Dimezzate le curve
O ra che il più audace colpo del calciomercato li ha messi insieme con la stessa maglietta rosso-gialla, è presumibile che i decibel di insulti curvaioli tra le due fazioni di ultras più tribali d'Italia – il partito del babbei e il partito di Bibbiano – si addolciranno in un borbottio da pentola di fagioli (a parte Renzi, re delle intemperanze, che avendo appena mandato Giggino agli Esteri già gli dice che “parla l'inglese come l'italiano”). Ed è dunque probabile che gli insulti da stadio tornino nel loro luogo d'elezione. Non che sia auspicabile, intendiamoci, o men che meno legittimo, andare alla partita per sfogare le frustrazioni represse e l'odio. Ma è quello che capita, sempre. Capita anche molto spesso che si sentano i buuu razzisti. Per ultimo è capitato a Lukaku, a Cagliari. E siccome è un uomo serio e nemmeno poco istruito, lui, ha risposto il giorno dopo, con argomenti denunciando non solo il razzismo ma l'indifferenza che rasenta la complicità di squadre, stampa e social. Ma fin qui, siamo nella norma di un paese anormale. Ieri è successo di peggio. La curva Nord dell'Inter, famosa per i cori razzisti, nonché per frequentazioni non illibate con la destra xenofoba, ha scritto una lettera aperta in cui se la prende con Lukaku, che sarebbe il suo nuovo idolo: “Ci spiace molto che tu abbia pensato che quanto accaduto a Cagliari sia stato razzismo. Devi capire che l'Italia non è come molti altri paesi europei dove il razzismo è un VERO problema… In Italia usiamo certi ‘modi' solo per ‘aiutare la squadra'”. Se Lukaku avesse qualche dimestichezza con la politica italiana, risponderebbe: tornatevene a Bibbiano. Prima che dimezzare i parlamentari, chiudete le curve.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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