Il capogruppo D'Uva lascia e nel M5s parte la baruffa per la successione

    Roma. Esce dall'emiciclo di Montecitorio come a cercare un po' di riposo, in un Transatlantico già in disimpegno estivo. “No, non mi ricandiderò come capogruppo”, confessa, e quasi gli affiora un sorriso di spensieratezza. Se non fosse che subito Daniele Del Grosso, delegato d'Aula del M5s, arriva ad avvertirlo: “Sull'ingiusta detenzione ci sarà voto segreto”. E immediatamente Francesco D'Uva, per tutti “Ciccio”, si rianima. Prende il cellulare e allerta i suoi: “Tutti a votare”. Non basterà, però, la sua sollecitudine, a evitare che la maggioranza gialloverde vada sotto, una mezz'oretta più tardi, su un emendamento di stampo garantista presentato dal forzista Enrico Costa, e sostenuto anche da un pezzo della Lega: 242 contro 240. E sarà forse questo una delle ultime giornate di passione nel retrobottega di Montecitorio, per D'Uva, capogruppo dimissionario del M5s, stancatosi anzitempo di un ruolo senz'altro prestigioso, ma altrettanto gravoso. “Io credo che nel M5s tutti sono importanti, ma nessuno indispensabile, ecco tutto”, dice lui, con malcelato understatement. Forse perché i nuovi impegni di padre, le ambasce per la piccola Camilla di cui lui parla sempre orgoglioso, gli consigliano di fare un passo indietro. O forse perché, come qualcuno tra i sottosegretari a cinque stelle vocifera, potrebbe toccare a lui di andare a sostituire Riccardo Fraccaro, qualora l'attuale ministro per i Rapporti col Parlamento decida di accettare la proposta che pare gli abbia fatto Luigi Di Maio, di diventare il responsabile del dicastero del Lavoro così da sgravare il capo politico grillino di un po' della sua responsabilità. “Passo il testimone – dice D'Uva – ecco tutto”.

    E forse lo annuncerà stasera, in via ufficiale, anche al resto del gruppo, che si riunirà a Montecitorio per decidere le nuove regole per la scelta dei vertici alla Camera. Il direttivo, che l'anno scorso è stato scelto su indicazione di Di Maio, dovrà diventare elettivo: questa è la richiesta che viene dai deputati grillini. “Ed è una richiesta ragionevole”, aggiunge D'Uva. “Ora che tutti ci conosciamo bene, è preferibile che sia l'assemblea degli eletti a decidere l'assegnazione degli incarichi”. Sono dieci, in tutto: oltre al capogruppo, sono in ballo anche quelle del suo vice, del tesoriere, dei tre delegati e dei quattro “capi area”, ovvero i responsabili dei vari settori: e su parecchi di questi si sono concentrate le critiche dei deputati. “Ascolteremo i pareri di tutti e valuteremo quali sono le modifiche da adottare”, dice Francesco Silvestri, vice-capogruppo vicario. Il quale, non fosse altro che per il ruolo di gregario fedele svolto in questo anno, auspica che tocchi a lui, sostituire D'Uva. Non sarà scontato, anche perché a parecchi suoi colleghi questa ipotesi non piace per niente. “Bisogna pensare a come valorizzare le competenze”, dice, sibillina, Lucia Azzolina. “Non c'è nessun automatismo nella successione”, conferma D'Uva. E forse è proprio perché di questi malumori interni è consapevole, che Silvestri sta cercando di lavorare a una soluzione più inclusiva. Che prevederebbe, stando a quanto si vocifera in Transatlantico, un ticket tra lui – romano di Roma, già fidanzato della plenipotenziaria della comunicazione del M5s, Ilaria Loquenzi e forse anche per questo diventato volto mediatico del grillismo di governo – e Riccardo Ricciardi, regista teatrale fedele, per sua ammissione, alla cultura anarchica della sua Massa, sempre in vista in Transatlantico per il suo abbigliamento molto casual e molto eccentrico, e soprattutto esponente di quell'area di sinistra del Movimento perennemente in dissenso con la deriva filoleghista sui temi etici, e non solo. “Un ticket del genere? Mi viene da ridere a sentire queste ipotesi”, dice Sergio Battelli, tesoriere del gruppo. Meno inclini alla celia, invece, sono le due deputate espulse dal M5s attraverso un post sul Sacro Blog: Gloria Vizzini e Veronica Giannone. Entrambe dissidenti, e soprattutto entrambe in commissione Lavoro. Che senza di loro, ieri, si è ritrovata improvvisamente senza maggioranza gialloverde, costringendo lo stesso D'Uva a trovare i sostituti alle due reiette. (val.val)