Il profumo della pagina digitale
Essendo io un conservatore probabilmente fuori dal tempo, ho sempre guardato con evidente perplessità il lettore di libri elettronici. Mi sembrava un qualcosa che andava contro la natura squisitamente poetica del leggere un libro: pensavo romanticamente al sudore messo da Johann Gutenberg su quei caratteri mobili, alla classica biblioteca del nonno che fa tanto “Piccolo Lord”, al decantato odore delle pagine girate e ingiallite, eccetera. Mi faceva specie, insomma, che qualcuno potesse dire d'aver letto un libro su un piccolo aggeggio che con un solo lieve tocco permetteva di girare le pagine. Per stare ai luoghi comuni, per me il libro di carta era qualcosa di sacro, da usare e sfruttare, da impregnare con il proprio sguardo attento e frenetico. Una di quelle certezze inscalfibili che ti fanno dire che tu mai e poi mai t'adeguerai alla moda del momento, agli esseri ipertecnologici che pretendono di leggere Dostoevskij sul Kindle tenuto con una mano.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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