Perché guardare con ottimismo ai prossimi mesi osceni di governo populista
Di questi tempi, in questi pazzi tempi della politica italiana, essere ottimisti, e provare cioè a essere positivi sul futuro, è sempre più complicato, sempre più tortuoso, sempre più spericolato, sempre meno facile e per tutti coloro che non amano il sovranismo, che disprezzano il nazionalismo e che si sentono anni luce distanti dal populismo potrebbe non essere così facile individuare un qualche elemento di ottimismo osservando l'imprudente traiettoria imboccata dal nostro paese. La carta dell'ottimismo potrebbe poi facilmente essere sostituita da quella del pessimismo se è vero quello che ha scritto venerdì scorso l'Economist, secondo il quale non è solo il rancore che genera il populismo ma spesso, in base al “paradosso della soddisfazione”, è anche la felicità a produrlo, che sarebbe poi un modo come un altro per dire gentilmente agli anti populisti: sveglia, non lo vedete che siete fottuti? Sarà perché il pessimismo non ci appartiene, sarà perché il catastrofismo non ci piace, sarà perché, come diceva sir Winston Churchill, l'ottimista vede opportunità in ogni pericolo mentre il pessimista vede pericolo in ogni opportunità. Sarà per tutto questo e forse per molto altro ma al contrario di quanto si potrebbe credere nella fase politica che stiamo vivendo vi sono ancora molte ragioni per mettere da parte l'inutile pessimismo e concentrarsi sul fondamentale ottimismo.


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