
Pane, amore e ruspe. Applausi
A Roma il governo traballa, salta la tappa di Anzio del Salvini beach tour. Ma non quella di Sabaudia: pubblico generalista, pedagogia sovranista dal palco
MM: “Bel regista Antonioni, c'ha una Flaminia Zagato che una volta sulla fettuccia di Terracina mi ha fatto allungà il collo”. Allunghiamo il collo a Terracina, dunque, anche noi sulla fettuccia. Arriviamo che è mezzogiorno, sole infuocato, nel frattempo ho telefonato a Antonello Di Mario, giornalista, custode delle memorie democristiane. Suo padre conosceva bene Moro, lui ne ha scritto un sacco. Ci porta in giro. Arriviamo sul lungomare dove è stata scattata la famosa foto, Moro col pesante vestito. Una pesante targa di bronzo (largo Aldo Moro) ricorda una sua frase: “Questo paese non si salverà se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”, che sembra in realtà uno slogan abbastanza salviniano. “Qui dove veniva Moro i ragazzi fanno la fila per i fritti e i cocktail, oggi è diventato il cuore della movida di Terracina”, dice la nostra guida. Mentre passeggiamo ci danno dei depliant del White, lo stabilimento che troneggia proprio lì di fronte. Entriamo, sobrietà morotea poca: è uno stabilimento del tipo lussuoso, che si potrebbe trovare a Ibiza o Forte dei Marmi o in qualunque altro posto, di quelli con tende a baldacchino invece che ombrelloni.
AM: Come il Papeete insomma. Non a caso autoproclamatosi “la spiaggia più famosa d'Italia dal 2000”, che è anche l'estate della prima stagione del “Grande Fratello”. L'idea infatti non era così diversa. Trasformare lo stabilimento in luogo di divertimento full time, di giorno e anche di notte. Si costruisce una comunità, una tribù. Al Papeete nasce “il primo happy hour in spiaggia italiano”, dunque il luogo perfetto per la trasformazione della politica balneare in un lungo aperitivo con Dj set al tramonto, con Salvini che dice “con Bruxelles trattiamo da qui”, vabbè. Oggi il Papeete è un piccolo impero, un'istituzione, un brand: ristoranti, strutture alberghiere, campi sportivi, una linea di abbigliamento, negozi, compilation per l'estate, “Papeete Remix”, con parata di chiappe abbronzate in copertina, come nei migliori dischi di Fausto Papetti. Sempre fittissimo, un modello sperimentale di società, come una piccola Italia (come l'Italia in miniatura poco distante da lì), dove tutti si divertono e convivono col caos, ma si sentono sicuri e protetti, e poi anche un “gioiello” del turismo adriatico e nazionale.
MM: Trecentomila persone ci lavorano, negli stabilimenti italiani. Lo dice anche il sindacato di categoria Filcams-Cgil, che ha lanciato la campagna #backstage, pure col suo hashtag, per tutelare chi lavora dietro le quinte e dietro gli ombrelloni. Landini è andato in spiaggia a Rimini e Cesenatico a sostenerli nel weekend, in una specie di beach tour pure lui. Ormai tutto si fa in spiaggia.
AM: Chissà se ci sono le moto d'acqua della Cgil.
MM: Qui al White, Landini non ce lo vedo molto, però, tra loghi Moet & Chandon, e camerieri con le magliette proprietarie. Menù: linguine all'astice, 21 euro. Spremuta di melograno 5 euro. Muffin senza glutine, 3. C'è un ingresso con scritto “privé”, un manifesto di Giulia De Lellis di “Uomini e Donne”, prossimamente al White. Ci sono tavolate con bicchieri di vino ghiacciato, mentre il sole picchia mostruosamente sul lungomare di quattro chilometri, pare Ipanema ma a destra non ci sono i grattacieli bensì villette dignitose. Mattoni, balconi. “Nell'estate del 1959, già segretario della Dc, Moro affittò un appartamento dal professor Alfredo Perugini perché dalle finestre si vedeva il mare. Più tardi insieme ai fratelli decise di comprare una casa. Veniva appena poteva”, dice Di Mario. “L'ultima volta all'inizio di marzo 1978, una decina di giorni prima dell'agguato di via Fani. Portava al mare il nipotino di due anni, Luca, il figlio di Maria Fida. Niente scorte ma solo il maresciallo Leonardi, che riportava indietro il nipotino addormentato in braccio”.
AM: Tutto gronda dignità, un po' anche passione. “Lui camminava ogni giorno, camminava sempre. A Roma ma soprattutto al mare. Quelli che invitava erano destinati a fare questa passeggiata, da casa a qui”. La casa, ci andiamo, è lontanissima, oltre quattro chilometri, torniamo indietro perché ci gira la testa. Troppo sole. Roba da esercizi spirituali. Come il Moro di Volonté nel “Todo Modo” di Petri. E poi traversate punitive a Ponza, “a digiuno, non si capiva perché, ma poi là lo aspettava il prete, per la comunione”. A un certo punto “aveva comprato un piccolo motoscafo, e si inabissa, e allora chiamano Ginetto detto Tarzan. Calciatore di qualche fortuna, Gino Colabattista a quarant'anni s'era ritirato ma aveva mantenuto lo spirito e il fisico (di qui il nickname). Gestiva lo stabilimento Kursaal e a un certo punto venne chiamato in tutta fretta per disincagliare il modesto motoscafo d'Aldo Moro che lì – talvolta in abito, talvolta in pantaloncini, ma sempre sobriamente – villeggiava”. Non ci sono foto di Moro in pantaloncini, ma ci assicurano che se li metteva.
