DIAMO I NUMERI
1997
Il 2 maggio del 1997 Tony Blair, leader del Partito laburista britannico, diventa, a 43 anni, primo ministro del Regno Unito, il più giovane leader del paese dal 1812 (allora ci fu Lord Liverpool, che aveva 42 anni). Era anche il primo premier nato dopo la Seconda guerra mondiale e dopo l'ascesa al trono di Elisabetta II. Sarebbe anche diventato l'unico, finora, premier che ha portato il Labour alla vittoria per tre volte consecutive. Tre anni prima, Blair aveva preso la guida del partito dopo la morte improvvisa di John Smith, vincendo le primarie contro John Prescott e Margaret Beckett. Alla convention del Labour del 1994, annunciò la volontà di emendare la Clause IV dello statuto costitutivo del Labour, rompendo così lo storico impegno del partito sulle nazionalizzazioni: era l'inizio della sua rivoluzione del partito e della sinistra occidentale.
10
E' il numero civico della residenza del primo ministro inglese, a Downing Street. Quando arrivò Blair, gli fu consegnato un documento con istruzioni e consigli: i funzionari lo preparano ad hoc per ogni premier, anche se naturalmente molte indicazioni sono sempre le stesse. Il memo per i Blair – che era pieno di punti esclamativi, si pensa per omaggiare la giovane età del nuovo inquilino – avvisava che le spese per i vestiti sarebbero state più alte di quelle sostenute da liberi cittadini (cosa che Cherie, moglie di Blair, non digerì mai del tutto) e un elenco dei drink che andavano pagati personalmente. In più c'erano molte raccomandazioni sui trasporti – per non essere accusati di utilizzare risorse eccessive – ma anche una politica: attenzione a fare una devolution come quella del Belgio: funziona male.
179
Alla prima vittoria, Blair ottenne una maggioranza di 179 seggi alla Camera dei Comuni, la più grande della storia del Labour e la più grande in assoluto dal 1935. Ispirato dal filosofo politico Anthony Giddons, Blair lanciò la “Terza via”, la socialdemocrazia adattata alle logiche di mercato che portò a una trasformazione della sinistra non soltanto nel Regno Unito ma anche in altri paesi europei.
532
Tante sono le pagine delle trascrizioni delle conversazioni, di persona e al telefono, tra Blair e l'ex presidente americano Bill Clinton pubblicate nel 2016 dalla Clinton Presidential Library (e molto editate). In questi testi emerge in modo chiaro la “special relationship” tra i due e anche come sono state superate alcune difficoltà e incertezze, soprattutto per quanto riguarda la guerra in Jugoslavia e in Kosovo. Nel 2000, Blair racconta di aver incontrato per la prima volta Vladimir Putin, appena diventato premier in Russia. Dice che Putin era molto preoccupato di fare bella figura, “vuole vedere anche l'America come un partner, penso”. Clinton dice che, secondo lui, il leader russo “è un ragazzo con grande abilità e grandi ambizioni per i russi. Le sue intenzioni sono nel complesso onorevoli e schiette, ma ancora non ha capito bene cosa vuole”. E poi Clinton aggiunge: “Potrebbe diventare opaco sulla democrazia”.
45.000
Nel marzo del 2003, Blair decide di mandare 45 mila soldati per “disarmare l'Iraq dalle sue arme di distruzione di massa, mettere fine al sostegno di Saddam Hussein al terrorismo e liberare il popolo iracheno”. E' l'inizio della campagna della “coalizione dei volenterosi” in Iraq, guidata dall'America di George W. Bush: questa guerra cambierà il mondo e anche il blairismo. Nel 2005, Blair vince per la terza volta le elezioni, ma la questione irachena è diventata condizionante, e lo sarà ancora di più quando Blair uscirà da Downing Street.
27/6/2007
Blair tiene l'ultimo Question Time ai Comuni. Si concluse con queste parole: “Qualcuno può denigrare la politica, ma noi sappiamo che è dove le persone rimangono a testa alta. E anche se so che ci sono stati molti scontri duri, questo è ancora il luogo che fa andare più forte il battito del cuore. Alcune volte è anche stato il posto delle più meschine furberie, ma molto più spesso è il posto delle cause più nobili. Auguro a tutti, amici e avversari, ogni bene, e questo è quel che è: la fine”.
1996
E' l'anno di uscita di “Don't look back in anger”, la canzone degli Oasis scritta e cantata da Noel Gallagher uno degli inni della Cool Britannia. Il ritornello è tra i più celebri del Britpop ma per chi non lo sapesse: Sally non esisteva, suonava solo bene, “avrei potuto metterci qualsiasi nome di ragazza”.


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