
IL GOVERNO DELLE 271 BUFALE Tutti i conti che non tornano
Gli sbarchi dei migranti, i costi delle infrastrutture, la legge di bilancio, il debito e le pensioni. Le post verità del “governo del popolo” in tv, su Facebook e Twitter
E' quasi una bufala al giorno: il Foglio ha contato che il governo gialloverde ha all'attivo almeno 271 dichiarazioni false, imprecise o fuorvianti in poco più di 300 giorni di vita. E' il risultato di una verifica portata avanti per diverse settimane sulle migliaia di dichiarazioni rilasciate da membri di spicco del governo e della maggioranza gialloverde. Ispirati dal database del Washington Post sull'amministrazione di Donald Trump, abbiamo passato in rassegna le dichiarazioni di 29 esponenti del governo – presidente del Consiglio, ministri e alcuni viceministri e sottosegretari – e della maggioranza parlamentare di Movimento 5 stelle e Lega. La scelta è ricaduta sui membri che, per incarico effettivo e per esposizione mediatica, ricoprono un ruolo importante nella definizione dell'immagine della maggioranza.
Il Foglio ha verificato le loro dichiarazioni giorno per giorno, a partire dal giuramento dell'esecutivo (1° giugno 2018) fino al mese di marzo. Sono stati scandagliati i loro profili social (Facebook e Twitter), le rassegne stampa e alcune interviste televisive e radiofoniche, senza l'obiettivo di essere esaustivi. I fact-checking smentiscono affermazioni su tutti i temi all'ordine del giorno. In particolare svetta l'immigrazione, sulla quale sono state trovate 53 dichiarazioni scorrette, soprattutto sugli sbarchi dei migranti dalle navi delle Ong. Al secondo posto, con 26 affermazioni, le infrastrutture, vale a dire Tav Torino-Lione e Tap. C'è poi l'economia, in particolare dall'autunno in poi, che ha visto gli esponenti della maggioranza sbagliare 19 volte sulla legge di bilancio, 17 sul debito pubblico e altrettante sullo spread.
La ricerca ha individuato 133 bufale, errori o dichiarazioni fuorvianti da parte di esponenti del Movimento 5 stelle, 127 da parte della Lega e 11 di membri del governo indipendenti. In cima alla classifica Matteo Salvini con più di 50 errori, seguito dal collega vicepremier Luigi Di Maio che totalizza 29 fact-checking. Al terzo posto Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera. Più staccati gli altri, a partire da Alessandro Di Battista e Laura Castelli. In fondo alla lista, tre membri più quieti del governo: Giancarlo Giorgetti, Giovanni Tria e Marco Bussetti, con una sola dichiarazione verificata a testa. Ovviamente questi risultati sono condizionati anche dalla metodologia di ricerca e dallo spazio mediatico dedicato a ogni esponente politico.
Le bufale più ripetute sono sui temi maggiormente discussi nel dibattito pubblico. Frequente è quella sulla sostituzione dei neopensionati da parte di giovani lavoratori che entrerebbero nel mercato del lavoro grazie ai prepensionamenti di quota 100. Nessuno studio scientifico, né analisi empiriche, ha mai dimostrato l'efficacia di una simile sostituzione. Una seconda bufala ben radicata è quella sulla crescita del debito pubblico: sono numerosi gli esponenti gialloverdi che hanno accusato i precedenti governi di averlo fatto accrescere di circa 200 miliardi. Tuttavia non ha senso osservare il valore nominale del debito: infatti, nello stesso periodo il rapporto debito/pil è leggermente diminuito. Non mancano ovviamente numerose bugie sul Franco cfa, in particolare da parte di Alessandro Di Battista, e sui poveri italiani. Infatti Matteo Salvini sostiene spesso che ci siano 5 milioni di poveri assoluti “italiani”: ma in realtà circa un terzo di essi sono immigrati stranieri regolari, proprio quelli esclusi in parte dal reddito di cittadinanza.
Per raccogliere e verificare le dichiarazioni sono stati utilizzati anche alcuni siti italiani indipendenti di fact-checking, tra cui Pagella Politica e Lavoce.info. Le verifiche contengono tutte le fonti necessarie ai lettori per controllarne a loro volta la correttezza, e i relativi link quando possibile. Come lo stile del fact-checking richiede, se successivamente a segnalazioni le dichiarazioni si riveleranno invece veritiere, le verifiche saranno corrette in modo evidente.
