A lezione con Lafcadio Hearn, un giapponese in Europa

    Roma. Tra il 1896 e il 1902 Lafcadio Hearn, poi meglio conosciuto con il suo nome giapponese Koizumi Yakumo, viene invitato a tenere alcune lezioni sull'occidente all'Università di Tokyo. Il testo che leggete in questa pagina fa parte della raccolta “Interpretations of Literature) pubblicato per la prima volta nel 1915 e ora appena pubblicato in italiano da Elliot Edizioni (80 pp., 5 euro) con la traduzione di Emanuela Sarti.

    L'autore di “Ombre giapponesi”, all'epoca di questa lezione, era già piuttosto famoso sia in Europa sia in Giappone. Nato in Grecia nel 1850 e cresciuto in Irlanda, a diciannove anni Hearn si trasferisce in America, dove inizia la carriera giornalistica lavorando per il quotidiano locale di Cincinnati. Poi nel 1889 arriva la svolta: si trasferisce in Giappone, nella città di Matsue, nella prefettura di Shimane, all'inizio come corrispondente, e poi finisce a insegnare all'Università imperiale. Sposa una Koizumi, donna di una famiglia di samurai, e prende il nome giapponese. Siamo nel Giappone dell'èra Meiji, cioè quello della Restaurazione, delle riforme per trasformare il piccolo e isolato arcipelago in una nazione forte, industrializzata e aperta al dialogo con l'occidente e i suoi valori. Nei suoi 14 anni di vita in Giappone, però, Hearn è più famoso in Europa e in America che nel suo paese d'adozione. E' nei decenni successivi che la situazione si ribalta: il Giappone lo riscopre come unico vero interprete della tradizione nipponica in quegli anni difficili di transizione, gli dedicano saggi, film, un museo nella città di Matsue.

    In questa lezione Hearn cerca di spiegare ai giapponesi il potere dell'opinione pubblica in occidente, e la capacità di influenzare le scelte politiche. Un concetto piuttosto inedito per l'isolato Giappone, che ignora il sentimento pubblico che non sia funzionale alla società. Per formare l'opinione pubblica soprattutto sulla politica estera è necessario avere una buona letteratura, e scrittori che sappiano raccontare ciò che non si conosce, di cui si ha paura. Un suggerimento utile da rileggere oggi, soprattutto in Europa, dove il sentimento nazionalista e il populismo hanno spazzato via, come uno tsunami, la capacità dell'opinione pubblica di operare in base al bene e al male globale, e di fare le scelte giuste senza avere paura di ciò che non si conosce. (giu. pom)