L'anomalia italiana è la destra che non c'è. Firme e idee per ripartire

    Al direttore - Serve ricostruire una casa per tutti coloro che sanno che non c'è un futuro con Salvini, che non credono nella vecchia sinistra di Zingaretti, pavida, ideologica e verbosa e nella nuova sinistra dei 5 stelle ignorante, giustizialista ed eversiva. Questa casa ci sarà, prima o poi qualcuno la costruirà. E allora avremo di nuovo una prospettiva di benessere e forza, potremo di nuovo vivere in un paese che ci offrirà opportunità e solidarietà, modernità e cura per le nostre tradizioni. Un paese coeso che ritrovi la propria direzione oggi persa. Succederà. Qualcuno di noi ci sta lavorando da tempo, consapevole che non si tratta di fare cartelli elettorali ma di ricostruire il pensiero liberale, popolare e riformista, costruire un'offerta politica in grado di conquistare la fiducia di tanti italiani desiderosi di poter votare per qualcuno e non contro qualcuno. Una classe dirigente rinnovata, capace di rimettere insieme comunità e persone, che senta l'urgenza di fermare il cammino dell'Italia verso il baratro. Sì, il baratro della fine dello stato di diritto, dell'estromissione dalla comunità internazionale, della crescita del debito senza sviluppo, del sud dimenticato, della sanità devastata da un welfare saltato. Tutti coloro che credono in questa necessità possono dare una mano. Anche chi, con il suo immobilismo, è stato la causa del successo di Salvini può essere utile se, ricredendosi, non ostacolasse più il lavoro di tanti. Non so se Silvio Berlusconi abbia davvero intenzione di aiutare la costruzione di questa nuova casa. Se fosse vero sarebbe sicuramente un dato positivo. Il suo elettorato darebbe un indubbio aiuto a questo lavoro. Le reazioni ironiche e sprezzanti all'iniziativa di Berlusconi vengono da quegli ambienti della vecchia e della nuova sinistra che con la loro retorica del politicamente corretto sono il vero carburante del motore della propaganda di Salvini. Sinceramente non ci interessano.

    Qualcuno è scettico? Lo sono anche io che ho trovato in questi anni in Berlusconi e nei suoi di Forza Italia il principale ostacolo a qualunque rinnovamento. Ma oggi dobbiamo lavorare senza rancori. Già dalle prossime settimane si capirà. Però, per costruire questa casa servono fondamenta solide, obiettivi chiari: il centrodestra non c'è più, c'è una destra sempre più lontana dai nostri valori, con la quale si possono vincere le elezioni ma non governare. Quella destra aspira a fare da sola senza allearsi con un'area moderata petulante. Molti dirigenti di Forza Italia, sia lealisti che scissionisti, aspirano a una funzione gregaria in quella coalizione. Altri in Forza Italia si sentono autonomi da Salvini. Bene. La nuova casa deve avere l'ambizione di guidare il governo del paese perché torni forte nel mondo. Certo, Berlusconi ha davanti a sé una grande responsabilità: può essere d'aiuto in questo lavoro mettendo a disposizione il suo consenso popolare, o ostacolarlo continuando con un'azione di interdizione di qualunque iniziativa dovesse essere presa. Nel primo caso potrà compiere una storia politica straordinaria, nel secondo caso si macchierebbe della responsabilità di aver consegnato il suo patrimonio politico nelle mani di leader mediatici che stanno togliendo il futuro ai nostri giovani.

    Ma quella casa qualcuno prima o poi la costruirà. Con o senza Berlusconi.

    Stefano Parisi

    Al direttore - Colgo con interesse il suo appello di sabato perché ritengo che abbia ragione nel dire che l'unica alternativa al sovranismo/populismo sia la ridefinizione di una grande area liberale capace di emanciparsi dalla “cosa verde-nera” che vediamo profilarsi. Stiamo assistendo a una metamorfosi evidente, il centrodestra a trazione sovranista è ben diverso da quello che è stato per anni a trazione Forza Italia. E' vero, non abbiamo probabilmente raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissi, ma un conto è fare autocritica e rinnovare, un'altra è toccare il dna della visione politica che proponiamo.

