I record di Mahmood? Viva le élite! Lettera di G. Salvini sul caos al Csm

Giuseppe De Filippi

    Al direttore - Hanno scelto la traccia su Europa e conti pubblici?

    Giuseppe De Filippi

    Al direttore - Se c'è un insegnamento che ogni politico, o aspirante tale, dovrebbe mandare a memoria è il seguente: se attacchi o tradisci il Cav. prima o dopo finisci male. E' successo a Fini (sparito), ad Alfano (perduto nei mari del sud), all'autorità giudiziaria nel suo insieme, e, nelle ultime ore e in perfetta simultanea, a Merkel (in preda a tremori) e Sarkozy (a processo per corruzione). E lo si immagina, l'Amor nostro, a camminare leggero e soddisfatto di sé sui prati della tenuta di Arcore, intonando Vasco: “Io sono ancora qua, eh già”.

    Jori Diego Cherubini

    Al direttore - Se i magistrati del Csm o che gli ruotano attorno diventano a Roma particolarmente inclini a riunirsi in camarille o a rapporti inappropriati e lo dice anche pubblicamente una fonte autorevole come il Procuratore Greco, aggiungerei alle proposte di riforma formulate dall'on. Vietti sul Foglio di ieri un rimedio semplice. Per dividere i magistrati dalla politica e viceversa trasferire la sede del Csm altrove, magari vicino Bologna la dotta o a Firenze dove c'è già la Scuola superiore della magistratura. Così, tanto per allontanare le tentazioni. Servirebbe a porre qualche ostacolo agli incontri notturni e ne guadagnerebbe, anche geograficamente, l'immagine di indipendenza.

    Guido Salvini

    A proposito. Il procuratore capo di Milano dice che le scene orrende del Csm riguardano unicamente Roma e il suo sottobosco romano. Naturalmente, il procuratore capo di Milano è diventato capo a Milano non anche grazie ai giochi di correnti del Csm ma per volontà unica dello Spirito santo.

    Al direttore - A soli quattro mesi dalla sua uscita, il brano di Mahmood, “Soldi”, è diventato quello italiano più ascoltato di sempre su Spotify, con oltre 81 milioni di streaming. Glielo scrivo solo per farle una domanda: ma Salvini, questa notizia, l'ha twittata o no? Ops.

    Mauro Marini

    Ricordo come se fosse ieri che il vicepremier Matteo Salvini, e i suoi agitati follower al seguito, il giorno dopo la vittoria di Mahmood a Sanremo dissero che Mahmood non meritava di vincere perché la sua vittoria era una vittoria non meritata: Ultimo era arrivato primo al televoto, poi la giuria aveva ribaltato il voto facendo vincere Mahmood (“i puzzoni votano ma poi il salottino dei sapientoni dice che il voto popolare non conta niente”, scrisse Mario Giordano). Oggi Mahmood, dopo aver vinto Sanremo ed essere arrivato secondo all'Eurovision, registra record su record: niente male queste élite, no?

    Al direttore - Il 15 giugno scorso Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata una delegazione della Cgil guidata da Maurizio Landini. L'episodio – pressoché unico nella storia – è stato sostanzialmente ignorato dai media, i quali si sono limitati a passare la notizia guardandosi bene dall'esercitarsi in commenti e retroscena. Questa rimozione si spiega, a mio avviso, leggendo una frase del comunicato finale: “Nel corso dell'incontro, amichevole e cordiale, si sono stigmatizzate le ideologie della paura e della divisione e condiviso il pericolo di derive autoritarie''. Non si fanno nomi. Ma si capisce benissimo a chi si rivolgono queste stigmatizzazioni e da dove potrebbe venire il pericolo di “derive autoritarie''. Dobbiamo aspettarci una nuova Solidarnosc e un Lech Walesa emiliano?

    Giuliano Cazzola

    Al direttore - Questa politica del day by day riserva sempre qualche piacevole sorpresa: in Forza Italia sono più i coordinatori che gli elettori; Alessandro “Dibba” Di Battista non va più in India (se ne faranno una ragione gli indiani?) e si candida; nel Pd è di tutta evidenza che il dibattito ruota intorno a “la settimana enigmistica-la rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”; Salvini innaffia il terrazzo in mutande verde militare, con pacco in evidenza. Insomma il solito tram tram, come direbbe Di Maiò.

    Valerio Gironi