L'arte del compromesso dell'ultima camicia bianca
Iglesias è indignato, d'accordo, ma si è fatto una bella casa con mutuo e piscina alle porte di Madrid, ha generato due gemellini e ha fatto il mammo, lasciando alla sua compagna la guida di Podemos per alcun tempo, e Sánchez ha avuto nei suoi confronti una virtù performativa e trasformativa, ha accompagnato il rientro parziale nell'ovile del pragmatismo di un movimento che sembrava un'esplosione di intolleranza urlata facendone un suo potenziale alleato. Ha praticato senza barare l'arte del compromesso, ha detto come le camicie rosse garibaldine i suoi “obbedisco” all'unità nazionale monarchica che fu l'uscita di sicurezza dal franchismo e cerca quella terza via, per esempio tra accoglienza dell'Aquarius e difesa delle frontiere dal rischio dell'immigrazione incontrollata, che è il sale di una buona politica. E naturalmente nello sforzo di costruire un blocco sociale e politico di riferimento per un potere che non va a caccia di farfalle ideologiche o di fantasmi dell'arretratezza storica. Le camicie bianche non squillano, ospitano una luce che sembra neutra e fredda, ma se le alternative sono i riporti arancioni, le ruspe con il loro linguaggio coatto e altre bellurie del declinismo apocalittico, bè, viva le camicie bianche.
Giuliano Ferrara


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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