    Oggi sembra che la “rivoluzione liberale” interessi a pochi: si ingrassa la spesa pubblica di gran carriera trovando nella presenza dello stato la soluzione a molti problemi. Ben presto ci si renderà conto che tutto ciò è solo un pericoloso sedativo usato per addormentare e rimandare i problemi veri, acquisendo viceversa facile consenso politico. Per non parlare delle spinte centraliste evidenti nei fatti (altro che autonomia) e del reddito di cittadinanza, madre di tutti i provvedimenti scellerati. Chi ha messo la firma sotto quella “controriforma”, chiunque, sarà chiamato dalle future generazioni a risponderne.

    Esiste perciò un grande spazio politico, reale ed è uno spazio che non può essere occupato da piccoli partitini vuoti di idee e di consenso. Cosa facile a dirsi, difficile a farsi. Nei fatti ci si scontra con la realtà dell'evoluzione del consenso politico-sociale: l'oggi interpretato da Matteo Salvini e dal Movimento 5 stelle trova sì riscontro nei sondaggi e nell'opinione pubblica ma sconta e sconterà la fluidità del voto, delle opinioni e del consenso. Si deve essere prudenti nel sacrificare il valore di un'area liberale, riformista, democratica (come quella di Forza Italia) sull'altare del sovranismo, soprattutto quando è un elettorato arrabbiato più che consapevole a essere cassa di risonanza di tale ascesa. Secondo chi scrive è più importante anteporre alla rabbia e alla paura speranza e visione, determinazione e concretezza. No a personalismi, strappi autoreferenziali e poco credibili. Nel disorientamento generale che disarticola il Parlamento in fazioni che si muovono in blocchi disordinati e sordi tra di loro dobbiamo imporre la nostra identità ancora attuale. Perché in questo “caos” abbiamo un “ordine”, un programma chiaro e definito: sull'immigrazione serve fermezza ed è prioritaria la revisione di Dublino, servono politiche economiche liberali ed espansive, meno tasse, più lavoro e non sussidi di stato, sì ai vaccini, più investimenti per infrastrutture e grandi opere, più incentivi alle imprese, una politica estera che punti a un filoatlantismo inclusivo, con un ruolo di leadership da ristabilire nel l'Africa del nord; un'Europa diversa, certamente da cambiare, ma attore fondamentale degli equilibri nazionali e internazionali, custode di ideali (come unità, solidarietà, armonia tra i popoli) e di valori cristiani.

    Direttore, un liberale non sarà mai un nazional-populista: quindi decliniamo i nostri valori e rifuggiamo il populismo e il sovranismo ogni qual volta ci verranno posti come condizioni politiche necessarie ed esclusive. Non inseguiamo, ma costruiamo. Plasmiamo un vero movimento di centrodestra che abbia valori non negoziabili, che non governerebbe mai con l'arrogante incompetenza pentastellata, con chi ha una visione di paese statalista, a tratti comunista, capace di distruggere il confronto istituzionale e il dibattito politico a suon di accuse e smentite mortificando Parlamento e merito. Uno non vale uno, ciascun individuo vale quanto il proprio talento può essere coltivato, costruito e perseguito con tenacia. Ricostruiamo l'Italia del sacrificio, ridiamo speranza, lavoriamo affinché la speranza di una crescita sociale possa ripartire e non accontentiamoci nel fermare l'ascensore a danno di chi sta più in alto. Che tristezza! L'Italia ogni giorno che passa perde di credibilità, perde fiducia in se stessa e nelle proprie capacità: la voglia di sdoganare l'odio sociale come valore politico identificativo tornerà solo se avremo coraggio e spirito di squadra. Possiamo prenotare il futuro.

    Alessandro Cattaneo

    deputato di Forza Italia

    Al direttore - Io dialogo politicamente solo coi moderati, i liberali e gli europeisti anche se sono di destra. Con loro si può riformare e poi far crescere il paese… insieme! Solo le forze estremiste, reazionarie, clericali e massimaliste impediscono il dialogo e la realizzazione di riforme necessarie, concrete e utili.

    Adolfo Carlo Valenti

    Al direttore - E' importate quello che dite, occorre fare una destra normale con le primarie vere, finché tutto ruoterà intorno a partiti azienda o che tramandano la leadership per investitura diretta sarà tutto il sistema italiano a essere paralizzato.