MM: Anche “Ben Hur” incrocia molto la Democrazia cristiana, del resto. La mega produzione fu fortemente voluta da Giulio Andreotti, cinéphile con un occhio al lato dell'offerta, che volle un grande tax credit con la eponima “legge Andreotti” del 1949 che lancia il cinema italiano imponendo una tassa sul doppiaggio dei film stranieri e prevede sgravi per le pellicole a chilometro zero. Mentre anche al parco divertimenti “Cinecittà World”, l'abbiamo visto poco fa sulla Pontina, fanno la corsa con le bighe intitolata a “Ben Hur”. La società italiana cercava di aprirsi disperatamente, ognuno nella Dc provava a modo suo ad agevolare il cambiamento, pare di capire. Ma la foto famosa? “In realtà le foto di Moro vestito sulla spiaggia sono due, e molto diverse”, spiega Di Mario. “la prima, quella col vestito largo e pesante, fu scattata nel 1961 di fronte a casa, dove andava a fare il bagno”. Ci incamminiamo ed eccola, oggi c'è uno stabilimento, si chiama “Piccola oasi”: molto dignitoso, aria familiare e raccolta, ombrelloni blu e tavolini di plastica, ma anche qui non si scappa alla società dello spettacolo e all'intrattenimento, niente mojitini ma manifesti per un karaoke party con “Crescenzo e Bruno” il 14 agosto, menu “souté” di cozze (la parola che è impossibile trovare scritta giusta in Italia), risotto alla pescatora, filetto di branzino, frutta di stagione, dolce, 25 euro (bevande escluse) – oppure, in alternativa, “Dolci note” balli di gruppo anni 60 (non è indicato il prezzo).
AM: “La seconda foto, quella del 1972, scattata da Vezio Sabatini per Panorama, ritrae Moro sempre in giacca bianca e cravatta scura, ma è più rilassato, sembra passato un secolo”, dice Di Mario. “C'era stato il '68, capì che la società stava cambiando, e anche lui cambiò, si mise a dieta, cominciò a comprare camicie colorate, pantaloncini rossi. Dal 1969 era poi finito all'opposizione interna della Dc. Nel frattempo aveva cominciato a scrivere trasgressivamente sul Giorno, il giornale dell'Eni”. Il Giorno era tipo Instagram oggi: disintermediazione pop.
MM: Certo Moro rimane quello che era. “Un uomo molto particolare: riservato, appartato, imprevedibile, elusivo, enigmatico, premuroso, permaloso, pignolo, pessimista, o meglio scettico, umile e al tempo stesso orgoglioso” come ha scritto Filippo Ceccarelli. “Un potente sempre vestito di tutto punto, corazzato dentro il suo cappotto”, “fra le sue sintomatiche idiosincrasie si è poi saputo che temeva gli cascassero i pantaloni, perciò si metteva la cinghia, ma per maggior sicurezza anche un paio di bretelle”. Ma al mare ritrovava un po' di leggerezza. “Grande passione, i gelati”, dice Di Mario. “Quando venivano degli amici o degli studenti a trovarlo da Roma si faceva portare un gelato, ed era felice”. “Amava a tal punto l'Italia che se qualcuno andava all'estero in vacanza, puntualmente osservava: perché, se in Italia c'è tutto?”.
AM: Però questo l'ha detto anche Salvini a Sabaudia. Ci troviamo in una fase di transizione in cui diciamo le stesse cose da cinquant'anni, con la giacca e senza.
MM: Intanto due giovanotti con la maglietta del White ci dicono, mentre passeggiamo vagheggiando la sobrietà democristiana che fu, rantolando sotto il sole: “Ma che parlate a fa'! Faciteve nu bagno!”, in napoletano, e improvvisamente piombiamo dentro Gomorra, e insomma forse anche Terracina non è più quella di un tempo. C'è un boss che sconta qui i domiciliari, e un altro, Gaetano Marino, considerato il capo degli “scissionisti” di Secondigliano, che fu sparato in pieno lungomare sei anni fa. La vedova Tina ha recentemente fatto scalpore per un matrimonio col noto cantante neomelodico Tony Colombo in una celebrazione con carrozze, cavalli, giocolieri, un palco abusivo, insomma molto poco morotea e assai Casamonica. Del resto tutta la Pontina pare molto amata ultimamente dalle, come dicono gli esperti, “mafie”, al plurale. Salvini però di questo non ne parla (e scusa se faccio un po' il Saviano balneare).
AM: Comunque, in assenza di modelli e temperamenti istituzionali tutti-d'un-pezzo, nello smarrimento politico, estetico, ideologico, una cosa è chiara: le foto di Moro in spiaggia hanno preso il sopravvento, tra un po' saranno più “iconiche” di quelle del rapimento delle Br.


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