Cartellone
di Luca Fiore
Non perdete questa mostra. Avrete qualcosa da raccontare al vostro ritorno. “Sono andato a vedere Stingel alla Beyeler…”. “Stingel, chi?”. “Non sai chi è Stingel?”. Eccetera eccetera: ne avrete per almeno dieci minuti e farete un'ottima figura. Se poi vi interessa anche l'arte, potrete unire il dilettevole all'utile. L'artista di Merano (da una vita a New York) sa appagare l'occhio e il cervello. Dipinge come un pittore iperrealista, ma usa – bene – tutto l'armamentario del concettuale. Crea immagini forti ed eleganti, in cui una nota di contenuta disperazione convive con una leggerezza pop.
Basilea, Fondation Beyeler. “Rudolf Stingel”. Fino al 6 ottobre
info: fondationbeyeler.ch
Ultima chiamata per Giovanni Hänninen alla Sozzani. Il fotografo, discepolo di Gabriele Basilico, propone una selezione dei 200 ritratti realizzati a Tambacounda, regione rurale del Senegal. Il riferimento esplicito e deferente è a “People of the Twentieth Centrury” di August Sander che, con piglio scientista catalogava i tipi umani della Germania degli anni Venti. Nello sguardo di Hänninen c'è meno severità. Non solo per l'uso del colore, che restituisce la sgargiante tavolozza africana, ma perché fa due passi indietro, allargando l'inquadratura al contesto. Meno psicologia, più sociologia.
Milano, Fondazione Sozzani. “Giovanni Hänninnen. People of Tamba”. Fino al 2 giugno
info: fondazionesozzani.org
di Mario Leone
Per la prima volta al Teatro alla Scala “Die tote Stadt” (La città morta) di Erich Wolfgang Korngold, compositore austriaco vissuto tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo. Un lavoro simbolista ispirato al romanzo breve “ Bruges la morta” di Georges Rodenbach. Hugues Viane (Paul nell'opera), è un vedovo inconsolabile che vive tra le reliquie dell'amata moglie. Un giorno Hugues incontra una ballerina, Jane Scott (ribattezzata Marietta nell'opera), che assomiglia come una goccia d'acqua alla defunta. Un amore morboso e patologico che culmina nel lutto. Una partitura rarissima che vede impegnati il direttore Alan Gilbert con la regia di Grahm Vick.
Milano, Teatro alla Scala. Venerdì 31 maggio, ore 20
info: teatroallascala.org
Una nuova produzione che vede coinvolti il Teatro comunale di Bologna, Teatro Massimo di Palermo e Badisches Staatstheater di Karlsruhe. Tre istituzioni insieme per mettere in scena la Turandot di Puccini, ultimo e incompiuto lavoro del compositore lucchese. L'allestimento prevede il finale redatto postumo da Franco Alfano. Impegnato un cast giovane, dal direttore sino ai cantanti: il primo è Valerio Galli, la regia firmata Fabio Chertich, il ruolo di Turandot se lo divideranno Hui He e Ana Lucrezia García.
Bologna, Teatro Comunale. Dal 29 maggio, ore 20
info: tcbo.it
di Eugenio Murrali
La tragedia sottesa ai drammi cechoviani, dove tutto allude a una catastrofe che non si vede, è il terreno per una nuova esperienza teatrale del regista spagnolo Alex Rigola. I personaggi annoiati e sbadiglianti dello “Zio Vanja” sono interpretati da quattro attori in uno spazio aperto solo in alto, una scatola di legno posta nell'Agorà del Centro culturale San Gaetano. Gli ottanta spettatori presenti ogni sera assistono a un continuo scambio di pelle tra attori e personaggi, scrutano l'intimità desolata, i silenzi, i sussurri, i graffi delle loro vite.
Padova, Centro Culturale San Gaetano. “Vanja. Scene di vita” da Anton CČechov. Fino al 9 giugno
info: teatrostabileveneto.it
In scena i testi del cosmopolita drammaturgo inglese Gérard Watkins. Al Teatro India di Roma, fino a dopodomani, è in programma “Non mi ricordo più tanto bene”, spettacolo sul tema della memoria e dell'identità umana. In questi giorni è però possibile assistere anche a un'altra realizzazione, in uno spazio poco convenzionale. “Scene di violenza coniugale” è allestito infatti in un appartamento romano. Due coppie in fuga da personali catastrofi si sistemano in una casa ammobiliata. La violenza si insinua nelle relazioni e le donne che la subiscono cercano di reagire.
Roma, appartamento privato. “Scene di violenza coniugale”, di Gérard Watkins. Fino al 2 giugno
info: teatrodiroma.net


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