori della moderna Unione Europea fossero devoti cattolici – il francese Robert Schuman, l'italiano Alcide De Gasperi e il tedesco Konrad Adenauer –, dopo il Concilio Vaticano II si è andato a instaurare un clima di liberalismo economico basato sull'usura e sulla libertà sessuale. Sebbene di tanto in tanto i Papi denunciavano la corruzione dei costumi, la secolarizzazione era ormai implacabile.
Il libro di Roy pone delle questioni centrali per il mondo religioso. Ma le sue conclusioni sono opinabili. Lui scrive che non abbiamo scelta se non di tornare alle radici della cultura cristiana, riavvicinandoci al liberalismo europeo. Secondo Roy, solo in Europa è possibile “instillare un po' di spirito”. Il quasi santo John Henry Newman si convertì al cattolicesimo perché riteneva che il liberalismo europeo fosse incompatibile con la fede cristiana. Lo spirito di tolleranza che ha seguito il Consiglio Vaticano II ha persuaso molti cattolici ad abbracciare falsi valori. Il più pericoloso, dice Newman, è il liberalismo. “Aspettiamo invano giungere un profeta cristiano che dirà: non solo la crisi del 2008 è il problema, è l'intero sistema su cui l'economia del mondo dipende ad essere malefico. Più di questo, il profeta denuncerebbe l'intero imbroglio liberale che ha luogo in Europa almeno dal 1789: la credenza che la salvezza dello spirito umano giunga solo quando la fede religiosa viene messa da parte in favore di una pedissequa e superstiziosa fiducia nella scienza, combinata con un curioso miscuglio di ‘valori' liberali. Così totale è il nostro asservimento a questi valori che è quasi impossibile escluderli da ciò che pensiamo essere la nostre idee religiose. Se Dante o il Cardinale Newman tornassero tra noi per raccontarci la verità, qualcuno di noi li ascolterebbe? Sospetto che, se ascoltati fino in fondo, potrebbero essere presi per malati mentali a cui vengono prescritti medicinali cortesemente offerti dall'industria farmaceutica, che è l'equivalente moderno – ed europeo – della chiesa o del luogo sacro”, immagina Wilson. Ciò che scriveva Dawson novant'anni fa resta attuale, anche se è improbabile che i leader della Chiesa o della Unione Europa colgano il punto: “Le tradizioni del cristianesimo sono più profonde e lontane nel tempo di quelle liberali e materialistiche. Bisogna tornare indietro oltre l'umanesimo e i successi superficiali della civiltà moderna se si vuole riscoprire le fondamentali forze sociali e spirituali che hanno forgiato l'Europa”.


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