“Non sapevi che questi uomini sono all'inferno già qui?”
Dialogo fra il diavolo e un prete sull'infernale condizione umana, scritto sui muri della “casa dei morti”
S alve, piccolo grasso padre!” disse il diavolo al prete. “Che cosa ti ha indotto a mentire a questa gente sviata e misera? Quali torture dell'inferno hai prospettato loro? Non sai che stanno già soffrendo le pene dell'inferno nella loro vita terrena? Non sai che tu e le autorità dello Stato siete i miei rappresentanti sulla terra? Sei tu che stai infliggendo loro i tormenti di quell'inferno con i quali li minacci. Non lo sai? Beh, allora vieni con me!”.
Il diavolo afferrò il prete per il bavero, lo sollevò da terra e lo portò in una fabbrica, davanti a una fucina. Vide lì gli operai correre e affrettarsi, arrancando nella calura. Ben presto l'aria fitta, pesante e il calore divennero insopportabili per il prete. Con le lacrime agli occhi, supplicò il diavolo: “Lasciami andare! Lasciami andare da questo inferno!”.
“Oh, caro amico mio, devo mostrarti ancora molti altri luoghi”.
Il diavolo lo afferrò di nuovo e lo trascinò in una fattoria. Lì vide dei contadini che mietevano il grano. La polvere e il calore erano intollerabili. I guardiani avevano delle fruste e colpivano senza pietà quelli che cadevano a terra sopraffatti dalla fatica o dalla fame. Poi il prete venne condotto nelle baracche dove quegli stessi contadini vivevano con le loro famiglie, dei buchi sporchi, freddi, nauseabondi e pieni di fumo.
Il diavolo sorrise. Indicò la povertà e le fatiche che erano di casa da quelle parti. “Dunque, non è abbastanza?” chiese. E parve che perfino lui, il diavolo, avesse compassione per quelle persone. Il devoto servo di Dio riusciva a stento a resistere. Con le mani levate, supplicò: “Lasciami andare via da qui. Sì, sì! Questo è l'inferno sulla terra!”.
“Hai capito, dunque. E lo stesso tu prometti loro un altro inferno. Li tormenti, li torturi a morte nella mente quando sono già morti, tranne che nel corpo. Vieni! Ti mostrerò un altro inferno, il peggiore”.
Lo portò in una prigione e gli mostrò un sotterraneo, con la sua aria putrida e molte forme umane, private della salute e del vigore, stese sul pavimento, con i vermi che divoravano i loro poveri corpi nudi e lividi. “Togliti i tuoi abiti di seta”, disse il diavolo al prete, “metti alle caviglie catene pesanti come quelle che indossano questi poveracci. Coricati sul pavimento sudicio, e poi racconta loro dell'inferno che ancora li attende!”.
“No, no!”, rispose il prete, “non riesco a pensare a niente di più tremendo di questo. Ti supplico, portami via da qui!”.
“Sì, questo è l'inferno. Non ci può essere un inferno peggiore di questo. Non lo sapevi? Non sapevi che questi uomini e queste donne che tu spaventi con le immagini di un inferno nell'aldilà sono già all'inferno qui, ancor prima di morire?”.
Fëdor Dostoevskij


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