L'assurda propaganda sulla criminalità percepita

    D opo la sparatoria napoletana tra camorristi che ha portato al ferimento di una bambina, molte voci si sono levate per intimare al ministro dell'Interno di far visita alla metropoli partenopea. Sarebbe ragionevole, se quelli che lo invitano così perentoriamente non fossero gli stessi che lo accolgono al grido di “vattene fascista”. E' la propaganda, lo sappiamo, ma qualche volta l'eccesso risulta controproducente. Basta vedere come vengono trattati i dati sulla criminalità. La polizia criminale ha calcolato una significativa riduzione degli omicidi e degli stupri nei primi mesi di quest'anno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. E' un successo dello stato, che i leghisti attribuiscono all'azione del loro partito, che però ha ottenuto molti consensi con una agitazione esasperata sulla presunta condizione di insicurezza degli italiani. Altrettanto paradossale il commento del Pd che ne deduce che “è venuta meno la ragione principale del suo (di Salvini) impegno e di tutta la sua scalata politica”. Chi aveva urlato sulla crescita inarrestabile della criminalità ora si fa bello dei dati che dimostrano il contrario, mentre gli altri sostengono che il ministro dell'Interno dovrebbe dimettersi perché le forze di sicurezza fanno con un certo successo il loro mestiere.

    Spesso la propaganda politica lucra sulla distanza tra la realtà misurata da dati controllabili e quella “percepita”. Questo gioco delle tra carte interessa vari settori, perché ovviamente l'osservatorio del singolo è influenzato da fatti occasionali che non corrispondono necessariamente a tendenze generali. Se in questa rigida primavera mi prendo un raffreddore ne deduco che la questione del riscaldamento globale è un colossale imbroglio, salvo cambiare radicalmente parere quando comincerò a sudare. Il ruolo della politica dovrebbe essere quello di ricondurre le sensazioni immediate alla consapevolezza razionale dei dati reali e generali. La propaganda, che della politica è parte ineliminabile, invece spinge nella direzione opposta. Così oggi leggere i manifesti dell'opposizione che in pieno boom economico intimava di andarsene al “governo della fame e della miseria”, fa sorridere. E i commenti sguaiati sulla tragedia napoletana anche.