Il cosiddetto “governo del popolo” è stato in più occasioni accusato – anche da questo giornale – di essere poco trasparente e di mentire agli elettori. Ora ne abbiamo le prove, accessibili a tutti. Questa raccolta stima per difetto le bugie e le imprecisioni che il governo gialloverde ha raccontato al popolo italiano che voleva rappresentare. Prima di prenderlo in giro, per 271 volte.
2 giugno 2018
Matteo Salvini: “Siamo il paese che spende di più per migrante in Europa” (SkyTg24).
Secondo il documento dell'European migration network individuato da Agi-Pagella Politica, spendono di più dell'Italia per l'accoglienza di ogni migrante il Belgio (51,14 euro, incluso il costo del personale), la Finlandia (49 euro per gli adulti nei centri di accoglienza, di più per i minori), l'Olanda (23mila euro all'anno, cioè 63 euro al giorno), la Svezia (40 euro circa per i migranti nei centri di accoglienza) e la Slovacchia (circa 40 euro al giorno). Non siamo dunque il paese che spende di più in Europa.
2 giugno 2018
Alessandro Di Battista: “Dov'erano quando l'ex presidente Boldrini, tra un ‘bella ciao' e un altro, applicava la ghigliottina in Parlamento azzittendo l'opposizione e favorendo un regalo miliardario di denaro pubblico alle banche private?” (Facebook).
Di Battista si riferisce al decreto Imu-Bankitalia (n. 133 del 30 novembre 2013), convertito in legge a gennaio 2014. Non si trattò però di un versamento di risorse pubbliche, ma della rivalutazione contabile delle quote del capitale nominale della Banca d'Italia detenute da alcune banche private (da 156 mila euro a 7,5 miliardi), tramite la trasformazione di parte delle riserve in capitale. Ciò non significa che gli enti (banche, assicurazioni e casse previdenziali private) che detengono il capitale di Banca d'Italia abbiano ricevuto un trasferimento di liquidità o attività dallo stato. L'operazione, infatti, è stata puramente contabile. Banche e assicurazioni hanno goduto di due benefici: un'accresciuta stabilità di bilancio e maggiori dividendi per i detentori, pagati da Banca d'Italia. A sua volta, però, lo stato ha tassato le plusvalenze per un importo pari a circa 1,5 miliardi nel 2013 e quasi 2 miliardi nel 2018, incassando risorse una tantum utilizzate per l'abolizione della seconda rata dell'Imu quell'anno e per la copertura del bonus degli 80 euro (fonte Il Foglio).
Ripetizioni: il 9 ottobre 2018.
4 giugno 2018
Manlio Di Stefano: “Una squadra di governo senza indagati e condannati, non succedeva dal 1994” (Twitter).
Negli ultimi quattro esecutivi – Monti, Letta, Renzi, Gentiloni – nessun ministro era indagato o condannato all'inizio del mandato (fonte La Repubblica). Tuttavia alcuni sottosegretari scelti dai vari governi precedenti erano effettivamente indagati. Eppure il confronto non può prenderli in considerazione: al 4 giugno 2018 i sottosegretari e viceministri del governo Conte non erano ancora stati nominati.
5 giugno 2018
Riccardo Fraccaro: “L'economia si può muovere velocemente e meglio con la democrazia diretta, lo dimostrano le statistiche: nei paesi dove i cittadini sono coinvolti attivamente l'apparato pubblico è più efficiente e i servizi pubblici costano il 20 per cento in meno, il pil pro capite è maggiore in media del 5 per cento, vi è minor evasione fiscale e una minor corruzione percepita” (Il Sole 24 Ore).
Il ministro Fraccaro nell'intervista non cita le fonti. Come suggerisce Pagella Politica, è ragionevole pensare che usi le stesse della proposta di legge costituzionale depositata nel 2015 dal M5s, in cui viene citato come riferimento bibliografico il libro del 2009 “Guida alla democrazia diretta - In Svizzera e oltre frontiera”. In questo lavoro sono citati numerosi studi, di oltre vent'anni fa, che considerano soprattutto la Svizzera, un caso di sistema politico unico al mondo. La letteratura sugli effetti della democrazia diretta sull'economia e il benessere di una nazione è molto vasta e contiene studi che invitano alla cautela, vista la complessità del tema. In conclusione, la questione presenta problemi rilevanti di definizione e i benefici economici della democrazia diretta sembrano meno netti di quanto presentato dal ministro
Ripetizioni: il 4 luglio 2018.
12 giugno 2018
Matteo Salvini: “La Francia ospita come richiedenti asilo meno della metà dei richiedenti asilo che ospita l'Italia” (Otto e mezzo - La7).
