Ministro assente

    L' Italia balla sull'orlo di un vulcano, demograficamente parlando. O forse ci è già finita dentro senza accorgersene – ipotesi che i dati del primo trimestre 2019, appena pubblicati dall'Istat tendono senz'altro ad avvalorare. Dunque, vediamo: 2.646 nati in meno, pari al -2,4 per cento, rispetto al primo trimestre del già catastrofico 2018; 80 mila morti più dei nati; 65 mila abitanti persi in tre mesi a una spaventevole media di 250 mila abitanti in meno nell'anno, un milione in meno in 4 anni, 10 milioni in meno in 40 anni, niente più da conteggiare degli italiani in un paio di secoli. Mai trimestre fu più indicativo della stupidità degli attuali governanti – e segnatamente di Matteo Salvini. Perché bisogna essere deboli di ragionamento a ingaggiare, come non manca giorno e ora di fare il nostro ministro dell'Interno, una guerra contro l'immigrazione, per mare ma anche per terra (chiedere al governatore leghista del Friuli-Venezia Giulia), nel momento e periodo in cui un governo degno di questo nome, con una qualche coscienza dello stato della popolazione, correrebbe a dotarsi di una politica dell'immigrazione capace di inglobare più velocemente possibile contingenti di migranti delle età maggiormente produttive e riproduttive per almeno provare a rimediare a carenze ormai a tal punto strutturali della popolazione italiana da non concederle scampo. Perché l'Italia non ha già più, demograficamente parlando, speranze. E' già morta e sepolta senza che (a) si faccia leva prepotentemente sull'immigrazione nell'immediato (b) si metta mano subito a un piano di misure smaccatamente nataliste, non solo tradizionali e assai costose, che cominceranno però a dar frutti solo nel medio periodo.

    Si guardi meglio a questi due dati del primo trimestre di quest'anno: 80 mila morti più dei nati; 65 mila abitanti in meno (al 31 marzo rispetto al primo gennaio). Il distacco tra le due cifre è contenuto, quel che perdiamo in termini di movimento naturale della popolazione (nati-morti) si traduce quasi al gran completo in una perdita di popolazione. E ciò sta a significare che il saldo del movimento migratorio si è indebolito e non riesce più a riequilibrare le perdite del versante naturale che, stante anche il sempre maggiore invecchiamento della popolazione, tendono inesorabilmente a salire. Né basta, perché la proporzione delle donne italiane in età fertile di 15-49 anni, il vero e proprio motore delle nascite, rappresenta appena il 40,5 per cento della popolazione femminile, 5 punti meno della media europea e 8-10 punti meno di quella che dovrebbe essere per far sperare in un flusso di nascite all'altezza, se non proprio di compensare, almeno di non cedere troppo terreno alle morti. E ben ci incolse che tra gli stranieri residenti di sesso femminile la proporzione delle donne in età feconda è del 58,8 per cento, perché altrimenti quel motore scenderebbe a rappresentare il 38,6 della popolazione femminile italiana, un dato di sconfortante e irrecuperabile inadeguatezza.

    E' in queste condizioni, e con queste prospettive non semplicemente di declino ma di progressiva evaporazione della popolazione italiana, che un ministro dell'Interno di nome Matteo Salvini dichiara guerra all'unica componente che nell'immediato può impedire all'Italia di sprofondare fin dove niente e nessuno sarebbe più capace di recuperarla. Salvini a un'Italia già stramazzata al suolo, strutturalmente della forza di un grissino, e senza la fiducia per reagire (perché anche questo dicono i continui ribassi delle nascite, che non c'è fiducia), risponde cercando in tutti i modi di fare terra bruciata di quella immigrazione che sola può ridare sangue nell'immediato un paese anemico a un passo dalla leucemia.

    Roberto Volpi