Il piacere dell'imperfezione
L'unica cosa che non ho fatto, ci tengo a rassicurare i signori di Technics, è far girare al contrario il vinile con la traccia di I'm so tired nel Doppio Bianco dei Beatles (White Album non lo chiamava nessuno) per sentire se dice davvero “Paul is dead, man… Miss him, miss him, miss him”. Ma la tentazione è stata forte: vuoi vedere se con questo portento di giradischi Technics SL-1200GAE – e non quei Telefunken di quando eravamo ragazzi –si riuscirà a capire se Paul McCartney era morto o no? Non per altro, ma sarebbe lo scioglimento di una delle turbe di una generazione: la Verità era nascosta nei solchi dei vinili, allora. Soltanto che era introvabile, potevi trasformare le tracce da micro a macrosolchi, a furia di farle girare sotto puntine da quattro soldi – a meno di avere un babbo danaroso e purista della Deutsche Grammophon, o un fratello più grande che investiva nell'impianto hi-fi per far colpo sulle ragazze – per capire il mistero di Wish you were here, o perché per quel certo riff ti portava così vicino a un'epifania.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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