    Massimo Bindi

    Al direttore - Sì: vorrei un centrodestra non populista.

    Giuliano Capozzi

    Al direttore - Una destra non truce? Sì: io vorrei finalmente un centrodestra con idee liberali, veramente.

    Vito Santangelo

    Al direttore - Appello condivisibile. Ma occorre passare per la realtà effettuale e arginarla la #destratruce. Questo implica un momentaneo spostamento verso il centro dell'asse politico per cercare l'alleanza con tutte le forze che servono allo scopo.

    Roberto Papa

    Al direttore - Sicuramente, una destra liberale che abbia attenzione verso la libertà di impresa, verso le libertà individuali. Una destra garantista (che non significa lassista), europea ed europeista (Europa dei popoli). Insomma una destra degna di un grande paese!

    Giuseppe D'Angelo

    Al direttore - Un partito che vada da Carfagna a Calenda, escludendo però in modo categorico Renzi, Boschi & Co. avrebbe sicuramente successo.

    Gianfranca Salvadori

    Al direttore - L'Italia post-fascista ha (strumentalmente) equiparato il termine “destra” con “fascismo”. Così ci siamo trovati, unici nell'Europa democratica, a non avere la possibilità di avere una destra liberale e liberista di stampo occidentale. Il massimo tollerato è stato l'ipocrita “centrodestra”. Questo ha reso la nostra democrazia, per decenni, un'anatra zoppa con i risultati sotto gli occhi di tutti.

    Silvestro Gallipoli

    Al direttore - Aderisco con entusiasmo all'appello. Di un moderno rassemblement dei conservatori (di destra ma non solo) in Italia c'è bisogno come dell'aria che si respira. Lontano dalla volgarità, dall'oscurantismo, dalla cortigianeria populista. Ho pure il nome: “Italia Unita”, perché solo con uno straordinario sforzo unitario si esce dalla palude, con il sottotitolo di “movimento nazionale repubblicano”. “Movimento”, perché l'iniziativa deve essere totalmente aperta a chiunque possa dare un contributo, condividendone ispirazione e finalità. “Nazionale” (non nazionalista), perché è proprio dallo stato nazionale e di diritto e dalla sua qualificata definizione che è necessario ripartire se si vuole aspirare a una Unione europea che sia davvero tale, politica e solidale. “Repubblicano” perché, al di là di limiti e compromessi, è la protezione dei princìpi liberali, sociali e democratici della nostra Costituzione la base di qualsiasi processo innovativo si voglia intraprendere. Forza, siamo in tanti!

    Roberto Borri

    Al direttore - Ma deve essere liberale, non bigotta, quindi laica, aperta alle diversità, europeista quindi non ambigua in politica estera, autonomista, non assistenzialista. Chiedo troppo?

    Maro Angeli

    Al direttore - Sottoscrivo il vostro appello.

    Francesca Tozzi

    Al direttore - Io ci sono.

    Nicola De Silla

    Al direttore - Viva una destra non truce.

    Claudio Torbinio

    Al direttore - Stop salvinismo: serve una destra non truce.

    Stefano Perico

    Al direttore - Per arrivare a questo obiettivo credo che la strada sia quella tracciata da Berlusconi.

    Armando Leonello

    Al direttore - Il centro popolare è l'alternativa unica ai sovranisti. L'Italia è in preda a una vera epidemia di immoderazione. Ma c'è un'#AltraItalia, quella vera che deve rispondere con la moderazione. Destra e sinistra ritrovino un linguaggio nazionale e repubblicano riscoprendo l'unità. Lontani da Lega e FdI, serve un partito popolare ben radicato non centrista ma centrale nella politica italiana.

    Marco Mastrantuono

    Al direttore - Sarà difficile, ma bisogna sperarlo. Partiamo da Forza Italia e da Mara Carfagna: donna, intelligente, bella (che non guasta) e già politica navigata. Ah, anche meridionale ma spero favorevole all'autonomia regionale… Se si potessero accogliere anche le migliori menti del Pd sarebbe un'ottima partenza. Un'ultima cosa: basta difendere l'immigrazione illegale sennò siamo sconfitti in partenza. Mi candido per acquistare una tessera.

    Michele Piacentini