STESSA SPIAGGIA, STESSO MALE

    Doveva essere la prima tappa del Salvini Beach Tour, invece è stata l'ultima spiaggia del governo gialloverde. Il destino fatale della Tav che incrocia le scorribande litorali del Capitano. Mari e monti. Tutto comincia alle dieci e mezzo di mercoledì, ora del previsto happening sovranista, un matinée a piedi scalzi sulle bianche sabbie dell'hotel Oasi di Kufra a Sabaudia. Il ministro dell'Interno, reduce dai trionfi adriatici del Papeete, dovrà parlare qui, a torso nudo tra i lettini e le sdraio, nella città cara al Duce, che pacchia, che metafore. Da Roma ci buttiamo dunque sulla Pontina, tra buche, code, camion e lavori, ma quando stiamo per arrivare giunge inaspettata, la ferale notizia: l'evento del mattino è cancellato. Il Capitano non verrà a Sabaudia, rimarrà a Roma, il governo traballa. Nel pomeriggio ci saranno comunque – giornata intensa – la passeggiata coi pescatori e l'aperitivo ad Anzio, al pregiato beach-club “La Bodeguita”, poi la sera di nuovo il comizio in piazza a Sabaudia. Dunque che fare? Andarsi a spiaggiare, andare a pranzo ad Anzio magari da Romolo (il preferito di Gentiloni, ottimi crudi), oppure direttamente a Sabaudia? Indagare su com'era ai tempi di Moravia, Pasolini e della tellina riflessiva? Che palle. Alla fine inseguiremo Salvini tutto il giorno (trasformandoci nell'agenda politica del Pd), correndo su e giù per il “litorale maggico”, fino alla sera, fino al tripudio del comizio di Sabaudia che è già campagna elettorale. Lì dove il Capitano pronuncerà lo storico discorso, “omo de panza, omo de sostanza”, ripreso anche dal New York Times, “a man with a paunch is a man with substance”. Ecco allora la cronaca di una pazza giornata della politica italiana, mentre scoppia l'estate italiana e una crisi di governo arriva dal mare.

    Milano Marittima, Terracina

    MM: Inseguire il Capitano significa essere pronti a improvvisare, così prendiamo la fatale fettuccia di Terracina e ci viene l'idea: visto che tutti straparlano da mesi della foto di Moro, ah, Moro, lui sì che era elegante, altri tempi, ah la sobrietà, ah stare vestiti in spiaggia, decidiamo di andare a vedere i luoghi delle vacanze dello statista, la splendida cornice della foto molto iconica scattata proprio lì, sul litorale di Terracina.

    AM: Per carità, ben altro contegno rispetto alla smandrappata collettiva, ai torsi nudi e alle cubiste animalier che si agitano sull'inno di Mameli, già tema sociologico vastissimo, ampiamente editorializzato, immagine, icona, simbolo del degrado e del Grande Sdegno Nazionale, ma anche formidabile cortocircuito della politica. Tutto un rimescolarsi di posizioni e di fronti coi “progressisti” costretti a superare a destra i vertici della Difesa, l'esercito, i padri della patria, Giorgia Meloni e i carri armati. Al limite, l'assemblage chiappe al sole-mojito – “siam pronti alla morte l'Italia chiamò” – poteva anche commuovere (io un po' mi sono commosso). In pochi poi l'hanno ricordato: l'inno nazionale al Papeete lo suonano spesso, non è stata un'estemporanea estasi fasciocubista in onore del Truce. Funziona più che altro in chiave “nostalgia”, significa estate, tanta gente, festa, i mondiali visti insieme davanti la tv, “sei la nazionale del 2006”, come cantano i The Giornalisti.

    MM: O anche “sei le comunali del '93” a Cisterna di Latina, col plebiscito del mitico sindaco superfascio Ajmone Finestra, già repubblichino. Anche lui un tipo più da gessato che da mojitino.

    AM: In questo Salvini Beach Tour c'è comunque un po' tutto: il torsonudismo del Duce, il Festivalbar '86, le sagre del cinghiale, le feste dei santi patroni, gli sbandieratori, i viaggi organizzati, “ore 17: passeggiata coi pescatori al porto, ore 18: aperitivo in spiaggia”. Nel manifesto spunta fuori Salvini con un faccione da animatore dei villaggi Francorosso e Alpitour, quando ancora non si chiamavano “resort”. Ma certo c'è anche la modernità instagrammabile, le vacanze da influencer, la strategia social di Luca Morisi, il giro promozionale in puro stile Chiara Ferragni per sponsorizzare a botte di selfie, locali, griffe, stabilimenti, mojiti e “mojitini” (per la piccola Mirta). Come si fa a pensare di opporre a tutto questo Aldo Moro vestito di tutto punto in spiaggia? Mah. Siamo prigionieri dello schema del “Sorpasso”, Trintignant al mare in pantaloni e camicia, cupo, riflessivo, solo in un angolo, mentre Bruno Cortona sfodera i muscoli (senza panza), fa le capriole in riva al mare e sghignazza come un matto tra le cubiste della Versilia. Si torna sempre da Dino Risi.