Sì: il governo accetta il bullismo diplomatico dell'ambasciata cinese
Al direttore - Tornare alla lira, all'art.18, ma non alla scala mobile.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Per alcuni decenni, la Cina attirò l'interesse dell'Europa, positivo o negativo che fosse, per il comunismo, il pensiero di Mao, la rivoluzione culturale. In una seconda fase l'attenzione si spostò pian piano su Deng e il dopo Mao, le riforme, il progressivo affermarsi di uno strano “comunismo di mercato”, miscuglio di autoritarismo, nazionalismo, confucianesimo e altro. Affiancato però fortunatamente da un altro tema, che occupò scrittori, associazioni e istituzioni, anche politici (e di alto livello) per qualche decennio: il tema dei diritti umani e civili, della democrazia, dei dissidenti e della loro repressione. Oggi ci troviamo in una terza fase, che l'avvento della dinastia Xi ha fortemente accentuato, le cui parole chiave sono ricchezza, investimenti, successi economici, via della seta, espansione anche militare, imperialismo (anche se pochi, stranamente, osano adoperare questo termine), tecnologie avanzate e così via. Del tutto dimenticati sono invece diritti e dissenso; rarissimo che si ricordi che il regime cinese non ci ha ancora detto la verità sulla Primavera dell'89, che ha lasciato morire in carcere un grande premio Nobel, che sta “rieducando” circa un milione di Uiguri dello Xinjiang. Se non ci avesse pensato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui dobbiamo molta gratitudine, Xi Jinping non sarebbe stato disturbato su questi temi, nel suo trionfate “passaggio in Italia”, neanche per un momento. Si spera che l'episodio che ha riguardato la brava giornalista del Foglio abbia indotto molti a guardare anche il rovescio della medaglia.
Gianni Sofri
La Farnesina ci ha fatto sapere di aver correttamente convocato per spiegazioni ieri l'uomo dell'ambasciata cinese che ha aggredito verbalmente la nostra Giulia Pompili venerdì scorso al Quirinale, intimandoci di non scrivere più male della Cina. La Farnesina ha scelto di ascoltare le spiegazioni dell'uomo dell'ambasciata, che ha sostenuto sia stato frainteso nel tono, e non ha ritenuto di intervenire per condannare quanto accaduto – come se sia possibile avere un tono equivocabile quando un funzionario dell'ambasciata ti intima di non scrivere più articoli critici sulla Cina. Il fatto che a quattro giorni di distanza dall'aggressione verbale al Quirinale nessun esponente della maggioranza e del governo si sia sentito in dovere di condannare l'episodio di bullismo diplomatico e di ristabilire i giusti paletti con il nuovo alleato ci porta a credere che il nostro paese abbia scelto di infilare la sua testa nella bocca del Dragone più di quanto si potesse credere.
Al direttore - Nel loro pezzo della settimana scorsa, Roberto Defez, Deborah Piovan e altri informavano che qualcosa finalmente si muove nel campo della ricerca relativamente alle nuove tecnologie di coltura. Tra le altre cose hanno anche ricordato la nostra merenda Crispr del 5 marzo scorso davanti al Parlamento europeo. Il 2 aprile saremo ascoltati a Bruxelles dalle autorità locali sul nostro spuntino di riso editato gustato assieme a un centinaio di giovani biotecnologi di mezza Europa. Vi faremo sapere com'è andata. Nell'attesa di poter raccontare nel dettaglio l'interrogatorio, abbiamo però un paio di richieste per il ministro Centinaio: la prima è insistere, lo facemmo l'anno scorso col suo predecessore Martina senza troppo successo, affinché individui dei campi dove poter far sperimentare quanto si studia in diverse università italiane relativamente ai nuovi prodotti frutto dell'editing del genoma; la seconda è chiedere “se” e “come” l'Italia intende adeguare la propria normativa alla sentenza della Corte europea di giustizia che a luglio dell'anno scorso, senza consultare la comunità scientifica, ha stabilito che Crispr sia da ritenersi una tecnica ogm andando a normare un'invenzione del 2012 con una direttiva del 2001. Defez e gli altri concludono ricordando che “se tutto diventa ogm, nulla è più ogm”. Concordiamo. Visto che ormai tutti si proclamano postideologici, possibile che l'agricoltura nostrana debba rimanere ostaggio di approcci, a volte letteralmente oscurantisti, che dopo tutti questi anni di mancanza di evidenze scientifiche relative alla pericolosità per la salute umana, animale e l'ambiente, non vogliono bilanciare il principio di precauzione con quello di innovazione? Non si tratta di un complotto neoliberista che vuole preparare la via per l'invasione delle multinazionali del cibo, bensì di consentire a una nuova agricoltura sostenibile di potersi affermare tanto da noi quanto, visti i costi contenuti delle tecnologie, anche nei paesi in via di sviluppo. Non dovevamo aiutarli a casa loro?
Marco Cappato, Marco Perduca
Al direttore - Il danno più grave che la corruzione arreca all'economia è costituito dall'interferenza che questi comportamenti illeciti hanno sul buon funzionamento di un'economia concorrenziale. Non penso solo all'assenza di una sana competizione, ma alla profonda differenza tra il valore di un'opera o di un servizio realizzato secondo regole di favoritismo e non secondo regole di efficienza. Papa Francesco ci ricorda che chi “ha perso la dignità nella pratica delle tangenti, porta con sé non il denaro che ha guadagnato, ma soltanto la mancanza di dignità”. Serve un rigurgito di moralità e la necessaria presenza in economia di norme etiche. Educhiamo i nostri figli a essere onesti. “Un animo onesto, non si adegua mai a chi sbaglia”.
Andrea Zirilli


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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