Magistrati e autogol. Moderatismo e garantismo di Salvini: Veni, Vidi, Rixi

Giuseppe De Filippi

    Al direttore - Di Maio: 1 vale 80 per cento.

    Giuseppe De Filippi

    Al direttore - Noi siamo tra coloro che hanno risposto positivamente all'appello “all'altra Italia” lanciato da Silvio Berlusconi il 17 gennaio scorso. Ricordando un altro famoso appello, quello di cento anni prima “ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo, Berlusconi ne sottolineava la “sorprendente attualità, perché delinea un modello di stato, di società, di partecipazione politica ispirato ai valori cristiani e profondamente liberale nel metodo e nelle proposte”. E aggiungeva: “La centralità della persona, il primato dell'individuo rispetto alle masse, lo stato minimo, la libertà religiosa sono i presupposti di una visione cattolica e liberale che è anche oggi la sola risposta ai problemi sempre più complessi delle società di massa, del mondo globalizzato, dell'invadenza delle nuove tecnologie e delle suggestioni che ne derivano”. Berlusconi si dichiarava allora “convinto dell'attualità di questa visione” tanto da considerarsene “il fondatore”. Rivolgendosi nuovamente ai liberi e forti, Berlusconi estendeva l'appello “all'altra Italia che alla politica chiede serietà e sobrietà, competenza e onestà, coerenza ed esperienza”. Quindi, “di fronte ai rischi del sovranismo, del pauperismo, dello statalismo, del giustizialismo che si ripropongono in forme nuove ma ancor più pericolose del passato” annunciava la sua candidatura alle elezioni europee perché “di fronte a grandi sfide e a grandi pericoli, per tornare a costruire un futuro di responsabilità, di crescita e soprattutto di libertà è indispensabile un'alta risposta civile e morale della parte migliore dell'Italia”. Noi abbiamo totalmente condiviso queste sue parole e ci siamo coinvolti in prima persona, alcuni candidandosi nelle liste di Forza Italia altri sostenendone la campagna con un contributo che ci sentiamo di definire significativo. Il risultato di Forza Italia è stato al di sotto delle aspettative, ma è un punto fermo che non può essere disperso. Ora pensiamo che il lavoro non possa essere lasciato a metà. Quell'appello all'altra Italia merita un seguito. La forza e il futuro di un tentativo di ridare voce e rappresentanza ai moderati poggia sui valori e sui contenuti dell'appello ma anche sul metodo che l'ha contraddistinto: apertura e inclusione. Per noi aderire all'appello di Silvio Berlusconi ha significato l'inizio di un nuovo lavoro, non la fine di una storia, come si augurano da tempo i suoi nemici forti anche del fatto che a ogni elezione il patrimonio elettorale di quest'area si va erodendo. Bisogna prendere coscienza che adesso è il momento di aprire, rinnovare, darsi nuove regole, includere, e non di rinchiudersi in una fortezza che sta restringendo sempre di più il perimetro delle sue mura. Si dia veramente uno strumento politico a questa “altra Italia”, non si abbia paura di chi può portare idee, nuove forze, energie giovani. Si trovi una modalità con cui le differenze e le ambizioni di ciascuno diventino la ricchezza di tutti, soprattutto di chi continua a darci la fiducia con il suo voto e anche dei tanti che non andando a votare non hanno voluto affidarsi ad altri da cui non si sentono rappresentati.

    Maurizio Lupi, Saverio Romano, Alessandro Colucci, Mauro Parolini, Valentina Castaldini

    Al direttore - La magistratura non può accusare nessuno di volerla delegittimare. Ci pensano i magistrati da soli con la regia del Csm.

    Frank Cimini

    A proposito di magistratura. Molti osservatori scommettevano sulla svolta moderata di Salvini dopo il successo delle europee. In tre giorni, Salvini ha detto che se ne fotterà del deficit, ha detto che il debito non è un problema, ha detto che se ne infischierà delle lettere dell'Europa e ha fatto dimettere un viceministro condannato in primo grado. Moderatismo e garantismo: Veni, Vidi, Rixi.

    Al direttore - In merito all'intervento “Guerra di Liberazione Parmigiana” e in seguito al completamento dell'acquisizione della Nuova Castelli da parte di Lactalis, ci preme fare qualche considerazione. Il Parmigiano è il formaggio a maggior valore aggiunto più esportato e più imitato. Oggi stiamo trasmettendo tutto il know how produttivo a un'azienda che già produce in diversi paesi in cui il termine Parmisan non è minimamente tutelato. Questo vuol dire rischiare di legittimare la produzione di un prodotto Italian Sounding a sfavore del made in Italy. E' già accaduto che l'acquisizione da parte di aziende francesi di quote produttive importanti di prodotti Dop e Igp abbiano consentito, in assenza di norme specifiche, di intervenire sui disciplinari produttivi abbassando notevolmente gli standard per produrne di più. Il Parmigiano reggiano e il Grana padano valorizzano il lavoro di diverse migliaia di agricoltori che sono riusciti a spuntare prezzi del latte compatibili con la sopravvivenza delle aziende, proprio grazie al valore aggiunto di tali prodotti. Esasperare la negoziazione verso il basso anche per il latte destinato a questi prodotti potrebbe avere conseguenze pesanti. Non aver trovato ai tempi di Parmalat un acquirente italiano è stata un'occasione persa per il nostro paese. Oggi che esistono strumenti come quelli del sistema Cdp per far crescere le aziende italiane e aiutarle nell'M&A, lo scenario sarebbe potuto essere diverso. Ora non ci resta che stare a vedere e sperare di sbagliarsi.

    Luigi Scordamaglia, Filiera Italia