Matteo Salvini riporta correttamente il dato dei richiedenti asilo in Francia e in Italia sul 2017, come ha scritto Lavoce.info: secondo l'Unhcr i richiedenti asilo in Francia erano poco più di 63 mila, mentre in Italia quasi 187 mila, più del doppio. Tuttavia, e questo Salvini non lo dice, questa differenza sarebbe dovuta in gran parte alla diversa lunghezza delle procedure di evasione delle domande di asilo, che sono quindi difficilmente confrontabili. Si pensi che in Francia il tempo massimo di evasione di una domanda d'asilo è di 11 mesi (ridotto a 6 con la nuova legge sull'immigrazione proposta dal ministro Gérard Collomb e approvata dall'Assemblea nazionale). In Italia, invece, per raggiungere il primo grado dei ricorsi sono necessari 2 anni, in media (fonte Unhcr).
Vito Crimi: “[...] Sulla gestione emergenziale dei migranti. E' bene ricordare, infatti, che dei soldi destinati alla gestione dell'emergenza migratoria solo una infinitesima parte va ai migranti richiedenti asilo. Il resto della torta viene spartito da un mercato tutto italiano, gestito da cooperative e non solo, che specula su questa emergenza” (Facebook).
Non si comprende a cosa Crimi si riferisca. I soldi per l'accoglienza vengono spesi per fornire servizi di accoglienza e integrazione ai richiedenti asilo. E' vero che in alcuni casi inchieste giudiziarie hanno portato alla luce casi di appropriazione di quei fondi da parte di alcune cooperative, ma si tratta di casi sporadici e illegali. Secondo un report del 2015 del ministero dell'Interno, della spesa giornaliera negli ex Sprar il 37,9 per cento era destinato al pagamento del personale e il 23,8 per cento a spese generali per l'assistenza (vitto, alloggio, abbigliamento e pocket money).
13 giugno 2018
Matteo Salvini: “Per ogni richiedente asilo, noi paghiamo 35 euro al giorno attraverso varie voci” (Corriere della Sera).
In realtà secondo un report della Corte dei Conti del 2015 il costo unitario medio a richiedente asilo per il sistema di accoglienza italiano, al giorno, era pari a 29,5 euro. I 35 euro erano infatti il massimale d'asta, non il dato reale.
17 giugno 2018
Matteo Salvini: “Il Ceta, tanto per cominciare, legittima l'Italian sounding, la contraffazione dei prodotti italiani. Apre il mercato ai parmesan e alle mozzarille” (Corriere della Sera).
Il Ceta, non ancora ratificato ma comunque in parte in vigore, tutela 41 indicazioni geografiche italiane, tra cui il Parmigiano Reggiano e la mozzarella di Bufala. Non sembra esserci dunque un peggioramento della tutela del made in Italy nel mercato canadese.
19 giugno 2018
Luigi Di Maio: “Io dico solo una cosa: se queste cooperative, queste associazioni, queste società iniziassero a rendicontare i soldi che arrivano [per l'accoglienza], probabilmente avremmo bisogno di meno soldi. Ora, io non voglio lanciare accuse generiche, però il vero tema è che la legge è fatta in modo da gestire situazioni emergenziali; quindi, gran parte di questi fondi […] chi ha avuto ha avuto” (Porta a porta - Rai).
Per il sistema Sprar è previsto fin dal 2002 un sistema di rendicontazione obbligatoria volta a impedire un utilizzo improprio dei fondi pubblici. Come si legge nel manuale unico di rendicontazione degli Sprar, la documentazione richiesta ogni anno è massiccia. Anche per i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) è previsto un sistema di rendicontazione puntuale, grazie ai recenti interventi legislativi terminati con il decreto interministeriale del 18 ottobre 2017. L'affermazione di Di Maio non corrisponde quindi al vero (fonte Lavoce.info).
Claudio Borghi: “Ci avete lasciato un'Italia ultima al mondo [per la crescita]” (Camera dei Deputati).
Secondo i dati della World Bank del 2017 tra i soli paesi ad alto reddito l'Italia si trova nelle ultime posizioni, ma non ultima, con una crescita dell'1,5 per cento di pil. Dietro all'Italia si trovano per esempio la Grecia e la Svizzera, assieme a un'altra ventina di paesi.
20 giugno 2018
Matteo Salvini: “Siamo il secondo paese per contributi in Europa […] sicuramente l'Italia paga 6 miliardi in più di quello che le ritorna indietro [dall'Ue], quindi anche questo andrà ridiscusso in Europa” (Porta a porta - Rai).


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