Se punti il bersaglio non lo centri Il segreto del tiro con l'arco

    I l tiro con l'arco nasce nella notte dei tempi per esigenze di caccia e di guerra. Di sopravvivenza, insomma. Per noi occidentali il primo riferimento al tiro con l'arco come disciplina di confronto tra esseri umani è nell'Iliade, quando Achille, in occasione delle cerimonie funebri in memoria di Patroclo, organizza dei giochi sportivi che prevedono gare di pugilato, lotta, corse a piedi e con carri trainati da cavalli, lancio del disco e del giavellotto e, appunto, tiro con l'arco.

    Quella prima gara di cui abbiamo notizia la vince Merione perché, a differenza di Teucro, si è ricordato di ingraziarsi il dio giusto.

    Nell'Odissea, poi, l'arco è così importante da meritarsi un ampio spazio. Nel libro XXI sarà l'oggetto che svelerà la vera identità di Ulisse e diventerà il suo terribile strumento di vendetta. La prova di abilità, il cui premio in palio è Penelope, la regina di Itaca che da dieci anni sta aspettando il ritorno del consorte, consiste nello scoccare una freccia attraverso gli anelli di dodici scuri, usando quell'arco che Penelope stessa fa portare insieme a una faretra piena di frecce dolorose. Nessuno dei Proci riuscirà a farci qualcosa di decente, molti neppure riusciranno ad aprirlo. Quando toccherà a Ulisse (che è il padrone di quell'arco sotto mentite spoglie) non si accontenterà di vincere, ma dopo aver superato la prova farà scorrere fiumi di sangue, massacrando i Proci, per riprendersi il suo trono, la sua sposa, la sua Itaca.